27 Jan, 2025 - 17:20

Piazzetta Cuccia, dov'è e perché è il sogno proibito della politica

Piazzetta Cuccia, dov'è e perché è il sogno proibito della politica

Antonio Polito, l'editorialista del Corriere della Sera, ha detto tutto in una battuta su Facebook: "In America, i grandi capitalisti vogliono conquistare Marte. In Italia, piazzetta Cuccia". Già: da qualche giorno, sta tornando prepotentemente di moda uno dei luoghi-non luoghi della Repubblica.

Il 24 gennaio, Monte dei Paschi di Siena ha annunciato il lancio di un'offerta pubblica di scambio non concordata su Mediobanca, il tempio della finanza italiana, tra l'altro, maggior azionista di Assicurazioni Generali. 

Domani si riunisce il cda, sarà una settimana assai intensa per il Ceo Renato Pagliaro.

Ma perché in questa partita gioca un ruolo anche la politica? Nel consiglio di amministrazione di Mps ci sono anche dei rappresentanti del governo e la premier Giorgia Meloni è favorevole alla scalata da 13,3 miliardi.

Piazzetta Cuccia, dov'è il sogno proibito della politica

Le parole sono importanti, nelle operazioni finanziarie più che mai. E quelle spese da Giorgia Meloni sulla partita Mps-Mediobanca sono state queste:

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Si tratta di un'operazione di mercato che, se andrà in porto, avrà un ruolo importante per la messa in sicurezza del risparmio degli italiani

Il vicepremier Matteo Salvini, poi, per non essere da meno, ha aggiunto:

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Sono orgoglioso di aver salvato Monte dei Paschi

Intestandosi, evidentemente, l'operazione preliminare a quella che si sta sviluppando in questi giorni.

E quindi, dopo il tentativo di Unicredit di novembre scorso di comprare Bpm: un giorno non lontano anche il centrodestra potrà dire "abbiamo una banca"? 

La parola decisiva la diranno gli azionisti di Mediobanca. Ma certo, la sensazione che si coglie è che i pianeti si stiano allineando: piazzetta Cuccia non è mai stata tanto vicina.

E comunque: di preciso, dov'è? La piazzetta che indica la sede storica della banca, tant'è che ora è dedicata al suo uomo-simbolo, il banchiere Enrico Cuccia, si trova a Milano, immediatamente dietro il Teatro alla Scala, lungo via Filodrammatici. 

Non è tanto a vista: è un piccolo slargo di una traversa della via, una quinta un po' riparata dal passeggio dei turisti e dei milanesi, che viene buona ai ragazzini della movida che frequentano quella parte di centro storico milanese, per scambiarsi qualche bacio con la sensazione di non essere visti. Piazzetta Cuccia è un luogo - non luogo anche per questo.

I silenzi proverbiali di Enrico Cuccia

E comunque: evidentemente, è il destino di quei pochi metri quadrati servire alla discrezione. Oggi per i ragazzini, ieri per Enrico Cuccia, il banchiere scomparso nel 2000 a 93 anni di cui è difficile ricordare il tono della voce, impossibile ricordare il colore degli occhi, perché appena avvistava una telecamera sgattaiolava via guardando per terra, ma di cui viene in mente subito la potenza.

Cuccia prese in mano le redini di Mediobanca quando venne a mancare l'altro suo fondatore, Raffaele Mattioli, "il banchiere umanista". E da allora, lui diceva, aveva imparato a fare le nozze con i fichi secchi con un capitalismo italiano poo propenso a investire nel nostro Paese.

Certo, non è che andava a dirlo agli inviati di Striscia la Notizia che, per anni, marciarono sopra una gag del banchiere inseguito dai microfoni ma sempre con le mani dietro la schiena e muto come un pesce

Per farla in breve, come si intusce in questo filmato su YouTube: Enrico Cuccia era considerato il "grande vecchio" per eccellenza, l'uomo più potente d'Italia. E resta difficile stilare una classifica. Ma di sicuro la sua Mediobanca è stata un crocevia del capitalismo italiano.

Il salotto buono per eccellenza

Mediobanca era il salotto buono d'Italia. Probabilmente, questa locuzione è entrata nell'uso (anche) politico italiano proprio volendo indicare la banca di Mattioli e Cuccia nata nel 1946 per aiutare la ricostruzione industriale del Paese (tant'è che faceva capo all'Iri), partendo dal tessuto industriale del Nord. Certo, era una controllata. Ma nel mercato finanziario si vendeva sempre bene perché sottolineava l'autonomia dal potere politico. 

Negli anni, si disse che c'era Mediobanca dietro la crisi della Fiat degli anni Settanta o la tentata acquisizione di Continental da parte di Pirelli.

Ma quanto a Cuccia, lui non ha mai parlato. Per questo si ricordano solo le battute:

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Le banche d'affari americane sono brave a dare consigli, Mediobanca invece è brava a dare anche i prestiti

oppure:

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Per un banchiere è un peccato veniale scappare con la cassa, ma un peccato mortale tradire la fiducia dei clienti: io me li porterò nella tomba

Le privatizzazioni e il destino di D'Alema

Nel 1992, quando col governo Amato iniziano le grandi privatizzazioni, la ritirata della politica dall'economia chi c'è dietro l'operazione se non il grande vecchio? Poche settimane dopo la strage di Capaci e l'elezione di Scalfaro al Quirinale, venne fuori la storia del Britannia, l'ex yacht della famiglia reale inglese dove sarebbe stata allestita la svendita delle partecipazioni statali, attaccarono dall'opposizione. 

Ma dopo che si salvò l'Olivetti e poi si iniziò l'Opa della stessa su Telecom Italia, nelle vesti di presidente del Consiglio c'era Massimo D'Alema. E fu lui a subire la nomea di aver trasformato Palazzo Chifgi "nell'unica merchant bank in cui non si parlava inglese". A testimonianza di quanto possa essere utile avere un protettore influente in quella piazzetta, al riparo da occhi indiscreti.

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Giovanni Santaniello
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