24 Jan, 2025 - 07:10

Scarcerazione Almasri, la versione di governo e Piantedosi: "Espulso per motivi di sicurezza nazionale"

Scarcerazione Almasri, la versione di governo e Piantedosi: "Espulso per motivi di sicurezza nazionale"

Spesso ai ministri tocca l'ingrato compito, tramite le informative e i question time alla Camera o al Senato, di spiegare le ragioni di un governo che in certo momenti non le conosce o non le vorrebbe dare: il ministro si presta quindi a diventare un bersaglio da parte delle critiche delle opposizioni, che ben sanno di non poter puntare sempre al bersaglio grosso.

È quanto accaduto con Matteo Piantedosi: il ministro dell'Interno ha cercato di spiegare i motivi che hanno portato alla scarcerazione e al rimpatrio in Libia di Najeem Osema Almasri Habis, generale libico accusato dalla Corte penale internazionale (CPI) di crimini di guerra e contro l'umanità.

Per Piantedosi il ritorno così repentino di Almasri nel suo paese è stata dettata da urgenti "questioni di sicurezza nazionale": al di là del cavillo giuridico della mancata comunicazione fra procure e ministero della Giustizia, il ministro dell'Interno ha promesso che il governo fornirà ulteriori dettagli sulla vicenda la prossima settimana con un'informativa.

Critiche le opposizioni, con Alleanza Verdi e Sinistra particolarmente dura: "Siamo esterrefatti, questa è una vergogna di stato: Meloni spieghi in Aula".

Piantedosi spiega i motivi della scarcerazione di Almarsi

La questione politica del momento riguarda ciò che è accaduto all'interno del governo non appena la Procura di Torino aveva avvisato i colleghi di Roma e il ministero della Giustizia di aver arrestato Najeem Osema Almasri Habis.

Mancava la convalida da parte del ministro Carlo Nordio, poi non arrivata: questa mancanza ha reso il fermo di Almasri "irrituale" (ma non in conflitto con quanto chiesto dalla Corte penale internazionale), costringendo le autorità italiane a rimpatriare il generale nella natia Libia.

Sono tanti i punti oscuri di questa vicenda e le parole che ieri 23 gennaio 2025 il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha dedicato all'interrogazione presentata dal Partito Democratico non hanno - secondo le opposizioni - chiarito alcunché.

In queste ore la domanda principale è la seguente: perché Almarsi è stato scarcerato? Oltre alla prima ipotesi del cavillo giudiziario (la mancata convalida dell'arresto non arrivata da Nordio), Piantedosi riferisce che il generale libico è stato allontanato dall'Italia insieme ai suoi accompagnatori perché presentava un pericolo per la sicurezza dello stato:

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Considerato che il generale Almasri era 'a piede libero' in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte penale internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del Testo unico in materia di immigrazione.

Un'urgenza tale da portare alla preparazione di un aereo di stato fin dalla mattina di lunedì 20 a Torino, dove Almarsi si trovava presso il carcere delle Vallette, partito poi nel tardo pomeriggio della stessa giornata e atterrato a Tripoli in serata.

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Evidenzio che l’espulsione che la legge attribuisce al ministro dell’Interno è stata individuata quale misura in quel momento più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso, a salvaguardare la sicurezza dello Stato e la tutela dell’ordine pubblico che il Governo pone sempre al centro della sua azione.

In molti hanno poi puntato il dito contro le scene di giubilo che si sono viste all'aeroporto libico dove è atterrato l'aereo italiano: Almarsi abbracciato e portato in trionfo da una moltitudine di persone, contente per il ritorno di una persona che loro considerano importante ma anche per aver fatto pressione al momento giusto sul governo italiano.

"Ci sarà un'informativa del governo" 

Nei momenti immediatamente successivi alla notizia dell'arresto del generale libico, accusato di aver torturato migranti e di averli costretti a lavorare nella costruzione dell'aeroporto di Mitiga (così come nel locale carcere), erano partiti alcune imbarcazioni con a bordo migranti prelevati da alcuni campi libici. 

Campi di prigionia dove migliaia di persone provenienti da stati al di sotto del Sahara vengono rinchiuse e poi mandate alla deriva su barchini guidati da qualcuno a cui è stato imposto il ruolo di capitano.

Persone insomma usate come strumenti di pressione nei confronti dei governi, specialmente quello italiano, che probabilmente ha voluto riportare in Libia il prima possibile un personaggio che a Tripoli e dintorni può decidere del destino di tanti disperati

L'informativa che Piantedosi ha promesso che il governo presenterà la prossima settimana probabilmente non servirà a sviscerare questi aspetti e questo tempo sarà utilizzato per trovare una spiegazione a quanto accaduto in questa delicata settimana:

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Sarà quella l’occasione utile per approfondire e riferire su tutti i passaggi della vicenda, ivi compresa la tempistica riguardante la richiesta, l’emissione e l’esecuzione del mandato di cattura internazionale, che è poi maturata al momento della presenza in Italia del cittadino libico.

Proprio sul mandato spiccato dalla CPI si sono appuntate anche alcune reazioni provenienti non soltanto dai partiti di maggioranza (come Fratelli d'Italia) ma anche dallo stesso vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: la corte dell'Aja "non è la bocca della verità, si possono avere anche visioni diverse".

AVS protesta: "Esterrefatti da Tajani e Piantedosi"

Su tutta la vicenda aleggia anche un sentore di ipocrisia da parte non soltanto del governo, ma anche di chi in questo momento si trova all'opposizione e contesta la qualità dei rapporti fra Italia e Libia.

Gli accordi con la cosiddetta "guardia costiera libica", la cessione di mezzi navali alla suddetta, l'appoggio più che interessato ai signorotti di guerra locali servono non soltanto a questo governo di centrodestra ma anche a quei partiti di sinistra per trovare un modo come un altro per fermare gli sbarchi.

Se Elly Schlein ha sempre affermato che gli accordi italo-libici dovrebbero essere annullati il prima possibile, resta il fatto che fu lo stesso PD a scegliere di appaltare ai libici la gestione dei flussi migratori. I campi di tortura e le minacce fisiche e psicologiche che in tanti hanno testimoniato restano a memoria di chi non vuole considerare che le cosiddette soluzioni "facili" non esistono.

Il senatore Peppe De Cristofaro di AVS e presidente del gruppo Misto ha espresso la posizione del suo partito replicando al ministro Piantedosi: ciò che accaduto con Almasri è una vera e propria vergogna di stato, avallata da spiegazioni e dichiarazioni che denotano un disprezzo per le regole e istituzioni internazionali.

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Prendo atto della cosa incredibile che il nostro Paese fa finta di non ascoltare quello che c'è scritto nello statuto della Corte penale internazionale. Ma davvero  state facendo sprofondare il nostro Paese in una condizione di assoluta vergogna, parlate di cavilli quando avete fatto una precisa scelta politica perchè è politica la ragione per cui avete mandato indietro questo signore, perchè l'autorità libica è complice del governo italiano.

Da Angelo Bonelli a Nicola Fratoianni, da Schlein a Riccardo Magi di +Europa giunge infine una richiesta unanime: la premier Giorgia Meloni si presenti in Aula per spiegare l'agire del suo governo.

Scarcerare Almasri è stata una decisione politica o no? Forse è una domanda alla quale nessuno vuole sentire la vera risposta.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, ha giustificato la scarcerazione e il rimpatrio del generale libico Najeem Osema Almasri in Libia come una misura urgente per la sicurezza nazionale, nonostante critiche su cavilli giuridici riguardanti la mancata convalida dell'arresto e sulle motivazioni politiche dietro la decisione.

  • Le opposizioni, tra cui Alleanza Verdi e Sinistra, hanno criticato duramente la gestione del caso, chiedendo spiegazioni in Parlamento. I detrattori sostengono che il governo italiano abbia preso una decisione politica piuttosto che giuridica, con Almasri considerato un personaggio "pericoloso" per la sicurezza interna.

  • La vicenda solleva interrogativi più ampi sugli accordi tra Italia e Libia, accusati di favorire pratiche controverse, tra cui l'appoggio alla "guardia costiera libica" e la gestione dei migranti, sollevando dubbi sulle reali motivazioni politiche dietro il rimpatrio e la scarcerazione di Almasri.

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Pasquale Narciso
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