Di Grandi Vecchi, intesi come Grandi Manovratori, manine, manone, establishment, caste, grandi poteri, poteri occulti, è piena la storia della nostra Repubblica. Sennonché, ad evocarli, sono sempre coloro i quali il potere lo detengono davvero, alla luce del sole. Di solito, o quando, nonostante quel potere, non riescono nei loro intenti o quando, nell'esercitarlo, non vogliono essere disturbati.
Sta capitando più o meno questo con lo scontro a distanza tra la premier Giorgia Meloni e Romano Prodi, 86 anni, papà dell'Ulivo, l'unico uomo che sia riuscito a sconfiggere alle urne (per ben due volte) Silvio Berlusconi, per stringare la sua biografia che, altrimenti, dovrebbe risalire ai tempi dell'Iri, alle sedute spiritiche per cercare di salvare il povero Moro e alla Democrazia Cristiana.
Quando, era metà dicembre scorso, in occasione della festa di Atreju, Giorgia Meloni iniziò a polemizzare contro Romano Prodi, lo fece proprio evocando i Grandi Vecchi dell'establishment, termine con il quale, in politica, si evoca tutti e nessuno, tutto e niente. Ma tant'è:
esclamò dal palco la presidente del Consiglio mentre era sommersa dagli applausi dei suoi.
Rispondeva all'attacco del Professore secondo il quale "l'establishment adora Meloni perché Meloni obbedisce". Lei rimandò al mittente quest'accusa rivelando che quando sentiva Prodi parlare male di lei apriva una bottiglia del suo vino migliore per brindare alla salute: si sentiva dalla parte giusta della storia, come ricorda il video di Italia News
In ogni caso, oggi, 1 febbraio 2025, dopo che Meloni è tornata a tirare in ballo Prodi sostenendo che ci sia lui dietro a Luigi Li Gotti, l'avvocato che l'ha denunciata per il caso Almasri, è stata la volta del leader dell'ultimo centrosinistra vittorioso alle urne a tornare a martellare.
Romano Prodi è tornato a parlare di Giorgia Meloni in un'intervista che ha concesso a Repubblica in occasione dei trent'anni dell'Ulivo: il 2 febbraio del 1995, il Professore lanciò l'idea di federare i partiti del centrosinistra sulle pagine della Gazzetta di Reggio.
E oggi, a proposito di Grandi Vecchi e complotti, ha risposto a questa domanda: la premier è convinta del complotto di cui parla, che vede lei alla guida di una serie di personalità desiderose di abbattere il governo con la complicità della magistratura e dell'avvocato Luigi Li Gotti?
Ora: può anche essere che ultimamente Prodi e Li Gotti non si siano incontrati. Ma l'avvocato che ha denunciato Giorgia Meloni è stato sottosegretario alla Giustizia del secondo governo del Professore: quello del 2006. Tuttavia:
Ora, la prima regola di un grande vecchio è quella di negare di essere un grande vecchio. Fare proprio come Prodi oggi, che si è fatto ritrarre nella foto a corredo dell'intervista a Repubblica mentre prepara il caffè, "in una cucina che sa d'antico", con "un maglione di lana che tiene praticamente sempre addosso, quale che sia la stagione", ha scritto l'intervistatrice Annalisa Cuzzocrea.
Insomma: chi può credere che possa essere lui il Grande Manovratore? L'uomo ancora dai grandi poteri? Tant'è che alla domanda c'è lei dietro i centristi che si muovono per far nascere qualcosa di nuovo dentro o accanto al Pd? Prodi ha avuto gioco facile a rispondere:
Tanto è vero che il Professore è tornato a farlo sulla gestione dei migranti, il nervo scoperto del Governo Meloni:
e sui giornali di destra, è scattato subito il "come volevasi dimostrare". Sul Tempo, ad esempio, il direttore Cerno ha firmato un editoriale intitolato "Avanti, miei Prodi clandestini". E sui social, la proposta è stata presa così
Migranti, #Prodi dà la linea a #Schlein: "No all'#Albania, portiamoli tutti in #Calabria"#1febbraio #iltempoquotidiano #migranti https://t.co/Oq9aib6O5S pic.twitter.com/Pq2PKt0WMP
— IL TEMPO (@tempoweb) February 1, 2025
perché un Grande Vecchio, per essere tale, prima di tutto deve essere riconosciuto come il Grande Vecchio. E, a ben vedere, lo dimostra anche un'altra risposta che ha dato il Professore oggi a Repubblica. Perché Meloni la attacca?