31 Jan, 2025 - 16:00

La guerra di Salvini agli alleati: dal Dl Cultura all'OMS, qual è la strategia del capo leghista?

La guerra di Salvini agli alleati: dal Dl Cultura all'OMS, qual è la strategia del capo leghista?

Periodo gramo per la Lega. Tutte le sue iniziative legislative, più annunciate sui social che poi concretamente portate avanti, hanno più o meno creato dissapori e disaccordo con gli altri due alleati di governo, Fratelli d'Italia e Forza Italia. L'uscita italiana dall'OMS è stata considerata dai forzisti come esagerata, mentre l'emendamento al Dl Cultura ha portato il ministro Giuli a uno stop tanto imperioso quanto clamoroso.

Le iniziative promosse dai deputati e senatori leghisti spesso sono rilanciate dal leader Matteo Salvini, che in vista del Congresso di questo marzo vuol far vedere al suo elettorato che la Lega è attiva e riconoscibile all'interno dell'esecutivo.

Qual è però la strategia dietro le proposte di Salvini? Questi continui piccoli scontri con forzisti e meloniani porteranno alla caduta del governo?

Scontro FdI-Lega sulle soprintendenze

L'ultimo casus belli è arrivato ieri 30 gennaio 2025: Gianangelo Bof, deputato leghista, si è fatto promotore di un emendamento al Dl Cultura che - recependo la volontà della Lega di semplificare e sburocratizzare il settore delle costruzioni - limiterebbe di molto l'azione delle Soprintendenze sui vincoli che può imporre ad opere di ristrutturazione o riqualificazione.

Sarebbero i Comuni a dover valutare caso per caso, con il ministero della Cultura che avrebbe le competenze per le opere di rilevante interesse storico e i grandi monumenti. Il problema è che, facendo così, Bof e i colleghi leghisti hanno scavalcato il titolare del ministero, il meloniano Alessandro Giuli, e tutti gli altri componenti della commissione Cultura.

Il fatto che il tentativo di Bof fosse comunque in linea con le proposte leghiste è visibile anche grazie al fatto che sui profili social della Lega e di Matteo Salvini siano apparsi post che parlavano di una richiesta da parte di tanti amministratori locali che chiedevano regole più semplici per costruire e ristrutturare immobili.

Dopo l'intervento di Giuli, che ha dato parere negativo all'emendamento al Dl Cultura, le reazioni leghiste sono improntate all'amarezza. Il capogruppo Rossano Sasso ha indicato ciò che potrebbe accadere in un prossimo futuro: se la Lega ritira oggi ciò che ha proposto, un domani potrebbe presentare una legge sulla materia, imponendo in qualche modo la propria visione ai due alleati di governo.

virgolette
Noi da un lato lo ritiriamo, ma dall’altro andiamo avanti. Cambia lo strumento, ma non cambia il contenuto perché contestualmente depositiamo due disegni di legge, alla Camera e al Senato simultaneamente, e l’oggetto è sempre lo stesso, solo che ci sarà una riflessione più collegiale con tutte le forze di centrodestra.

Opposizioni critiche: "Uno scempio per il Paese"

L'ennesimo scontro fra i partiti di maggioranza è stato colto prontamente dalle forze dell'opposizione. Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5Stelle e Partito Democratico si sono dette d'accordo su due aspetti della vicenda: da un lato i possibili profili incostituzionali dell'emendamento, che rischierebbe di favorire lavori non adatti al contesto paesaggistico italiano; dall'altro i tentativi principalmente leghisti di "fare la voce grossa" anche contro gli interessi dei suoi stessi alleati.

Gli esponenti M5S in commissione cultura alla Camera e al Senato chiedono che Giuli mostri quell'autonomia istituzionale adatta al contesto: sia lui che Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura, non hanno digerito l'ennesima invasione di campo da parte di Salvini, che a tutto pensa fuorché al suo ministero delle Infrastrutture.

virgolette
Ieri senza esitazioni abbiamo preso le parti di Alessandro Giuli, dopo che è stato annunciato il parere negativo da parte del MiC. Oggi ci aspettiamo che il ministro dimostri autonomia e fermezza, tenendo la schiena dritta di fronte a questa manovra pericolosa, impedendo al suo partito di piegarsi ai diktat della Lega, e agendo con senso di responsabilità per fermare questo scempio. 

In una nota i deputati del PD della commissione Cultura della Camera puntano il dito sulla costante idea del centrodestra che gli organi di controllo presenti a vari livelli risultano indigesti: si cercherebbe quindi di dare il via a politiche a favore di lottizzazioni e di costruzioni che non risponderebbero alle reali necessità della popolazione italiana.

Anche la FAI, tramite il suo presidente Marco Magnifico, ha espresso concetti simili a quanto affermato dai dem:

virgolette
Scopo esclusivo del FAI è educare la cittadinanza a questi valori, ed evidentemente dobbiamo cominciare da alcuni suoi rappresentanti politici, perché è incredibile e inaccettabile che si propongano emendamenti come questi, che ignorano principi costituzionali e promuovono nella società civile pensieri e atteggiamenti pericolosi.

La commissione Cultura alla Camera riprenderà i lavori domani 1° febbraio, con un clima che risente anche di altri episodi del passato.

Tutte le altre volte di Salvini contro gli alleati

Il disegno di legge proposto dai leghisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai aveva come oggetto l'uscita dell'Italia dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sulla falsariga da quanto annunciato non molto tempo fa dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un'altra proposta politicamente divisiva è lo scudo penale per gli agenti di pubblica sicurezza, con il tentativo della Lega di "scippare" il tema da Fratelli d'Italia e spingere il suo Ddl Sicurezza.

Il fortissimo calo di consensi che la Lega ha sperimentato dalle Europee del 2019 a oggi, così come le difficoltà ad imporre un proprio candidato alle prossime Regionali in Veneto, sono alcuni dei motivi che hanno spinto Salvini a premere sull'acceleratore e a segnalare il suo malessere pubblicamente. 

Non ci sono, è vero, dichiarazioni in tal senso e un'uscita come quella che i leghisti consumarono durante il governo giallo-verde probabilmente non ci sarà; è innegabile però che tanti deputati, senatori e simpatizzanti leghisti non riescano più a capire la strategia politica di Salvini.

A marzo dovrebbe celebrarsi il Congresso della Lega, con il leader leghista che ha aspettato molto prima di decidersi di chiamare a raccolta tutti gli iscritti a partito. La Liga Veneta in alcuni mesi ha raccolto diversi scontenti e promette di farsi sentire se Lombardia e Veneto saranno perse a favore di candidati di FdI.

L'emendamento al Dl Cultura rischia poi di rovinare i rapporti con la premier Giorgia Meloni, perché sia Mollicone che Giuli sono esponenti di punta di Fratelli d'Italia e hanno un rapporto stretto con il presidente del Consiglio.

La Lega dà ormai l'impressione di essere un partito avvitatosi su sé stesso e che non riesce più a rispondere a ciò che sembrano chiedere i suoi iscritti o politici: l'attenzione al Nord-Est e all'autonomia differenziata.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Tensioni interne alla coalizione di governo: la Lega sta affrontando difficoltà nel portare avanti le sue proposte legislative, che spesso creano dissapori con gli alleati di governo, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Il recente scontro riguardo un emendamento al Dl Cultura, che avrebbe limitato il potere delle Soprintendenze, ha esacerbato le divisioni, con il ministro Giuli che ha bocciato la proposta.

  • Strategia di Salvini e il Congresso della Lega: Matteo Salvini sta cercando di mantenere alta la visibilità della Lega, spingendo iniziative che rispondono a richieste locali di semplificazione burocratica. Tuttavia, le sue azioni stanno generando frizioni non solo con gli alleati, ma anche all'interno del partito, in vista del Congresso previsto a marzo, dove Salvini dovrà affrontare un clima di crescente discontento.

  • Critiche delle opposizioni e preoccupazioni per l'unità del governo: le forze di opposizione, come il PD e il Movimento 5 Stelle, hanno criticato l'approccio della Lega, ritenendo che le sue proposte possano minacciare la protezione del patrimonio culturale e paesaggistico italiano. Inoltre, le tensioni con Fratelli d'Italia potrebbero mettere a rischio la stabilità del governo, con Meloni che potrebbe risentirne, visto il legame stretto con i suoi ministri coinvolti nelle controversie.

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Pasquale Narciso
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