Resistere, resistere, resistere: la ministra del Turismo Daniela Santanchè non ha intenzione di presentare di propria sponte le dimissioni dal suo incarico istituzionale. All'interno di Fratelli d'Italia le vicende giudiziarie che riguardano la ministra in prima persona, la truffa all'Inps per i fondi Covid e i bilanci truccati della società Visibilia, sono guardate con sempre maggior disagio e fastidio.
Il Movimento 5Stelle è riuscito a far calendarizzare la sua mozione di sfiducia e qui entra in scena un delicato gioco di competenze e poteri fra il governo e lo stesso Parlamento: se Santanchè non ha nessuna intenzione di dimettersi volontariamente, fra i due chi ha il potere per "consigliarle" caldamente un passo indietro?
Dopo la vicenda Sangiuliano, la premier Giorgia Meloni rischia di perdere un altro elemento del suo governo per motivazioni esterne alla sua attività da ministro.
Da no totale all'ipotesi di dimissioni a "se me lo chiede Giorgia ci penserò perchè sono una donna di partito". Nel giro di due giorni Daniela Santanché ha visto avvicinarsi il possibile rinvio a giudizio per la vicenda dei fondi Covid utilizzati in maniera impropria e a danno dell'Inps, vicenda che va a braccetto con il crack della società Visibilia.
La ministra del Turismo ha sempre posto come limite ultimo prima della sua rinuncia al ministero il rinvio a giudizio vero e proprio, un atto giudiziario che metterebbe in imbarazzo lo stesso governo del quale fa parte e chi lo guida, Giorgia Meloni. La premier, nelle scorse settimane, non si è mai espressa pubblicamente a favore di Santanchè, rimettendo a lei ogni decisione sulle possibili dimissioni.
"L’Italia è una Nazione nella quale vige l’amichettismo, ci sono questi circoli di amichettisti dove c’è un indotto. È finito quel tempo, com’è finito il tempo in cui per arrivare da qualche parte serviva la tessera di partito, questo è il tempo del merito". Parole e musica della… pic.twitter.com/kAbUacOgX4
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) January 28, 2025
A questo punto cosa può succedere? La "facilità" per un ministro di dimettersi ruota spesso all'eventuale ricaduta politica che il suo gesto può arrecare all'esecutivo più in generale: una questione anche di sensibilità istituzionale nella quale entrano anche pressioni più o meno gentili poste in essere dalla maggioranza e dall'opposizione.
Le dimissioni diventano più urgenti e indifferibili quando è il Parlamento a entrare in gioco. Se questo presenta una mozione di sfiducia, ai sensi dell'articolo 126 della Costituzione, indica che è venuto a mancare il rapporto di fiducia con il governo nel suo insieme o con il singolo ministro.
Se la maggioranza assoluta dell'aula esprime un parere favorevole alla mozione di sfiducia personale, questa viene approvata e il destinatario deve dimettersi (come indicato da una sentenza della Cassazione nel 1996).
Nel sistema costituzionale italiano il presidente del Consiglio non può chiedere direttamente al singolo ministro di dimettersi (cioè revocare il suo mandato), ma lasciando libertà di votare nel caso di una mozione di sfiducia esercita un certo tipo di pressione che può portare allo stesso risultato.
Gli elementi sul tavolo sono quindi molti e potenzialmente decisivi per la sopravvivenza politica di Santanchè. L'indagine, coordinata dai pm milanesi Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi e che ieri 29 gennaio 2025 la Cassazione ha stabilito che resterà a Milano, riguarda quei 13 dipendenti delle società Visibilia messi in cassa integrazione a zero ore a loro insaputa, per i quali l'Inps aveva poi versato circa 126mila euro.
Visibilia, Santanchè. Resta a Milano il procedimento per truffa ai danni dell'Inps
— Report (@reportrai3) January 30, 2025
Federica Bottiglione aveva raccontato a #Report come nonostante il Covid e la cassa integrazione a zero ore, non si era fermata neanche per un giorno. pic.twitter.com/r40IgYr3Sn
A margine di un convegno a Palazzo Madama, il presidente del Senato Ignazio La Russa, ha reso ancora una volta chiaro il suo ruolo di "cerniera" fra il partito e la stessa Santanchè. L'arroccarsi di quest'ultima sulle proprie posizioni, ritenendo le accuse mosse dai pm milanesi non basate su elementi certi.
Per La Russa la decisione di ieri sarà sicuramente valutato dalla ministra del Turismo e potrebbe - fra le righe - contribuire a un suo passo indietro:
Questi elementi di valutazione faranno parte anche della strategia delle opposizioni per ottenere ciò che chiedono? Il M5S ha ottenuto una piccola vittoria vedendo calendarizzata per il 10 febbraio e poi messa ai voti il giorno seguente. Abusare di questo strumento, però, rischia di far vedere che l'azione politica da parte delle opposizioni è troppo debole per aver successo.
La risposta a questa domanda è affermativa: le opposizioni, ma persino la stessa maggioranza, può cercare di capire se 21 senatori e 40 deputati possano motivare e sottoscrivere una mozione di sfiducia individuale. A questo punto però si può capire che, politicamente parlando, non convenga a un governo esporsi in questo modo contro un suo componente, e allo stesso modo è difficile per le opposizioni organizzare il tutto in modo che abbia successo.
Santanchè se ne frega anche delle critiche nel suo partito! Può restare ancora a fare la ministra? La “non ricattabile” Meloni e il suo “amico” La Russa che ne pensano????? pic.twitter.com/f49BFbRUEf
— Elio Vito ????????????????????????????️???????? (@elio_vito) January 28, 2025
La Russa, rispondendo ai giornalisti allo stesso evento di Palazzo Madama, ricorda come in passato ogni tentativo di attaccare singolarmente un ministro sia finito con effetti opposti: un suo rafforzamento all'interno dell'esecutivo.
Storicamente parlando, soltanto nel 1995 si ebbe una mozione di sfiducia individuale con esiti positivi: quella contro l'allora ministro della Giustizia Filippo Mancuso. In un clima ancora dominato dalle indagini di Tangentopoli, i tentativi di Mancuso di mettere sotto ispezione il pool di Mani Pulite si risolse in un fiasco a livello di immagine, così come molto gravi furono considerate le allusioni del ministro contro il presidente della Repubblica Oscar Luigi Saclfaro per la vicenda dei fondi Sisde.
Il Senato presentò una mozione di sfiducia personale che ottenne 173 voti favorevoli, aumentati anche dopo la difesa di Mancuso in aula, il quale aveva adombrato pressioni di Scalfaro per mettere a tacere il coinvolgimento di quest'ultimo nello scandalo Sisde.
Ministra Santanchè resiste: nonostante le accuse di truffa legate ai fondi Covid e ai bilanci truccati di Visibilia, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, rifiuta di dimettersi. All'interno di Fratelli d'Italia, le sue vicende giudiziarie causano crescente disagio, ma Santanchè rimane determinata, dichiarando che lascerà solo se rinviata a giudizio.
Sfida politica e mozione di sfiducia: il Movimento 5 Stelle ha ottenuto la calendarizzazione di una mozione di sfiducia contro Santanchè, prevista per il 10 febbraio. Tuttavia, la questione è complessa: una mozione di sfiducia individuale potrebbe non danneggiare il governo e potrebbe anzi rafforzare la ministra, come successo in passato con altri.
Ruolo della Meloni e La Russa: la premier Giorgia Meloni non si è espressa pubblicamente sulla questione, lasciando che Santanchè decida autonomamente. Ignazio La Russa, presidente del Senato, funge da intermediario tra la ministra e il partito, suggerendo che la situazione potrebbe portare Santanchè a rivalutare la sua posizione.