21 Jan, 2025 - 14:12

ACAB è al primo posto su Netflix, quanto la serie è aderente alla realtà

ACAB è al primo posto su Netflix, quanto la serie è aderente alla realtà

La serie Netflix "ACAB" sta avendo un enorme successo. In pochi giorni ha scalato la classifica arrivando al primo posto tra le serie più viste sulla piattaforma. 

Ma quanto di ciò che vediamo sullo schermo rispecchia la realtà delle forze dell'ordine? Il pubblico è diviso. C'è chi ne apprezza il realismo crudo e chi ne contesta la veridicità.

ACAB, serie Netflix di successo, quanto è aderente alla realtà

ACAB è acronimo di "All Cops Are Bastards".

Nel 2012, il romanzo di Carlo Bonini fu adattato per il grande schermo con la regia di Stefano Sollima, esperto nel raccontare le ombre della Capitale, come ha fatto per esempio con Suburra.

La storia si è evoluta ed è diventata una serie che ha scalato la classifica ed è arrivata al primo posto in Italia su Netflix.

La narrazione questa volta non riguarda le curve calcistiche, ma i movimenti di protesta No TAV, toccando nuove sfumature politiche e sociali. Non è un caso che la serie si apra con una lotta tra un gruppo di poliziotti in assetto antisommossa e dei manifestanti  

Il dolore e la contraddizione si prova da entrambi i fronti. Ma quanto è aderente alla realtà questo racconto? 

Il mio pensiero è che questa serie (con attori straordinari e con una storia che vale la pena comunque vedere) abbia perso un'occasione. Quella di raccontare entrambi i lati della medaglia.

Raccontare i lati di luci ed ombre sia della polizia che degli antagonisti, sarebbe stato più accurato e verosimile.

Invece si è deciso di raccontare la storia unilaterale della polizia vista come il nemico. 

Addirittura la magistratura, nella serie, rappresentata dal Pm Levi, è totalmente ostile alla polizia, la considera quasi un nemico dello Stato. 

Seppur evidente che si voglia adottare una visione di parte, un’impostazione così estrema rischia di compromettere la credibilità del racconto, facendogli perdere verosimiglianza.

Ecco il trailer:

Chi sono i celerini?

I celerini sono agenti delle forze dell'ordine appartenenti ai reparti mobili della polizia. Il loro ruolo è gestire situazioni delicate legate all'ordine pubblico.

Come per esempio intervenire nelle piazze, nei cortei e nelle manifestazioni, per riportare la calma e prevenire la violenza. Il loro ruolo è delicato e pericoloso, per questo sono dotati di equipaggiamento antisommossa, come caschi, scudi e manganelli.

Hanno il delicato ruolo di esercitare il cosiddetto monopolio della forza, delegato loro dallo Stato, per garantire la sicurezza collettiva.

Il loro compito è difficilissimo perché il confine tra il mantenimento dell'ordine pubblico e l'abuso di potere è molto sottile. Per questo loro ruolo, i celerini sono tra i poliziotti più odiati e criticati. 

Il mio pensiero sulla serie

Io ho amato molto questa serie, nonostante le lacune evidenti.

Mi ha tenuta incollata dal primo istante sino all'ultimo. Poche serie hanno tenuto alta la mia attenzione come questa. 

La storia è avvincente e realistica e fa entrare lo spettatore in un mondo poco conosciuto ai più. I conflitti tra celerini e antagonisti, si contrappongono ai conflitti interiori dei personaggi. Ognuno di loro deve affrontare non solo un lavoro arduo e complicato, sottoposto spesso a lente di ingrandimento, ma anche problemi personali.

Il nuovo comandante Nobili (un perfetto Adriano Giannini) deve affrontare lo stupro di sua figlia e, non solo, deve affrontare anche che la giustizia non riesca a fare il suo corso a causa di determinati cavilli.

Mazinga (uno straordinario Marco Giallini) deve combattere la sua solitudine, il rigetto di suo figlio, un amore impossibile per la moglie di un suo collega, ma anche la stanchezza fisica e mentale di affrontare un lavoro tanto duro, alla soglia dei sessant'anni.

Marta (Valentina Bellè) è una madre single, che ha avuto il coraggio di lasciare un uomo violento, col quale, però, è obbligata a condividere la custodia di sua figlia. 

Nonostante alcuni problemi di audio (vi consiglio infatti di mettere i sottotitoli se non volete perdervi le battute) e una fotografia che cambia all'improvviso e spesso obbiettivo, rischiando di far venire il mal di testa, questa serie merita di essere vista.

Ma con un certo discernimento e sospendendo il giudizio.

In conclusione

In conclusione, ACAB  è una serie che, nonostante alcune imperfezioni, riesce a coinvolgere lo spettatore con una trama intensa e un cast straordinario.

Offre uno spaccato crudo e controverso del mondo delle forze dell'ordine e delle proteste sociali. Ma è importante guardarla con una certa consapevolezza, riconoscendo la scelta narrativa di privilegiare una visione parziale della realtà.

Rimane un prodotto di grande impatto emotivo e visivo, capace di far riflettere e discutere, ma che avrebbe potuto essere ancora più potente abbracciando una prospettiva più equilibrata e inclusiva. 

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Immacolata Duni
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