Il nome di Kristen Stewart è legato in maniera indissolubile a quello di Bella Swan, protagonista della saga di "Twilight".
Del resto, quando si è la protagonista di una saga cinematografica capace di incassare oltre 3 miliardi di dollari in tutto il mondo, basata su un vero e proprio fenomeno letterario, è difficile che questo non accada.
Tuttavia l'attrice cerca da tempo di andare oltre il successo della saga fantasy, mettendosi alla prova con pellicole d'autore o sperimentali.
L'ultimo film che la vede protagonista, intitolato "Love me", appartiene a quest'ultima categoria. Stewart ha esaltato l'opera, girata in parte in live action e in parte in animazione, dipingendola come una sfida per il suo percorso professionale.
Tuttavia, nonostante le sue parole, "Love me" è andato incontro a giudizi decisamente severi da parte della critica...
Intervistata da Screenrant, l'attrice spiega come la storia di "Love me" e il modo in cui gli autori, i fratelli Andrew e Sam Zuchero, hanno deciso di rappresentarla, abbiano rappresentato una prova del tutto nuova per lei.
La storia ruota infatti intorno a una boa alla deriva e a un satellite nello Spazio, unici eredi di ciò che un tempo era il pianeta Terra. Uno scenario post-apocalittico nel quale le due intelligenze artificiali si conoscono e iniziano ad amarsi, attingendo ai dati conservati in un gigantesco hard disk, relativo alle tracce lasciate dagli umani su Internet e social media.
Stewart e la sua controparte sullo schermo Steven Yeun (famoso per il ruolo di Glenn nella serie "The Walking Dead") sono chiamati a interpretare i due protagonisti e le diverse identità che incarnano nella loro peculiare storia d'amore.
Una molteplicità di caratteri e personaggi che l'attrice ha vissuto come l'opportunità di dar vita a "qualsiasi cosa" e che l'hanno spinta a interrogarsi sulla sua stessa identità, uno dei temi centrali della pellicola.
Ambizioni importanti che, però, il film non sembra essere in grado di sorreggere, a giudicare dalla valutazione decisamente bassa ottenuta su Rotten Tomatoes.
La stampa che ha potuto vedere in anteprima il film degli Zuchero al Sundance Film Festival sembra infatti concorde nel giudicare "Love me" un tentativo di fantascienza filosofica che risulta piuttosto pretenzioso.
Peter Debruge su Variety parla di una "semplice storia in cui un ragazzo incontra una ragazza" raccontata con un "approccio inutilmente high-concept". Giudizio molto simile a quello di Benjamin Lee che nella sua recensione per il Guardian arriva a paragonarlo a un "episodio scartato di Black Mirror".
Controversa anche la scelta di limitare le capacità degli attori attraverso una rappresentazione in computer grafica che avrebbe fatto fatica a essere tollerata anche negli anni '90.
Decisione esplicitamente contestata da David Rooney dell'Hollywood reporter, che giudica imperdonabile confinare per più di metà film "due tra gli attori più magnetici del pianeta" in "avatar virtuali emotivamente bloccati".
Infine, Bilge Ebiri su Vulture chiude la questione definendo la pellicola "sdolcinata e superficiale".
L'ultima parola spetterà, come sempre, al pubblico che potrà vedere "Love me" nei cinema statunitensi a partire dal 31 gennaio 2025.
Del resto, Kristen Stewart è abituata ai giudizi decisamente avversi della critica, che di certo non mostrò particolare apprezzamento verso i film della saga di "Twilight".
Un passato ingombrante, senza dubbio, che l'attrice però preferisce lasciarsi alle spalle. Proprio come il suo collega e, all'epoca della serie, fidanzato Robert Pattinson, che recentemente si è preso gioco proprio di quegli hater ancora ossessionati dalla serie.
Entrambi stanno costruendo le loro carriere cercando di allontanarsi il più possibile dalle categorie cui sembravano destinati dopo i cinque film tratti dai romanzi di Stephenie Meyer.
Stewart, in particolare, lavorando con registi del calibro di Pablo Larrain, per il sofferto ritratto di Lady Diana in "Spencer" del 2021, o David Cronenberg in "Crimes of the Future" del 2022.
Un percorso d'autore nel tentativo costante di mettersi alla prova, un obiettivo che sembra una costante nel suo percorso professionale.