Anche Roma ha i suoi personaggi, le sue maschere ma le icone trasteverine della generazione perduta di Rugantino e Meo Patacca rischiano di essere dimenticate dalle generazioni più recenti.
Meo Patacca e Rugantino, sono le figure del Carnevale romano, entrambi icone di satira trasteverina. Seppur vantano ancora la loro simpatia e ironia, nella città “caput mundi” restano solo un ricordo.
Meo Patacca prende il suo nome dalla moneta con cui venivano pagati i soldati, appunto la “patacca” (oggi in dialetto, la patacca, rappresenta qualcosa di falso).
Trasteverino, Meo Patacca è un attaccabrighe, spiritoso e impertinente ma dal cuore buono. Vuole sempre avere ragione quando racconta con spavalderia le sue spacconate.
È spesso raffigurato con un fiasco di vino, con un berretto rosso in testa, un fazzoletto al collo e un panciotto legato di lato. Indossa pantaloni stretti fino alle ginocchia e scarpe con la fibbia di acciaio.
La sua figura apparì nel 1695 in un’opera in versi, che prese proprio il suo nome, scritta in dialetto romanesco da Giuseppe Berneri. Fin dalla sua pubblicazione, il suo personaggio divenne icona della romanità, visse poi un periodo di buio a causa della censura papale, per poi tornare goliardico nell’800 ed essere portato in scena nei teatri romani.
Questa maschera incarna proprio il personaggio romano. Anche lui bullo trasteverino è all’apparenza arrogante e dispettoso ma dal cuore tenero. L'aspetto caratteristico di Rugantino è la "ruganza", parola romanesca che significa "arroganza".
Il suo successo lo deve al burattinaio romano, Ghetanaccio, che nei suoi spettacoli faceva rivivere proprio Rugantino, motivo per cui, ancora oggi resta un personaggio usato molto dai burattinai.
All’inizio era il capo gendarme che se la prendeva con gli innocenti per dimostrare la sua forza, dopo venne identificato come il più indisciplinato dei briganti. Per questo in base alla sua identità ha due modi di vestire: da scagnozzo, vestito di rosso, con il cappello a due punte oppure da popolano, lavoratore con pantaloni logori, fascia attorno alla vita, camicia e fazzoletto al collo.
Il suo personaggio ha ispirato tra i più famosi attori teatrali, da Nino Manfredi passando per Enrico Montesano e Gigi Proietti, che hanno portato in scena con la loro romanità un antieroe spaccone e gradasso ma estremamente simpatico.
Pochi sono quelli che si ricordano, soprattutto tra le generazioni Y o Z, di questi personaggi, che sono ormai scomparsi dalle feste e dagli spettacoli mondani.
Ma le radici restano: il romano è Rugantino, è Meo Patacca.
Non dimentichiamo che "Carnevale" significa festa, era periodo in cui ci si dimenticava della miseria per prendersi gioco di tutti proprio come facevano i nostri personaggi. Roma con la sua bellezza e le sue innumerevoli sfaccettature offre divertimento in ogni angolo della città, anche e soprattutto a Carnevale.
A cura di Sara Berardi.