Le principali città si tingono di blu e di giallo, i colori delle bandiere dell'Ucraina e dell'Unione Europea. È un momento particolarmente critico per il destino del conflitto che infuria nell'Est Europa ormai da tre anni e l'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti non è certo d'aiuto. Le comunità ucraine di tutta Italia hanno voluto far sentire la propria voce dopo i fatti del venerdì scorso alla Casa Bianca, dove l'incontro tra il tycoon e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è concluso nel peggiore dei modi.
Il capo di Stato ucraino ha lasciato lo Studio Ovale dopo un vero e proprio litigio con Trump e con il suo vice J.D. Vance e ora sembra che possa contare solo sull'aiuto di Bruxelles. Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il premier britannico Keir Starmer e il capo di Stato francese Emmanuel Macron cercano di ricucire lo strappo tra Washington e Kiev, diecimila persone sono scese in piazza oggi, 2 marzo 2025.
Una domenica di protesta a Roma, Torino, Milano, Bologna e altre città dove la comunità ucraina e i suoi sostenitori hanno protestato contro l'atteggiamento degli Usa e contro chiunque si opponga a rifornire armi all'esercito di Kiev. Non mancano le stoccate all'opposizione, che viene invitata ad allontanarsi dal leader pentastellato Giuseppe Conte, e contro chi, come il vicepremier Matteo Salvini, ha stima di Trump.
Calenda chiama, la rete per l'Ucraina in Italia risponde. Nel pomeriggio della prima domenica primaverile, in piazza SS. Apostoli si presentano tremila persone con addosso bandiere dell'Ucraina e dell'Unione Europea. Proprio Bruxelles sembra l'ultimo alleato sul quale Kiev può contare in un momento così buio.
Non mancano i più importanti esponenti politici che hanno sposato la causa ucraina: in prima fila c'è il leader di Azione, Carlo Calenda, poi il segretario di +Europa Riccardo Magi e infine lo storico esponente del centro moderato italiano Pierferdinando Casini.
La piazza scandisce "Slava Ukraini" più e più volte prima dell'intervento di Horodetskyy Oles, presidente dell'Associazione cristiana Ucraini in Italia, che ha condannato quanto avvenuto lo scorso venerdì alla Casa Bianca. Poi, il presidente dell'associazione che rappresenta la comunità ucraina ha elogiato il sostegno a Kiev della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dopo l'intervento, sono stati riprodotti l'inno ucraino "Šče ne vmerla Ukraïny" e quello europeo, "l'Inno alla Gioia" di Beethoven.
Maggiore timidezza invece nel cantare Bella Ciao, il canto dei partigiani italiani - utilizzato in molte manifestazioni per la pace - fa un po' di fatica a entrare nella piazza gialloblù.
Non mancano le contestazioni al centrosinistra. Alcuni esponenti della comunità hanno urlato: "Schlein, dove sei?" o addirittura "Basta Conte!". Il leader del Movimento Cinque Stelle si è sempre opposto, come tutto il suo partito, alla guerra in Ucraina e, più in particolare, all'invio di armi a Kiev. Una posizione che gli è costata lo stigma di "filoputiniano", come del resto anche il leader della Lega Matteo Salvini.
Anche il vicepremier è stato contestato. In strada, molti attivisti portavano con sé cartelli all'indirizzo del segretario del Carroccio che di recente ha rinnovato il suo appoggio a Donald Trump dopo la lite con Zelensky nello Studio Ovale.
Quello di oggi è un segnale inequivocabile al campo largo e al governo: non devono essere presi accordi con chi è contrario all'invio di armi a Kiev o con chi ha intrattenuto negli anni passati legami con Mosca o ha avuto simpatie per Putin.
Solo applausi per gli ex esponenti del Terzo Polo presenti in piazza. Il leader di Azione, Carlo Calenda, è intervenuto dal palco improvvisato di Piazza SS. Apostoli spiegando l'importanza di continuare a sostenere Kiev. Alla stampa, l'ex ministro dello Sviluppo economico ha raccontato:
Anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, ha ribadito la necessità di essere vicini a Kiev in un momento del genere. L'esponente del partito fondato da Emma Bonino sottolinea l'incoerenza di Meloni, che nonostante dica di poter preservare sia il rapporto con Trump che con Zelensky, non vede l'atteggiamento di alcuni esponenti della maggioranza. Chiaro il riferimento a Salvini:
La piazza di oggi lancia due importanti appuntamenti: la manifestazione del 15 marzo, lanciata dal giornalista Michele Serra sulle pagine di Repubblica, e la ricorrenza del 25 marzo, per ricordare i 68 anni dalla firma dei Trattati di Roma - fondamentali per la nascita dell'Unione Europea.
Torna in piazza il tema della difesa comune, un passo in avanti bistrattato per tanto tempo dai Paesi europei che ora si presenta come un'esigenza impellente per continuare a essere considerati una grande potenza nel panorama globale e, banalmente, per poter essere più solidi.