Ezio Mauro è uno dei giornalisti più noti e rispettati della sua generazione, con una carriera che ha segnato la storia del giornalismo italiano. La sua passione per l’informazione è iniziata presto, alla Gazzetta del Popolo di Torino, e lo ha portato a ricoprire posizioni di rilievo in alcune delle principali testate nazionali. Ha lavorato come inviato speciale e corrispondente da Mosca, ed è stato direttore di La Stampa e La Repubblica. Oggi continua la sua carriera come editorialista per il gruppo Gedi e si dedica anche alla scrittura di libri storici e documentari.
Ezio Mauro nasce il 24 ottobre 1948 a Dronero, un piccolo paese in provincia di Cuneo, da Edoardo e Olimpia, che gestivano un negozio di abbigliamento.
Mauro è sempre stato discreto riguardo alla sua vita privata. È noto che ha una compagna e tre figli, Matteo, Alberto e Margherita, oltre a quattro nipoti.
Mauro ha anche raccontato della sua educazione cattolica, che lo metteva in contrasto con l’anticlericalismo del padre e dello zio, e di come questi conflitti familiari abbiano trasformato la sua fede in una sorta di nostalgia per la casa. Mauro ha dichiarato di non sentirsi parte dell’organizzazione della Chiesa cattolica, definendosi un "laico", anche se ha sempre dichiarato che ci vuole coraggio per essere atei o agnostici.
Ezio Mauro entra nel mondo del giornalismo nel 1972, quando inizia a collaborare con la Gazzetta del Popolo di Torino. In quegli anni, l'Italia è sconvolta dagli anni di piombo e dal terrorismo, e Mauro si occupa intensamente degli eventi che segnano la politica del paese. Per il suo impegno giornalistico, finisce sotto la sorveglianza di Patrizio Peci, brigatista rosso che minaccia di organizzare un attentato contro di lui.
Nel 1981, entra a far parte de La Stampa come inviato speciale e responsabile della politica interna. Nel 1988, inizia la sua collaborazione con La Repubblica come corrispondente da Mosca, dove racconta la Perestrojka e le trasformazioni in atto nell’Unione Sovietica.
Nel 1990, Mauro torna a La Stampa, prima come condirettore e successivamente come direttore dal 1992. Nel 1996, sostituisce Eugenio Scalfari alla guida di La Repubblica, un passaggio che segna una nuova fase della sua carriera. Il suo mandato inizia con un errore giornalistico: l’annuncio prematuro della vittoria di Shimon Peres nelle elezioni israeliane, che poi si rivelerà infondato, poiché a vincere è Benjamin Netanyahu.
Dal 2009, Mauro adotta una linea editoriale critica nei confronti di Silvio Berlusconi, soprattutto riguardo alle politiche del governo, culminando con la pubblicazione delle dieci domande critiche a Berlusconi scritte da Giuseppe D’Avanzo. Nel gennaio 2016, lascia la direzione di La Repubblica, ma continua a scrivere come editorialista. Nel 2018 riceve l'onorificenza di Cavaliere della Legione d’onore dalla Francia.
Nel corso della sua carriera, ha scritto numerosi libri che spaziano dalla politica all’attualità e alla storia, tra cui “La felicità della democrazia. Un dialogo”, “Aldo Moro. Cronache di un sequestro” e “La caduta. Cronache della fine del fascismo”. Ha inoltre realizzato documentari, come il film “Cronache di una Rivoluzione”, incentrato sulla rivoluzione russa del 1917.