Il Governo italiano potrebbe riprendere a breve i trasferimenti dei richiedenti asilo dall'Italia all'Albania dopo uno stop di due mesi.
Il pattugliatore della Marina Militare “Cassiopea” è stato avvistato – secondo quanto rivelato dall’Ansa – a largo delle acque di Lampedusa, dove nelle prossime ore potrebbe iniziare le operazioni di imbarco dei migranti da trasferire nei centri di Gjader e Shengjin, i due centri per il rimpatrio italiani in territorio albanese.
Si tratta del terzo tentativo del Governo dall’avvio dell’Operazione Albania lo scorso ottobre. Nei due precedenti tentativi, che avevano coinvolto un totale di 20 migranti, i giudici dell’ottava sezione immigrazione del Tribunale di Roma avevano annullato i trasferimenti e riportato in Italia i migranti.
Dall’avvio dell’operazione, il quadro legislativo di riferimento è notevolmente mutato: l’esecutivo è intervenuto direttamente per modificare le leggi in materia di rimpatri e la Corte di Cassazione, con alcune sentenze, ha chiarito alcuni punti controversi in attesa di conoscere la decisione della Corte di Giustizia Europea, a cui è affidato il compito di trovare il bandolo della matassa.
Vediamo allora a che punto eravamo e cosa potrebbe accadere dopo la ripresa dei trasferimenti.
Il Governo italiano avrebbe deciso di riattivare l’operazione Albania riprendendo i trasferimenti di migranti richiedenti asilo nei due Cpr italiani in territorio albanese, in attesa della conclusione delle procedure di rimpatrio accelerato. Un modo per ‘decongestionare’ i centri di accoglienza italiani, come quello di Lampedusa.
Al momento non sono noti i dettagli dell’operazione, che probabilmente si concretizzerà nelle prossime ore. Nell’ultima settimana, gli sbarchi sulle coste italiane hanno fatto registrare una decisa ripresa, con oltre 1264 arrivi.
???? La nave ????#Cassiopea #P401⚓???????? della Marina Militare è tornata attiva da stamane nell'ambito del 'protocollo Albania'.
— Sergio Scandura (@scandura) January 24, 2025
(Fonti OOII????a RR) #Migranti #Albania #Libia #Tunisia #Cassiopea #NaveCassiopea #Lampedusa pic.twitter.com/EI31PfaKvr
Da questa mattina, il pattugliatore della Marina Militare ‘Cassiopea’ staziona davanti alle coste dell’isola di Lampedusa, probabilmente per caricare i migranti da trasferire.
Nei due episodi precedenti, il Tribunale di Roma non aveva convalidato i trasferimenti, disponendo il rientro dei migranti in Italia e innescando un braccio di ferro con il Governo che tutt’ora prosegue.
Lo scontro con le toghe sulle politiche di contrasto all’immigrazione irregolare ha spinto il Governo a intervenire dal punto di vista legislativo.
Il primo atto dell’esecutivo Meloni è stato il cosiddetto ‘Decreto Paesi Sicuri’, con cui il Governo ha aggiornato la lista dei paesi di provenienza dei migranti considerati sicuri per i rimpatri, comprendendo anche Egitto e Bangladesh.
Con l’approvazione del Decreto Flussi, inoltre, il Governo ha approvato anche il cosiddetto “emendamento Musk”, proposto dalla deputata di Fratelli d’Italia Sara Kelany, con cui si trasferiscono le competenze in materia di valutazione delle richieste d’asilo, dai Tribunali ordinari di primo grado, alle Corti di Appello.
La questione ha poi travalicato i confini nazionali, arrivando all’attenzione della Corte di Giustizia Europea, che dovrà pronunciarsi il prossimo 25 febbraio sul ricorso presentato dal Tribunale di Roma. I giudici europei dovranno stabilire se, alla luce della sentenza del 4 ottobre 2024 della stessa Corte, i giudici italiani abbiano la facoltà di disattendere le disposizioni sui Paesi Sicuri.
Nel frattempo, ci sono state due sentenze della Corte di Cassazione su due distinti ricorsi. Nelle due sentenze, i giudici della Suprema Corte hanno stabilito che la determinazione dei paesi sicuri spetta al Governo, ma che i tribunali - nel valutare i singoli casi - possono decidere se disattendere o meno l’indicazione dell’esecutivo, qualora dovessero ravvisare un pericolo per il soggetto in caso di rimpatrio.
In merito al ricorso presentato dal Governo sull’annullamento dei trasferimenti dei migranti in Albania, la Cassazione ha, infine, sospeso ogni provvedimento in attesa della decisione della Corte UE.
Nulla o poco è cambiato rispetto al novembre 2024, quando i giudici del Tribunale di Roma annullarono il secondo trasferimento disposto dal Governo mettendo in stand by l'operazione. Si è ancora in attesa della pronuncia della Corte di Strasburgo che dovrebbe chiarire la controversia.
Perché, allora, il Governo ha deciso di riprendere i trasferimenti?
Due giorni fa, rispondendo a una interrogazione diretta in Commissione Affari costituzionali alla Camera, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro aveva spiegato come, "confidando nella soluzione delle interpretazioni giurisprudenziali, note a tutti", il Viminale fosse "pronto a riattivare le procedure previste".
Le pronunce della Cassazione, però, non mettono il Governo completamente al sicuro dalla possibilità di nuovi stop dei tribunali italiani, che la prossima volta potrebbero arrivare dai giudici delle Corti di Appello, dal momento che la competenza in materia di respingimenti è passata a loro in virtù dell'approvazione del Decreto Flussi. Molto dipenderà dalla nazionalità dei migranti, poiché la Cassazione ha anche chiarito che spetta alla magistratura valutare i singoli casi e stabilire se un eventuale rimpatrio possa mettere il migrante a rischio, qualora vi siano pericoli di persecuzione nel proprio paese d’origine, indipendentemente dalla sua inclusione nella lista dei Paesi Sicuri stilata dal Governo.