28 Jan, 2025 - 17:40

Caso Almasri, governo sotto accusa: Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano ricevono un avviso di garanzia

Caso Almasri, governo sotto accusa: Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano ricevono un avviso di garanzia

La notizia che scuote il martedì sera è arrivata grazie alla stessa premier Giorgia Meloni: con un video pubblicato sui suoi canali social, la presidente del Consiglio ha reso pubblico il fatto di aver ricevuto un avviso di garanzia insieme ai ministri Carlo Nordio, Alfredo Mantovano e Matteo Piantedosi.

L'accusa è di peculato e di favoreggiamento legati al caso del generale libico Almasri, la cui scarcerazione dopo un arresto lampo aveva provocato molto subbuglio nelle opposizioni al governo di centrodestra. Fra i primi a mostrare la propria solidarietà e a lanciare accuse contro la magistratura ci sono anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

Perché Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno ricevuto un avviso di garanzia?

Se tutti gli occhi erano puntati all'evento di domani pomeriggio alla Camera e al Senato, dove Matteo Piantedosi e Carlo Nordio avrebbero dovuto spiegare i motivi del rilascio di Najeem Osema Almasri Habis in qualità di ministro dell'Interno e della Giustizia, ora la domanda che ci si pone è: saranno presenti o preferiranno marcare visita?

Il motivo di un'eventuale loro assenza è presto detto: la premier Giorgia Meloni ha diffuso urbi et social la notizia di aver ricevuto un avviso di garanzia legato proprio al caso di Almasri. Insieme a lei hanno ricevuto la stessa contestazione non soltanto gli stessi Nordio e Piantedosi, ma anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Queste le parole della premier nel suo breve video:

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La notizia di oggi è questa: il Procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del cittadino libico Almasri.

La premier: "Non sono ricattabile, vado avanti a testa alta"

Una notizia del genere provoca sicuramente uno sconquasso imprevisto all'interno del governo, andando a colpire non soltanto l'azione di ministri certamente importanti ma anche il capo stesso dell'esecutivo.

Un'accusa del genere, da confermare ovviamente in un processo e secondo tutti i gradi di giudizio, non lascia indifferente Meloni. Questa è un'occasione in cui può sfoggiare toni, espressioni facciali e movenze che ne hanno caratterizzato la carriera politica quando il suo partito - Fratelli d'Italia - era all'opposizione: un senso urgente di rivalsa misto a vittimismo contro la sinistra.

La stessa Meloni tiene a precisare che andrà avanti "a testa alta" e riutilizza un'espressione che fin dal 2022 aveva adoperato prima e dopo diventare presidente del Consiglio: "non sono ricattabile". Il tutto è condito da un ritratto dell'avvocato Luigi Li Gotti, autore dell'esposto che poi la Procura di Roma ha girato al Tribunale dei ministri, in cui il suo curriculum viene sminuito:

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L'avviso di garanzia è stato inviato presumo a seguito di una denuncia presentata dall'avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi.

La solidarietà degli alleati a Meloni

Da destra e da sinistra sono arrivate le reazioni politiche a questa grave notizia, improntate da un lato a una protezione senza mezzi termini della premier e dei ministri e dall'altra dallo stupore per l'ennesima occasione in cui governo e magistratura hanno trovato un punto di scontro.

Nel primo caso rientrano Matteo Salvini e Antonio Tajani, entrambi vicepremier. Se il leghista parla di "vergogna, vergogna, vergogna" per un avviso di garanzia presentato dallo stesso procuratore che lo aveva accusato nel processo Open Arms a Palermo, il forzista parla senza mezzi termini di una "ripicca per la riforma della giustizia".

Naturalmente anche in FdI c'è solidarietà e difesa a favore di Meloni: il deputato Federico Mollicone riprende l'espressione "giustizia ad orologeria" per indicare che una parte della magistratura non vedeva l'ora di attaccare e colpire la premier.

Dalle opposizioni si segnalano Carlo Calenda e Matteo Renzi, che concordano su quanto la scelta politica di rimpatriare il generale libico sia diventata un boomerang per il governo. Renzi, definendosi "sinceramente garantista", non vuole esprimersi sulla validità dell'accusa mossa a un pezzo consistente dell'esecutivo, ma mette in guardia dal fatto che Meloni ha già preannunciato che giocherà la parte della vittima in questa complicata vicenda.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Avviso di garanzia per Meloni e ministri: Giorgia Meloni, insieme ai ministri Carlo Nordio, Alfredo Mantovano e Matteo Piantedosi, ha ricevuto un avviso di garanzia per peculato e favoreggiamento, in relazione alla scarcerazione del generale libico Almasri, scatenando reazioni politiche.

  • Solidarietà e difesa politica: i membri del governo, come Tajani e Salvini, hanno espresso solidarietà a Meloni, accusando la magistratura di un attacco politico. In parallelo, le opposizioni, come Carlo Calenda e Matteo Renzi, criticano la gestione del caso Almasri, ritenendola dannosa per il governo.

  • Reazioni e scontro con la magistratura: Meloni ha ribadito di non essere intimidita, sostenendo di non essere "ricattabile", mentre le polemiche sulla scarcerazione di Almasri continuano ad alimentare lo scontro tra esecutivo e magistratura.

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Pasquale Narciso
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