Oggi, 27 gennaio 2025, si celebra il Giorno della Memoria: sono trascorsi ottant'anni dalla scoperta del campo di concentramento di Auschwitz e dell'Olocausto. Ma tutto questo tempo evidentemente non è stato sufficiente a ben quattro partiti italiani per capire l'importanza di condannare tutti i totalitarismi che nel Novecento hanno mietuto milioni di vittime.
La scorsa settimana, al parlamento europeo, è passata una risoluzione che, tra l'altro, vieta, all'interno dell'Unione, l'uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici. Ma gli europarlamentari del Partito Democratico, della Lega, del Movimento 5 Stelle e di Allenza Verdi e Sinistra non l'hanno sostenuta. L'ennesimo brutto segnale alla vigilia della giornata in cui ci si stringe attorno alla comunità ebraica, una di quelle che più ha subito la violenza dei regimi antidemocratici.
La risoluzione finale del Parlamento europeo sulla "disinformazione e falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la guerra di aggressione contro l'Ucraina" è passata con 480 voti favorevoli, 58 contrari e 48 astensioni. Ma non certo grazie alla maggior parte degli europarlamentari italiani.
In occasione del voto finale, Ilaria Salis (indipendente, Avs) e Cristina Guarda (Verdi) si sono schierate contro. La Lega si è astenuta. Il Pd ha preferito non esprimersi, in pratica è come se fosse uscito dall'aula. A favore si sono espressi solo Fratelli d'Italia, Forza Italia e, a titolo personale, Ignazio Marino (Verdi).
Sta di fatto che gli italiani nostalgici di destra e di sinistra del Pd, della Lega, del Movimento 5 Stelle e di Avs hanno votato compattamente no quando era stato messo ai voti il paragrafo 14 della risoluzione: quello che specificamente vieta l'uso dei simboli nazisti e comunisti sovietici all'interno dei Paesi membri.
Gli europarlamentari del Partito Democratico hanno spiegato la loro contrarietà a vietare i simboli nazisti e comunisti pur ribadendo la condanna di Putin e di tutti i totalitarismi ma dicendosi, nello stesso tempo, contrari a "iniziative strumentali che vogliono riscrivere la storia nei parlamenti a colpi di maggioranza".
Come dire: per loro era da condannare il nazismo, ma da salvare il comunismo. Nicola Zingaretti, ex segretario dei dem ed ex governatore del Lazio, è stato ancora più esplicito a tal proposito:
Insomma: per gli uomini (e le donne) di Elly Schlein il comunismo non è un regime liberticida e che ha fatto, come il nazismo, milioni di morti. La toppa, evidentemente, è peggio del buco.
Perché poi la giustificazione che hanno dato i parlamentari dem risulta più grave dell'atteggiamento assunto in aula (dove, tra l'altro, il resto del gruppo socialdemocratico ha votato a favore della risoluzione)? Semplice: perché il partito della Schlein, proprio come la Lega, Avs e il Movimento Cinque Stelle, ha dimostrato ancora una volta di non aver fatto i conti con il passato. Con l'aggravante, ma questa tutta inerente l'attualità, che, a differenza degli altri partiti italiani che hanno votato contro la risoluzione, fa parte della maggioranza di Ursula von der Leyen.
E poi, certo, il tempismo è davvero tafazziano: il Pd di Elly Schlein che, di fronte all'attuale guerra in Medioriente non ha mancato un'occasione per criticare il governo Netanyahu dimenticando sistematicamente l'origine della guerra, il pogrom del 7 ottobre 2023 di Hamas, oltre che la sorte degli ostaggi israeliani ancora oggi nelle mani dei terroristi, il Pd che ha parlato di "genocidio" nella striscia di Gaza, oggi, che messaggio manderà in occasione del Giorno della Memoria? Che credibilità potrà mai avere?
Le parole sono pietre, non meno dei simboli.