Gli alleati di Mosca in Europa stanno affrontando ondate di proteste che potrebbero influenzare profondamente la politica in vari paesi. In Slovacchia, sono scoppiate manifestazioni a causa delle crescenti tensioni tra governo e opposizione. Pochi giorni dopo, la Serbia è stata travolta da proteste anti-corruzione, espressione di un diffuso malcontento verso un governo sempre più autocratico.
Questi due paesi condividono un elemento comune: una classe dirigente filo-russa che ora si trova a un bivio. Le tensioni interne rischiano di indebolire il sostegno dei già pochi alleati europei di Putin, lasciando la Russia con sempre meno appoggio nel vecchio continente.
Nel 2023, i cittadini serbi si sono recati alle urne per le elezioni legislative anticipate. Il voto ha rappresentato una significativa vittoria per i filorussi, nonostante le presunte irregolarità elettorali denunciate dall'opposizione. Il Partito Progressista Serbo del presidente Aleksandar Vucic ha contribuito ad un aumento delle tensioni nel paese.
A scatenare le proteste è stato il crollo del tetto di una stazione ferroviaria a Novi Sad, nel nord della Serbia, avvenuto nel novembre 2024. L'incidente ha causato la morte di 14 persone. Secondo i critici, il disastro era strettamente legato alla corruzione e a lavori di ristrutturazione eseguiti in modo non accurato.
Il malcontento generale si è manifestato attraverso le accuse al governo di limitare le libertà democratiche nel paese. Dopo tre mesi di manifestazioni pacifiche guidate dagli studenti, il premier Milos Vucevic si è dimesso. Il movimento studentesco, sostenuto da diversi ceti sociali, rappresenta la sfida più grande finora affrontata dai populisti al potere. Il crescente malcontento rischia di segnare un nuovo capitolo nella politica serba e di mettere in bilico anche il futuro politico del presidente Vucic stesso.
Serbian prime minister to resign as popular protests persist - Tanjug news agency https://t.co/imcMqV76xV pic.twitter.com/HcDsyZ4mvA
— Reuters (@Reuters) January 28, 2025
La Serbia, uno degli alleati europei più fedeli della Russia, è sempre più spinta ad allinearsi con l'Europa, essendo anche un paese candidato all'adesione all'UE. Un esempio chiaro di ciò è stato quanto accaduto nell'agosto 2024, quando Belgrado ha deciso di non acquistare jet da combattimento russi e ha siglato un accordo con la Francia per l'acquisto dei Rafale.
A dicembre 2024, il premier slovacco Robert Fico si è recato a Mosca per incontrare il presidente Putin. La visita è avvenuta nel contesto delle discussioni sulla fine del transito del gas russo attraverso l’Ucraina. Fico è uno dei pochi leader filorussi in Europa, insieme al serbo Aleksandar Vucic e all’ungherese Viktor Orban.
Le prime proteste contro il governo Fico sono scoppiate il 23 dicembre e si sono ripetute nel tempo. I manifestanti hanno espresso la loro opposizione alla politica filorussa dell’esecutivo, sottolineando che la Slovacchia non appartiene alla Russia.
Alle elezioni presidenziali del 2024 è stato eletto Peter Pellegrini, un alleato chiave di Fico, consolidando una leadership filorussa nel Paese. Il presidente Pellegrini ha definito le tensioni tra governo e opposizione una "minaccia alla sicurezza nazionale", ma queste affermazioni sono state categoricamente respinte dai manifestanti.
Le tensioni sembrano destinate a proseguire, anche perché a marzo il Parlamento voterà su una proposta di legge per definire il matrimonio come unione tra un uomo e una donna, vietando così le possibilità di adozione alle coppie omosessuali. La mossa, ispirata alla linea russa sui “valori tradizionali”, sta ulteriormente alimentando il dibattito interno.
Nel frattempo, Fico deve affrontare una crisi della sua coalizione: quattro parlamentari hanno temporaneamente ritirato il loro sostegno al governo, mettendo a rischio la stabilità dell’esecutivo.
Mentre due leader europei alleati di Mosca rischiano di perdere consenso, Putin continua a godere del sostegno del premier ungherese Viktor Orban e del presidente bielorusso Aleksandr Lukasenko. Dopo l'inizio della guerra in Ucraina, la Bielorussia ha permesso alla Russia di utilizzare il proprio territorio per il dispiegamento di armi nucleari, ospitandone decine.
Tuttavia, l'amicizia tra Budapest e Mosca sembra più formale che sostanziale. L'Ungheria aveva infatti minacciato Bruxelles di porre il veto al rinnovo delle sanzioni dell'Unione europea verso la Russia, motivando la decisione con le preoccupazioni legate alla sicurezza energetica interna. Budapest ha però dato il via libera al rinnovo delle sanzioni dopo che Bruxelles ha garantito che sarebbero proseguiti i colloqui con l'Ucraina per la fornitura di gas ai paesi europei.