Elisa Pomarelli aveva solo 28 anni quando, nell’agosto 2019, fu uccisa dall’amico Massimo Sebastiani a Piacenza. Sembra che, essendo dichiaratamente omosessuale, avesse respinto l’uomo, che si era invaghito di lei. Il suo caso sconvolse l’opinione pubblica italiana, ispirando – qualche tempo dopo – il docufilm Uccisa due volte – Il caso Pomarelli di Alessandro Galluzzi. Per raccontarlo, dobbiamo tornare indietro nel tempo.
Siamo nell’agosto del 2019. Elisa Pomarelli ha 28 anni e vive con i genitori, Maurizio e Maria Cristina, e le due sorelle Debora e Francesca, nel quartiere di Borgotrebbia, a Piacenza. Chi la conosce la descrive come una “ragazza premurosa e gioiosa”, “sempre sorridente”, un vero punto di riferimento.
Lavora come impiegata nell’agenzia assicurativa del padre e, quando può, fa lunghe passeggiate in natura: ama la campagna. Proprio come l’amico Massimo Sebastiani, operaio di 48 anni con mansioni contadine nell’azienda agricola di famiglia, con cui la giovane trascorre molto tempo. Insieme coltivano la terra, raccogliendo i frutti del loro lavoro.
Elisa si fida di lui ciecamente. Poi, però, qualcosa cambia. Il 25 agosto 2019, i due hanno appuntamento per pranzare a Ciriano, una piccola frazione di Carpineto Piacentino, dove Massimo risiede. Dopo aver mangiato, si dirigono verso casa sua. Improvvisamente, poco dopo, di loro si perdono le tracce.
La sera stessa, non vedendo Elisa rientrare, i genitori, preoccupati che possa esserle accaduto qualcosa, si mettono in contatto con i carabinieri. Il giorno seguente scatta la denuncia di scomparsa. Iniziano le ricerche e le indagini e i sospetti si concentrano proprio su Sebastiani.
Non solo l’uomo era stato l’ultimo a vederla, ma, secondo le sorelle della 28enne, ultimamente si era fatto anche insistente nei suoi confronti. Sembra che si fosse invaghito della giovane, che però lo aveva rifiutato, spiegandogli di essere omosessuale: le piacevano le donne.
La svolta arriva, alla fine, grazie all’analisi dei filmati di alcune telecamere di videosorveglianza installate nei pressi della sua abitazione, che li riprendono mentre, il 25 agosto, entrano insieme in un pollaio di Sebastiani. Elisa ne sarebbe uscita cadavere.
Secondo la ricostruzione ufficiale, Massimo strangolò Elisa al culmine di una lite. Successivamente, avvolse il suo corpo in una coperta, lo caricò nel bagagliaio della sua auto e lo abbandonò in un dirupo a Costa di Sariano.
Una volta tornato a Carpineto, cercò di depistare le indagini, inviando alla giovane dei messaggi in cui le chiedeva di farsi sentire, di fargli avere sue notizie. Cenò in una trattoria; poi, capendo di essere ormai alle strette, decise di nascondersi.
Fu arrestato 13 giorni dopo in un casolare abbandonato. Davanti agli inquirenti, dichiarò: “Le ho messo le mani al collo”. Stando alla sua versione, avrebbe ucciso l’amica, di cui si era innamorato, dopo aver scoperto che lei “lo usava”. “
Mi aveva solo preso in giro e adesso che aveva trovato un modo di guadagnare dei soldi non le servivo più”, affermò. I giudici, però, non gli credettero.
Nel 2022, l'uomo ha rinunciato al ricorso in Cassazione, rendendo definitiva la condanna a 20 anni di reclusione emessa nei suoi confronti nei due gradi di giudizio precedenti. C’è chi ritiene che abbia colpito Elisa “due volte, come donna e come lesbica” e che, per questo, non avrebbe avuto diritto a sconti, meritando una pena più severa.