Il mese sacro del Ramadan, come molti sanno, è un periodo di grande significato per i fedeli musulmani, ma c'è anche chi, praticandolo, disputa match nazionali e internazionali di calcio a livello professionistico, e questo rappresenta una sfida per gli atleti che lo osservano annualmente. Il Ramadan è iniziato ufficialmente il 1° marzo e si concluderà tra il 29 e il 30 dello stesso mese: si tratta di un periodo che impone un digiuno rigoroso dall’alba al tramonto, con astensione totale da cibo e bevande.
Ed ecco il tema su cui focalizzarci: il rituale di purificazione spirituale più famoso al mondo può influenzare, ovviamente, le prestazioni fisiche dei calciatori, che devono mantenere il massimo rendimento in campo a prescindere dalla loro religione. Diversi giocatori del campionato italiano stanno affrontando questa prova con il supporto dei loro club, consapevoli delle implicazioni che il digiuno comporta sul piano atletico.
Nella stagione in corso sono diversi i calciatori che stanno rispettando il digiuno sacro, affrontando con determinazione le sfide che comporta la combinazione tra fede e professionismo sportivo. Tra i nomi di spicco, Amir Rrahmani del Napoli è uno dei più blasonati, con il club partenopeo che ha voluto dedicargli un messaggio di sostegno tramite i propri canali ufficiali, soprattutto in un momento così delicato, in cui il Napoli è chiamato a dare l'ultimo sprint per lo scudetto, e il giocatore kosovaro è una pedina fondamentale per il raggiungimento dell'obiettivo.
Accanto a lui, ci sono anche altri giocatori di grande rilevanza: Hakan Çalhanoğlu dell’Inter, Malick Thiaw del Milan, Youssef Maleh e Ylber Ramadani dell’Empoli e del Lecce, Eldor Shomurodov della Roma e Boulaye Dia della Lazio. Anche Mehdi Taremi, attaccante dell’Inter, sta seguendo il Ramadan, con Inzaghi che dovrà gestire al meglio la sua condizione fisica in vista degli impegni di campionato e coppe europee.
Inutile dire che il digiuno del Ramadan può avere effetti molto importanti sulle prestazioni fisiche degli atleti, soprattutto in sport ad alta intensità come il calcio e in categorie così dispendiose come la Serie A. La limitazione calorica e la disidratazione prolungata possono influire sulla resistenza, la velocità e il recupero muscolare.
Gli atleti, privati dell’apporto costante di liquidi e sostanze nutritive (che non vengono introdotte nell'organismo per più di 12 ore), devono adattare il proprio corpo a nuovi ritmi metabolici, il che può causare un importante calo di energie, sia durante i match ufficiali che durante gli allenamenti. Bisogna ammettere, però, che con il passare dei decenni i calciatori musulmani hanno affinato strategie abbastanza efficaci per affrontare questa situazione.
Un’alimentazione mirata, ad esempio, nelle ore serali e notturne, programmi di allenamento personalizzati e un recupero ottimizzato grazie all’assistenza di staff medici esperti. Sono studi accreditati a dimostrare che, con un approccio adeguato, gli effetti negativi possono essere mitigati, permettendo agli atleti di mantenere un livello competitivo elevato.
Le società di Serie A si sono organizzate per offrire il massimo supporto ai giocatori che praticano il Ramadan, mettendo a disposizione team di nutrizionisti e staff tecnici preparati a gestire le esigenze alimentari e atletiche. Il Napoli, ad esempio, ha già avuto in passato giocatori musulmani ed è ormai esperto nella gestione (anche a livello psicologico) dei suoi giocatori.
Anche altri club, come Inter e Milan, monitorano attentamente i loro giocatori musulmani, fornendo piani alimentari ottimali per evitare cali di prestazione. La preparazione scientifica e l’esperienza maturata negli anni dimostrano che, con una gestione attenta, i calciatori possono continuare a competere ai massimi livelli senza compromettere la propria fede e il proprio rendimento sportivo.