Chiara Ferragni è stata ufficialmente rinviata a giudizio con l’accusa di truffa aggravata in relazione ai prodotti "Pink Christmas" e alle uova pasquali "Dolci Preziosi". La notizia è stata resa nota dalla sua difesa, che ha ribadito la totale estraneità dell’influencer a qualsiasi reato. Ferragni stessa ha commentato la vicenda, dichiarando: "Dovrò convivere ancora per un po’ con questa accusa che considero profondamente ingiusta".
L’accusa si concentra sulla campagna natalizia del 2022 legata al pandoro "Pink Christmas", promossa da Chiara Ferragni in collaborazione con Balocco. Il progetto prevedeva la vendita di un pandoro brandizzato con il marchio Ferragni, pubblicizzato come un’iniziativa benefica a sostegno della ricerca sull’osteosarcoma e il sarcoma di Ewing. I clienti, secondo il messaggio promozionale, avrebbero contribuito all’acquisto di un nuovo macchinario destinato alla ricerca medica. Tuttavia, le indagini hanno rivelato che la somma destinata alla beneficenza era stata già stanziata in precedenza e non dipendeva dagli incassi delle vendite.
L’Antitrust è stata la prima a rilevare questa discrepanza, evidenziando che le società dell’imprenditrice avevano guadagnato oltre un milione di euro dalla campagna, senza però destinare alla causa solidale la cifra nel modo in cui era stato comunicato. Il pandoro con lo zucchero a velo rosa veniva venduto a un prezzo di circa due volte e mezzo superiore rispetto a quello standard, ma la somma devoluta in beneficenza era stata già fissata in anticipo. Per questo motivo, l’Antitrust ha sanzionato Ferragni con una multa da un milione di euro per pubblicità ingannevole, aprendo la strada a ulteriori indagini.
A richiedere un approfondimento della vicenda è stato il Codacons, che ha sollecitato la Guardia di Finanza affinché valutasse la possibilità di una truffa aggravata ai danni dei consumatori. Gli investigatori hanno acquisito tutta la documentazione dell’Antitrust, e la Procura ha avviato un’inchiesta inizialmente senza ipotesi di reato né indagati, concentrandosi sull’ipotesi di frode. Perché la truffa sia configurabile come reato, serviva una querela da parte di un soggetto danneggiato oppure l’individuazione di aggravanti che permettessero alla Procura di procedere autonomamente.
Alla fine, si è verificata questa seconda ipotesi: i magistrati hanno aperto un fascicolo per truffa aggravata, anche in assenza di querele formali. Ma perché aggravata? Secondo la Cassazione, quando una truffa avviene tramite piattaforme online, si configura automaticamente l’aggravante della "minorata difesa", poiché i consumatori non hanno la possibilità di verificare direttamente il prodotto acquistato. Con l’apertura del fascicolo per truffa aggravata, è venuta meno l’ipotesi di reato di frode in commercio.
L’indagine ha preso una direzione decisiva dopo l’analisi delle email intercorse tra Chiara Ferragni e Balocco a partire dal 2021. Sulla base di queste comunicazioni, i magistrati hanno ritenuto di avere prove sufficienti per formalizzare l’accusa di truffa aggravata.
Attualmente, è difficile stabilire con certezza quali potrebbero essere le ripercussioni per l’influencer al termine del processo. Tuttavia, nel nostro ordinamento giuridico, il reato di truffa prevede una pena detentiva che va dai tre mesi ai tre anni, accompagnata da una multa compresa tra 51 e 1.032 euro.
Se, invece, venisse riconosciuta la truffa aggravata e la presenza di un sistema organizzato per la commissione del reato, la pena aumenterebbe: reclusione da uno a cinque anni e una multa che varia tra 309 e 1.549 euro.
E' molto improbabile tuttavia che, anche qualora fosse ritenuta colpevole al termine dei tre gradi di giudizio, l'imprenditrice possa essere condannata ad una pena detentiva in carcere.
La prima udienza è stata fissata per il 23 settembre 2025. Oltre a Chiara Ferragni, dovranno affrontare il processo anche Alessandra Balocco e Francesco Cannillo, rappresentante della Dolci Preziosi, sempre con l’accusa di truffa aggravata.
Recentemente, la Ferragni aveva raggiunto un accordo con il Codacons per risarcire i consumatori che si erano ritenuti danneggiati. I suoi legali, Marcello Banna e Giuseppe Iannacone, hanno diffuso una nota ufficiale in cui sottolineano che, a loro avviso, la questione non presenta alcun profilo penalmente rilevante, essendo già stata affrontata e risolta dall'AGCM. "Il confronto con la Procura non ha portato all’esito sperato, e i magistrati hanno deciso di affidare al Giudice del dibattimento la valutazione finale, nonostante sia chiara l’assenza di condotte illecite e la mancanza dei presupposti per procedere. Siamo certi che l’innocenza della nostra assistita sarà dimostrata in tribunale, e affronteremo il processo con serenità".
Chiara Ferragni ha dichiarato: "Non avrei mai pensato fosse necessario un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Tuttavia, sono determinata a combattere con ancora più forza per provare la mia assoluta innocenza".