05 Mar, 2025 - 10:12

Giulia Galiotto uccisa dal marito Manzini, ora libero. La madre denuncia: "Una storia di ingiustizia"

Giulia Galiotto uccisa dal marito Manzini, ora libero. La madre denuncia: "Una storia di ingiustizia"

Giulia Galiotto aveva 30 anni quando, nel febbraio 2009, fu uccisa a colpi di pietra dal marito Marco Manzini a San Michele dei Mucchietti, nel Modenese. "Era una ragazza tutto sommato molto semplice, piena di vita, amante della compagnia. Una ragazza che desiderava, soprattutto, portare avanti un suo progetto familiare".

Così l'ha ricordata sua madre, Giovanna Ferrari, durante la sua partecipazione al programma "Fatti di nera", condotto da Sharon Fanello e Gabriele Raho, in onda dal lunedì al venerdì su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre) e in streaming su Cusano Media Play. "L'uomo che aveva accanto ha approfittato della sua parte vulnerabile per manipolarla, poi l'ha uccisa".

La storia di Giulia Galiotto, uccisa dal marito nel 2009

Giulia e Marco si conoscono da giovanissimi in parrocchia e, dopo anni di relazione, nel 2005 si sposano. Lei, psicologa, viene assunta in banca, lui lavora, invece, come perito elettrotecnico.

Le cose sembrano andare bene. Al terzo anno di matrimonio, complici le frustrazioni per un figlio che non arriva, la coppia entra in crisi e, da parte del marito, iniziano le violenze psicologiche, le pressioni sempre più esplicite.

Le dice che non la ama, ma le fa dei regali. Giulia vorrebbe spiegazioni, ma lui sfugge il confronto, intraprendendo una relazione con un'altra donna. Nel febbraio 2009, l'ultimo atto: dopo averle dato appuntamento a casa dei suoi genitori, l'attira in garage e la uccide a colpi di pietra.

Successivamente, getta il suo corpo nel fiume Secchia per simulare un suicidio. Messo alle strette, una volta fermato, confessa il delitto, accedendo al rito abbreviato, che gli consente di ottenere uno sconto di un terzo della pena. 

Condannato a 19 anni e quattro mesi di reclusione, l'uomo è attualmente libero. Secondo i giudici, che non gli hanno riconosciuto aggravanti, agì "d'impeto", a causa di uno "scompenso emozionale". I periti lo hanno definito un "narcisista anaffettivo". 

La parole della madre della vittima

"Giulia ci parlò delle difficoltà che stavano vivendo solo pochi giorni prima dell'omicidio. Era arrivata a un livello tale di stress psicologico che non riusciva più a sostenerlo da sola. Aveva colto le cattiverie che il marito le stava infierendo con l'atteggiamento tipico del manipolatore che colpisce a tradimento", ha spiegato la madre rispondendo alle domande dei conduttori

"Si è comportato in maniera infima e subdola, approfittando della nostra fiducia nei suoi confronti. Nonostante cominciassimo ad essere insospettiti e contrariati, vedendo Giulia soffrire dal punto di vista emotivo, non avremmo mai potuto immaginare che sarebbe arrivato a compiere un gesto così crudele; neanche nostra figlia, che si stava muovendo per una separazione", ha proseguito.

"Giulia poteva sembrare fragile, ma era molto tenace, sapeva cadere e risollevarsi. È stato questo probabilmente a dare fastidio al Manzini, che contava sui suoi punti deboli e non ha saputo reggere alle sue reazioni". 

Oltre al danno anche la beffa: i problemi con il risarcimento

"Io e la mia famiglia stiamo pagando il dramma che abbiamo vissuto anche a livello economico", ha denunciato poi la signora Giovanna. Il motivo? Non hanno mai ricevuto il risarcimento per danni morali fissato a 1,2 milioni di euro perché Manzini "è attualmente nullatenente". Come se non bastasse, l'Agenzia delle Entrate ha chiesto loro il 5% dell'intera somma, a mo' di tassazione.

Oltre al danno anche la beffa, insomma. "Sarò maliziosa, ma la tempistica fa riflettere. Durante il periodo di messa alla prova, Manzini lavorava a tempo pieno e indeterminato, con uno stipendio più che dignitoso per un uomo con un precedente come il suo. Nel momento esatto in cui ha terminato la sua pena, si è licenziato. Sembra che voglia sfuggire ai radar, per non essere intercettato tramite le vie ufficiali", ha spiegato Ferrari.

L'Agenzia delle Entrate, dopo aver rivedicato la correttezza del proprio operato, ha aperto, dal canto suo, alla possibilità di un esonero dal pagamento per la famiglia, che però si dice amareggiata. "Tramite il nostro legale abbiamo fatto ricorso, vedremo come andrà. L'importante è aver sollevato il problema, che riguarda molte altre vittime di reato".

"Il risarcimento serve a sanare l'aggravio economico che ricade sulle famiglie per inseguire i percorsi penali e civili. È un fatto di giustizia, ma molto spesso bisogna rinunciare a quello che è un sacrosanto diritto, perché il sistema non funziona". La deputata del M5S Stefania Ascari ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere una revisione della normativa. Si attendono sviluppi. 

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Sara D'Aversa
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