Il 29 maggio 1985 è una data difficile da dimenticare per ogni tifoso, al di là della fede calcistica. La strage dell'Heysel rappresenta ancora oggi una delle pagine più buie del calcio moderno, impressa nelle memoria di milioni di persone. Il crollo di una delle tribune dello stadio, avvenuto pochi istanti prima dell'inizio della finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool, causò la morte di 39 persone. Un incubo che venne raccontato in diretta da Bruno Pizzul, storico telecronista scomparso oggi all'età di 86 anni.
Le immagini dei tifosi che tentavano di scavalcare le tribune e raggiungere il campo lasciarono senza fiato milioni di italiani. Pizzul venne chiamato a gestire una situazione surreale, in cui si rincorrevano continui aggiornamenti sul numero preciso delle vittime. Dall'altra parte, però, c'era l'esigenza di giocare la finale e dar vita a uno spettacolo dettato da logiche economiche. Nel mezzo c'era proprio Pizzul, abile a spiegare ogni minimo dettaglio con la sua proverbiale classe.
Le immagini provenienti dal Belgio facevano intuire una situazione surreale. In un primo momento, però, nessuno si accorse della gravità dell'incidente, nemmeno lo stesso Pizzul. Il telecronista fu bravo a mantenere la calma e attendere le notizie ufficiali sul bollettino dei morti. Momenti concitati in cui Pizzul non potè trattenere un giudizio sull'inutilità di scendere in campo e giocare una finale di fronte a un bagno di sangue.
Pizzul mantenne effettivamente la promessa e commentò Juventus-Liverpool con un tono pacato, non certo proprio del suo stile. Anche al momento del vantaggio firmato da Platini il giornalista non si lasciò andare a nessun tipo di emozione, proprio per il dolore che accompagnava quegli istanti.
A distanza di anni Pizzul confessò che la partita dell'Heysel fu la più difficile della sua carriera. Le notizie erano contrastanti e le sue parole avrebbero potuto avere un peso specifico non indifferente in un senso o nell'altro.
Bruno Pizzul iniziò la sua carriera da giornalista nel 1969, subito dopo essersi laureato in giurisprudenza. Il classe 1938 vinse il concorso in Rai e cominciò a farsi notare per le sue incredibili doti linguistiche. L'anno dopo l'ingresso in tv Pizzul commentò la sua prima partita, dando vita alla leggenda.
La Rai lo scelse come voce narrante dei match della nazionale italiana, che accompagnò per ben 16 anni. In mezzo le tante gioie e le amare delusioni per i Mondiali '90 e '94, commentati con la stessa passione del primo giorno.