29 Jan, 2025 - 07:10

"Niente premierato? Allora una nuova legge elettorale!" Cominciano le schermaglie fra Meloni e alleati

"Niente premierato? Allora una nuova legge elettorale!" Cominciano le schermaglie fra Meloni e alleati

Anche se la fine della legislatura è settata per il 2027, nel centrodestra e nel governo si comincia a discutere di possibili modifiche alla legge elettorale. Anche se la cronaca politica chiama urgentemente, con l'avviso di garanzia alla premier Meloni e ai ministri Nordio, Mantovano e Piantedosi, alcune dichiarazioni di esponenti di maggioranza hanno aperto la questione.

Proporzionale puro o maggioritario? La questione si intreccia anche con la riforma costituzionale del premierato, tanto cara a Fratelli d'Italia: si è d'accordo a dare poteri più sostanziosi al presidente del Consiglio, ma il come sceglierlo è il pomo della discordia con gli alleati.

Si fa quindi strada un'idea clamorosa fra i meloniani: se non è possibile portare avanti la riforma del premierato, allora troviamo una legge elettorale che indichi fin dall'inizio i due candidati premier.

Ritorno al proporzionale? La proposta di FdI apre il dibattito

Maurizio Lupi di Noi Moderati e Alberto Balboni di Fratelli d'Italia hanno lanciato la proverbiale pietra nello stagno, mettendo tutte le mani possibili in avanti e rimandando a colloqui con gli altri alleati di governo un'eventuale decisione. Cambiare però la legge elettorale interessa a tutti, sia a destra che a sinistra, e vedere l'effetto che fanno le proprie parole può essere un esercizio interessante.

Uno dei primi è stato l'ex ministro e leader della formazione centrista. Lupi, in una nota stampa, punta sul fatto che le leggi elettorali regionali riescono a coniugare due aspetti che per l'attuale destra al governo sono una specie di ossessione: ottenere un mandato popolare chiaro e riuscire a resistere agli "inciuci" dei palazzi.

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Siamo favorevoli ad una legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza, con elezione diretta del premier e l’introduzione delle preferenze. Una legge elettorale sul modello delle regioni, che garantisca al tempo stesso la governabilità e la rappresentanza.

L'aspetto interessante della dichiarazione di Lupi è il ritorno al sistema delle preferenze anche a livello nazionale, cassato anche a seguito delle rimostranze dei vari partiti. La riduzione dei parlamentari e dei senatori ha oggi portato ad un controllo più stretto da parte dei leader di partito su chi viene alla fine eletto alle Camere.

Balboni, membro della Giunta delle Elezioni, ad Affaritaliani.it aggiunge una nota simile a quanto espresso da Lupi, avvertendo però che non ci può essere nessuna legge elettorale senza che la Corte Costituzionale vigili attentamente.

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Al massimo sarà una legge elettorale sul modello delle Regionali, quindi un proporzionale ma sempre con premio di maggioranza per la coalizione o il partito che vince le elezioni. Dobbiamo ancora discuterne bene all'interno della coalizione, ma certamente il premio di maggioranza scatterebbe sopra il 40% fino a un massimo del 55% dei seggi.

Come capitato in passato, i giudici costituzionali hanno contestato la costituzionalità di quelle leggi elettorali che assicuravano un numero di seggi eccessivo a chi otteneva una certa percentuale di voti. La possibilità che in campo ritorni una legge elettorale come il proporzionale ipotizzato dal dem Franceschini, viene rigettata sia da Balboni che da Lupi, perché non permetterebbe un'indicazione chiara dei potenziali presidente del Consiglio.

La posizione delle opposizioni sulla legge elettorale

Anche nel centrosinistra, o "campo largo" che dir si voglia, la questione della legge elettorale è guardata con interesse e magari con una certa preoccupazione. Lo slancio in avanti di Dario Franceschini, che non ritiene un'alleanza così stretta necessaria a chi contesta il governo di Meloni, non ha ricevuto commenti pubblici da parte del Partito Democratico.

Il peso che l'ex ministro della Cultura ha ancora fra i dem però resta e ci si potrebbe domandare a questo punto: se a destra Meloni è sicura della candidatura, a sinistra chi ci sarà a sfidarla? Una risposta potrebbe essere Elly Schlein, ma la sua idea di collegialità nelle decisioni (più con il Movimento 5Stelle che con +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra o Italia Viva) potrebbe riportare in vita lo strumento delle primarie.

Una grande stagione in cui gli elettori e gli aderenti ai singoli partiti scelgano uno fra Riccardo Magi, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni, la stessa Schlein e magari Matteo Renzi o Carlo Calenda come candidato di centrosinistra alle elezioni politiche. Come accennato, ciò passerebbe dalla riproposizione dell'istituto delle preferenze elettorali.

Maria Elena Boschi di IV, da parte sua, sembra ritenere che le dichiarazioni di Lupi e Balboni siano un bluff: non esiste nessuna concreta volontà da parte del centrodestra di spendersi su un sistema elettorale proporzionale comprensivo anche di preferenze.

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La legge elettorale di cui parla Balboni farà la fine del premierato: grandi annunci in pompa magna per poi finire in un cassetto… Noi abbiamo già detto che sulle preferenze ci stiamo e abbiamo anche una nostra proposta.

Tornando al PD, c'è da registrare anche la posizione di Romano Prodi. L'ex premier ricorda sempre come l'esperienza dell'Ulivo sia stata un unicum nella storia politica della Seconda Repubblica, ma anche che senza una necessaria concordia nei programmi dei vari partiti è impossibile parlare di primarie.

Prodi ha poi "bacchettato" Franceschini, la cui idea di proporzionale puro non è ormai applicabile a un contesto politico - quello italiano - estremamente polarizzato e dall'elettorato volatile.

Che fine farà la riforma del premierato?

Tutto ciò sembra una questione poco appassionante, ma è necessario spiegare i vari punti di vista affinché si possa poi comprendere gli eventuali passi concreti che i singoli partiti faranno. 

Al momento, soltanto la separazione delle carriere dei magistrati ha ottenuto il primo dei quattro sì alle Camere che servono per la sua implementazione (con in più la possibilità di un referendum popolare). L'autonomia differenziata è stata svuotata di molti dei suoi contenuti dalla sentenza di novembre della Corte di Cassazione, mentre il premierato sconta la difficoltà di scegliere una legge elettorale adatta e dei possibili conflitti di potere con il presidente della Repubblica.

Il vantaggio di una nuova legge elettorale starebbe nel fatto che non sarebbe necessario modificare la Costituzione, velocizzando potenzialmente i tempi affinché chi arriverà a Palazzo Chigi abbia un vero e proprio mandato popolare.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Discussione sulla legge elettorale: nel centrodestra si avvia una discussione su possibili modifiche alla legge elettorale, con l'ipotesi di un sistema proporzionale con premio di maggioranza, elezione diretta del premier e introduzione delle preferenze. Questo dibattito è anche legato alla riforma costituzionale del premierato, un tema divisivo all'interno della coalizione.

  • Proposte di modifica: le proposte includono un modello elettorale simile a quello delle regioni, dove il vincitore ottiene un premio di maggioranza, ma senza un ritorno al proporzionale puro. I leader di partiti come FdI e Noi Moderati evidenziano la necessità di garantire governabilità e rappresentanza, pur restando sotto il controllo della Corte Costituzionale.

  • Reazioni delle opposizioni: nel centrosinistra, la proposta di legge elettorale viene osservata con interesse e preoccupazione. Dario Franceschini lancia l'idea di un sistema proporzionale con premio di maggioranza, ma la divisione tra i vari partiti del centrosinistra potrebbe portare a una rivalutazione delle primarie per scegliere il candidato premier. Tuttavia, le opposizioni non sono unanimi sulle proposte avanzate dalla destra.

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Pasquale Narciso
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