01 Feb, 2025 - 17:30

I Duran Duran a Sanremo, ma c'è nostalgia degli anni 80 anche in politica

I Duran Duran a Sanremo, ma c'è nostalgia degli anni 80 anche in politica

Se il Festival di Sanremo è lo specchio fedele del Paese, si può dire che in Italia viviamo in piena era nostalgica per gli anni Ottanta. E il fenomeno sembra comprendere anche il mondo della politica. 

Carlo Conti ha appena annunciato che tra qualche giorno rivedremo sul palco dell'Ariston i Duran Duran, esattamente 40 anni dopo la loro prima volta nella città dei fiori. Ma, assieme alle canzoni di una volta, vuoi mettere quelli che ci governavano in quegli anni con questi di oggi?

Filippo Ceccarelli, il giornalista che racconta come eravamo per far capire come siamo, non a caso, nel libro che diede alle stampe nel 2018, quello che racconta la storia della Repubblica per aneddoti - "Invano" -, ha tenuto a indicare come sottotitolo: "Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua".

E insomma: ci tocca sorbire "questi qua". Nostalgia canaglia. Che, a ben ricordare, guarda caso, era il titolo della canzone che Al Bano e Romina Power - all'epoca ancora marito e moglie - portarono a Sanremo nel 1987.  

I Duran Duran a Sanremo, ma la nostalgia c'è anche in politica

L'Italia a Sanremo, Sanremo un concentrato d'Italia che più fedele non si può. Quando Simon Le Bon e il resto della band entrò in scena all'Ariston, a febbraio del 1985, presidente della Repubblica era (avrebbe completato il settennato a giugno) Sandro Pertini; presidente del Consiglio Bettino Craxi; a governare l'Italia la formula del pentapartito, uno schieramento di cinque partiti: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Repubblicano, Partito Social-democratico e Partito Liberale.

Come si vede, innanzitutto, i partiti avevano ancora nomi da partiti. Nel senso, nomi che richiamavano direttamente le ideologie e le dottrine cui si riferivano. Niente "Fratelli d'Italia", per intenderci: che è il nostro inno nazionale. Niente "Movimento 5 Stelle", che richiama la valutazione di un albergo. E niente Italia Viva. Che vivere, all'epoca, significava prendere la vita a morsi.

Tant'è che al governo schieravamo questa formazione: Craxi a Chigi con vice Forlani ("coniglio mannaro" per i non-amici); Oscar Mammì (l'autore della legge che diede il via libera alle tv di Berlusconi) ai rapporti col parlamento; Andreotti alla Farnesina; Scalfaro (il futuro Presidente della Repubblica) al Viminale; Martinazzoli (l'avvocato di Brescia che sarà l'ultimo segretario della Dc) quando era ancora di là dal definirsi "non superbo, ma superfluo", a via Arenula; Goria al Tesoro; Spadolini alla Difesa; Falcucci alla Pubblica istruzione; Signorile ai Trasporti (ah, chissà se i treni arrivavano tutti puntuali!); Gava alle Poste e telecomunicazioni (ah, la disoccupazione pari a zero di chi aveva un Santo in Paradiso!); De Michelis al Lavoro e alla previdenza sociale (ah, le nottate in discoteca e le baby pensioni!). 

Naturalmente, gran cerimoniere dell'Ariston era Pippo Baudo. Affiancato, nel 1985, da Patty Brard. Fu lei, infatti, ad intervistare Simon Le Bon che, tra l'altro, si presentò sul palco dell'Ariston con un piede ingessato

A vincere quell'edizione del Festival furono i Ricchi e Poveri. Già, ma eravamo più ricchi o più poveri quarant'anni fa?

Le scelte nostalgiche di cinema e tv

In ogni caso, oggi, nel mondo dello spettacolo è tutto un revival degli anni Ottanta. Il ritorno dei Duran Duran a Sanremo sembra solo l'apice di questa moda. In un articolo apparso su La Stampa, giustamente, Adriana Marmiroli prima ha fatto riferimento al film "Mixed by Erry" dedicato ai fratelli Frattasio, re delle compilation pirata in cassetta. Poi alla serie Netflix "Supersex", la biografia di Rocco Siffredi. Poi alla serie Sky "Hanno ucciso l'Uomo Ragno"...

La scelta nostalgica della politica (sulla legge elettorale)

Ma, tornando alla politica: gli Ottanta sono stati gli anni "dell'edonismo reaganiano", per dirla con Roberto D'Agostino sotto braccio con Renzo Arbore a "Quelli della notte".

E, dite la verità: chi, over quaranta, non ha mai visto questa foto di Gianni De Michelis sui social e, ogni volta che "questi qua" la combinano grossa, non ha avuto la tentazione di mettere mi piace?

Insomma: il governo Craxi è stato quello di Sigonella, il governo Meloni è quello dei viaggi andata e ritorno dei migranti per e dall'Albania. Però, giudicare e mettere a confronto epoche così diverse spesso è ingeneroso e sbagliato. Perché il tempo non può cancellare anche dati di fatto meno nobili: come il sistema illecito di finanziamento dei partiti che verrà scoperchiato solo nel 1992, la crescita abnorme del debito pubblico, i governi balneari, il clientelismo, l'inflazione che proprio nel 1980, con la lira, segnò il massimo storico del 21,2%. Ecco: uno, poi, è portato a dimenticarsi i guai.

Tuttavia, la nostalgia per gli anni Ottanta, gli anni della Milano da bere, serpeggia anche in politica. E lo dimostra il fatto che ora la maggioranza sta pensando di tornare a una legge elettorale proporzionale. E, sul versante Pd, Franceschini, uno che negli Ottanta già frequentava da tempo le sezioni di partito, sta proponendo al centrosinistra di andare alle elezioni separati per unirsi solo nei collegi uninominali. Insomma: la tentazione è di rompere la tradizione della Seconda Repubblica del bipolarismo e magari di non indicare nemmeno il nome del candidato premier: meglio farlo emergere in Parlamento, come si faceva in quegli anni. Con le maggioranze variabili, gli appoggi esterni, i pentapartiti, e le formule più astruse. Meglio riportare le lancette degli orologi a quei tempi.

Del resto, "Wild boys, wild boys!", ripeteva come un ossesso il paninaro di "Drive In".

Voleva essere un ragazzo selvaggio perché, come sempre, anche negli Ottanta, non era tutt'oro ciò che luccicava. 

AUTORE
foto autore
Giovanni Santaniello
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE