21 Jan, 2025 - 08:16

Quando ci saranno i referendum (e su cosa)

Quando ci saranno i referendum (e su cosa)

Cinque su sei: ieri, 20 gennaio 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili cinque dei sei quesiti referendari proposti dai partiti di centrosinistra, dalla Cgil, dalla Uil e da varie associazioni che, nei mesi scorsi, si sono dati da fare per raggiungere le 500 mila firme necessarie per avviarne l'iter.

Ci sarà, quindi, un referendum su ciascuno di questi temi: cittadinanza, Jobs Act, licenziamenti, contratti a termine e infortuni sul lavoro. Non ci sarà quello sull'Autonomia differenziata, invece, vero e proprio cavallo di battaglia dell'opposizione fin dall'approvazione della legge Calderoli.

Ma quando si andrà a votare? E che peso politico potrà avere l'esito delle urne?

Referendum 2025, data e oggetto

Il 2025 non sarà un anno con un'elezione di carattere nazionale com'è stato il 2024 con le europee. Si andrà a votare per rinnovare i governi di sei regioni: Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Val d'Aosta. Tuttavia, dopo la pronuncia di ieri della Consulta, è scattato il conto alla rovescia anche per i referendum che, pur non intaccando gli organi elettivi, avranno un notevole peso politico. 

Gli italiani, quindi, quando saranno chiamati alle urne? L'appuntamento dovrebbe essere in un fine settimana di primavera. I cinque quesiti saranno accorpati. Ma c'è chi, come il capogruppo alla Camera di Più Europa Riccardo Magi, ha già proposto di fissare un election-day, accorpando i referendum con le elezioni regionali.

Non sfuggirà che questo, naturalmente, aiuterebbe a raggiungere il quorum. Cosa che, come ha dimostrato anche con il suo ultimo post su X, a Magi sta molto a cuore

In ogni caso: se la proposta dell'election-day dovesse passare, la data delle urne potrebbe essere spostata anche in autunno perché nel 2020, a causa della pandemia, le elezioni per i consigli regionali slittarono di qualche mese a causa della pandemia.

I temi politici su cui si promette battaglia

Ma su quali temi si concentreranno i referendum 2025? Quelli che promettono una battaglia politica più aspra sono due: quello sulla cittadinanza e quello sul Jobs Act.

Il primo, quello sulla cittadinanza, è l'esito della discussione nata la scorsa estate nel corso delle Olimpiadi di Parigi, nei giorni in cui l'Italvolley era trascinata all'oro da due campionesse di pelle nera: Paola Egonu e Myriam Sylla.

Forza Italia, spinta da Marina Berlusconi, sollevò il problema della legge italiana sulla cittadinanza in quanto giudicata troppo difficile da ottenere. Ma la sua proposta di riforma per via parlamentare non ha convinto gli alleati. Mentre il centrosinistra, sentendo odor di bruciato, ha fin da subito puntato sul referendum per dimezzare (da 10 a 5) gli anni di residenza legale in Italia che oggi sono richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza: è ciò che prevede la legge sulla cittadinanza precedente a quella in vigore. Legge alla quale si tornerebbe automaticamente se si dovesse arrivare al quorum e se vincesse il sì all'abrogazione.

Il referendum sul Jobs Act, invece, promette, dal punto di vista politico, di essere soprattutto un derby interno al centrosinistra. Esso è stato sostenuto dalla Cgil con il chiaro intento di mettere fuori gioco Matteo Renzi. La legge che si vuole abrogare, infatti, la 183 del 2014, è stata una delle bandiere del suo governo. Si ispirava alle politiche sul lavoro dell'allora presidente Obama negli Usa (per questo la dicitura inglese). Ma, nonostante i buoni risultati che ha garantito negli anni (l'Italia ora ha il record di occupati, oltre il 62%), la nuova disciplina sui licenziamenti che ha introdotto non è andata mai giù alla sinistra dura e pura. Il referendum, quindi, punta all'abrogazione delle norme sui licenziamenti che consentono di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.   

Gli altri quesiti sul lavoro

Anche gli altri tre quesiti referendari sono incentrati sul mondo del lavoro: uno riguarda la cancellazione del tetto all'indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. L'obiettivo è innalzare le tutele per chi lavora in aziende con meno di quindici dipendenti.

Ricorda qualcosa? Certo: la madre di tutte le battaglie della sinistra che non ha mai accettato la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che, a dirla tutta, prima di Renzi, fu intaccato da Elsa Fornero nel 2012. 

Questa foto Ansa riprende una manifestazione del 31 maggio 2003, quando il centrodestra iniziava a mettere in dubbio l'utilità dell'articolo 18 e sindacati e centrosinistra già scendevano in piazza promettendo una battaglia all'ultimo sangue. Ora, dopo averne votato l'abrogazione nel 2014, quest'ultima riuscirà a riaprire la partita con il referendum?

Tuttavia, non di solo articolo 18 vive la sinistra. Il quarto quesito referendario ammesso dalla Corte Costituzionale riguarda alcune norme sull'utilizzo dei contratti a termine. Anche su questo batte forte il cuore della Cgil. 

Infine, il quinto e ultimo quesito dei referendum 2025 è incentrato sulle norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro, di estendere la responsabilità all'impresa appaltante. L'attenzione, in questo caso, è rivolta soprattutto sugli appalti: evidentemente, sul fronte della sicurezza, la nuova norma varata dal governo Meloni, ossia la patente a punti per le imprese, non viene giudicata sufficiente.

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Giovanni Santaniello
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