Ad ogni telecronista appartiene una generazione, e senza dubbio Bruno Pizzul ne ha prese tante durante la sua ricchissima carriera. Per 16 anni ha raccontato le sfide della Nazionale italiana, con la sua ultima telecronaca il 21 agosto 2002, nell’amichevole Italia-Slovenia a Trieste, persa 1-0 dagli Azzurri. Ha seguito l'Italia in cinque Mondiali, quattro Europei e in tutte le qualificazioni, ad eccezione della finale per il 3º posto di Italia '90, poiché impegnato a commentare un'altra finale, quella all'Olimpico tra Germania Ovest e Argentina.
Ma tra tutte le bellissime telecronache si ricordano proprio quelle delle "notti magiche", in cui già la colonna sonora di Gianna Nannini creava un clima incredibile tra gli italiani e faceva sognare milioni e milioni di tifosi, grazie anche alle imprese di un altro "giovanotto" del calcio, che nessuno conosceva, e che già da subito avrebbe fatto battere i cuori di tutti.
"Notti magiche, inseguendo un gol" recitava il ritornello della colonna sonora di Italia '90: quel gol lo inseguiva benissimo Totò Schillaci, il piccolo siciliano di Palermo dagli occhi spiritati, che ben presto era entrato nelle case di tutti gli italiani. Ci aveva pensato proprio Bruno Pizzul a raccontare le sue imprese, che presto divennero sempre più incisive nel cammino dei Mondiali.
L'Italia iniziò il suo cammino nel Mondiale 1990 con una vittoria sofferta contro l'Austria, e fu proprio un gol di Totò Schillaci a sbloccare il risultato. “Grande opportunismo di Schillaci” gridava Pizzul nell'ultimo incontro della fase a gironi contro la Cecoslovacchia: ben presto la voce di Italia ’90 si era innamorata del pupillo di Palermo.
Il vero cuore del torneo italiano si rivelò poi negli ottavi e nei quarti. Schillaci, l'eroe inatteso, si dimostrò ancora una volta determinante contro l'Uruguay, dove con il suo gol contribuì al passaggio ai quarti, e contro l'Irlanda, dove il suo guizzo decise la partita. La difesa, ben organizzata attorno a figure come Franco Baresi e Walter Zenga, era rocciosa e inattaccabile, un vero muro che manteneva intatto il sogno della vittoria.
"Ancora Totò, ancora Schillaci" gridava ai microfoni il mitico Pizzul al 18° minuto di una semifinale accesissima tra la nostra Italia e l'Argentina di Maradona, ironia della sorte giocata proprio al vecchio "San Paolo", che ora prende il nome del campione argentino, dopo la sua morte.
Una semifinale in cui l'Italia è stata letteralmente beffata dal gol di testa nel finale di Caniggia, e che poi ha infranto definitivamente il suo sogno ai rigori, perdendo 3-5 contro l'albiceleste. A distanza di 35 anni, i due più grandi protagonisti di quel Mondiale, Pizzul e Schillaci, sono entrambi scomparsi. Il mitico attaccante ci ha lasciati qualche mese fa a soli 59 anni, dopo aver lottato per molto tempo contro un tumore.
La sua indimenticabile voce nasale, i toni composti e un linguaggio sobrio, senza pari. Con Bruno Pizzul se ne va per sempre una parte di adolescenza di tanti, che ha fatto sognare ed emozionare, gioire e piangere. Una voce di famiglia, rassicurante, appassionata, mai sopra le righe, che testimonia un’eleganza del racconto ormai per i più superata, ma che ancora oggi darebbe dignità e senso a uno sport schiavo di sponsor e soldi.
La voce di Pizzul rimarrà il ricordo di un’epoca in cui la narrazione delle partite era anche poesia e la telecronaca un’arte delicata, fatta di pause, ritmo e parole misurate. E quei Mondiali giocati nella nostra terra, nonostante non abbiamo portato alla vittoria gli azzurri, rimarranno sempre magici per quel clima incredibile che si è respirato, dalla tv al campo da calcio.