Fisco Oggi ha reso nota una recente pronuncia della Corte di Cassazione. Con la sentenza n. 2743 del 4 febbraio 2025, la Suprema Corte ha chiarito diversi aspetti relativi ai vizi delle cartelle esattoriali. In generale, è possibile contestare una cartella di pagamento in presenza di errori, come quelli relativi all'identità del contribuente, al calcolo degli importi, alla mancanza di motivazione e così via. Inoltre, è importante sottolineare che è possibile impugnare anche eventuali vizi contenuti negli atti precedenti, come un avviso di accertamento errato. Tuttavia, la normativa prevede che una cartella esattoriale possa essere impugnata solo in presenza di errori specifici, ossia vizi propri. Vediamo nel dettaglio quali sono questi vizi propri e come è possibile ottenere l’annullamento della cartella esattoriale attraverso un ricorso fondato su tali irregolarità.
Come accennato in precedenza, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è possibile sollevare vizi relativi a un avviso di accertamento definitivo, ossia nei casi in cui l'atto non sia stato impugnato nei termini previsti dalla legge.
I termini di legge sono un elemento cruciale per contestare un avviso di accertamento: una volta scaduti, il contribuente non ha più la possibilità di mettere in discussione la cartella esattoriale, fatta eccezione per gli errori formali o procedurali contenuti nella stessa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano dell'Agenzia delle Entrate, un caso ha coinvolto una società a responsabilità limitata (Srl) e i suoi soci.
L'Amministrazione finanziaria aveva emesso un avviso di accertamento nei confronti della società, contestando un reddito dichiarato maggiore rispetto a quello effettivo.
Successivamente, l'Agenzia ha contestato la distribuzione degli utili, emettendo un secondo atto nei confronti dei soci.
Uno dei soci, tuttavia, non ha impugnato l’avviso di accertamento nei termini previsti dalla legge.
Quando ha ricevuto la notifica della cartella esattoriale, ha deciso di presentare ricorso dinanzi al giudice tributario.
La Commissione Tributaria, però, ha rigettato il ricorso, ritenendo che il debito fiscale fosse ormai definitivo.
Secondo la Commissione, la contestazione avrebbe potuto riguardare esclusivamente gli errori presenti nella cartella esattoriale e non quelli contenuti nell'avviso di accertamento, poiché quest'ultimo non era stato impugnato nei termini previsti.
Naturalmente, il contribuente ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.
Tuttavia, anche in questo caso, è stato confermato il principio secondo cui, una volta scaduti i termini di legge previsti per l’impugnazione dell'avviso di accertamento, non è più possibile contestarlo.
Pertanto, la cartella esattoriale è valida a tutti gli effetti di legge.
A ogni modo, è importante ricordare che la cartella esattoriale può essere impugnata in presenza di errori specifici, come ad esempio:
Quando interviene la prescrizione delle cartelle esattoriali, queste diventano crediti non più esigibili, ossia non sono più soggette a pagamento. In generale, i principali termini di prescrizione sono i seguenti:
Alcuni debiti potrebbero cadere in prescrizione nel 2025, salvo che non intervengano atti che interrompano i termini di prescrizione.
Ad esempio, al 1° gennaio 2025, diversi debiti potrebbero essere ormai prescritti, come: