Non si spengono i riflettori sul caso di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa la sera del 3 ottobre 2023 in via del Ciclamino, a Rimini. A oltre un anno dall'omicidio, restano molti interrogativi irrisolti e le indagini, coordinate dal pm Daniele Paci, procedono senza tralasciare nulla. Tag24 ha fatto il punto con l'avvocata Monica Lunedei, che, insieme al collega Marco Lunedei assiste i figli della vittima.
Per l'omicidio di Pierina Paganelli, lo scorso luglio è finito in carcere il 34enne di origini senegali Louis Dassilva, che, secondo gli inquirenti, avrebbe agito per impedire che la vicina di casa 78enne scoprisse la sua relazione extraconiugale con la nuora Manuela Bianchi, rivelandola alla moglie Valeria Bartolucci.
A suo carico ci sarebbero diversi gravi indizi. "Innanzitutto, ha simulato una zoppìa che non si ravvisa nei filmati in cui non sapeva di essere ripreso", spiega l'avvocata Lunedei. "È stato poi l'unico tra i soggetti attenzionati dalle indagini a non consegnare subito agli inquirenti gli indumenti che indossava la sera dell'omicidio, che ha quindi lavato (ad eccezione di una t-shirt bianca a maniche corte, che manca ancora all'appello)".
"Ha dichiarato di aver trascorso la sera del 3 ottobre guardando determinati programmi dalla piattaforma Netflix", prosegue la legale, "ma la piattaforma ci dice che stava guardando altro". "Tutte le interazioni con i dispositivi in suo possesso si interrompono per un periodo di tempo compatibile con l'orario dell'omicidio. Senza contare le contraddizioni nelle sue dichiarazioni alla Procura".
Dassilva, dal canto suo, si è sempre proclamato innocente. La sua difesa, rappresentata dagli avvocati Andrea Guidi e Riario Fabbri, sostiene che l'assenza di tracce di Dna a lui riconducibili sulla scena del crimine sia prova della sua estraneità.
Di diverso avviso l'avvocata Lunedei, che a Tag24 ha detto: "L'indagato si trova in carcere per tutti gli elementi che abbiamo elencato, e per altri. Nessuno di essi ha nulla a che vedere con la presenza di Dna".
E ha aggiunto: "La tesi della Procura, è bene ricordarlo, è stata sempre quella che l'assassino abbia agito schermato, quindi protetto da guanti o da una tuta da giardiniere o imbianchino. Non avrebbe mai chiesto una misura di custodia cautelare senza una base biologica, se avesse pensato di rinvenire delle tracce. Che non ce ne siano è del tutto in linea con l'ipotesi accusatoria".
L'udienza in programma per oggi, 20 gennaio 2025, per l'audizione del perito sulla questione del Dna è stata rinviata. "Attendiamo la legge di conversione del decreto Milleproroghe, che dovrà dirci se il giudice per le indagini preliminari Vinicio Cantarini resterà titolare del fascicolo. Non appena avremo certezza, procederemo anche con l'incidente probatorio sul filmato della Cam3".
Il riferimento è al video catturato dalla telecamera di sorveglianza di una farmacia di via del Ciclamino, che la sera dell'omicidio ha ripreso un uomo di spalle incamminarsi verso il condominio del civico 31. Secondo la Procura, si tratterebbe di Dassilva, ma un suo vicino di casa, Emanuele Neri, ha affermato di riconoscersi nella sagoma.
Per questo motivo, entrambi saranno fatti sfilare, alle stessi condizioni di luce, davanti alla telecamera. Successivamente, sarà fatta una comparazione. Dai risultati potrebbe dipendere una possibile richiesta di scarcerazione da parte dei legali dell'indagato.
Il servizio mandato in onda da Storie Italiane oggi, 20 gennaio 2025
Gli accertamenti proseguono senza sosta. Intanto, due youtubers italiani sono stati messi sotto indagine per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale per aver pubblicato, sulla nota piattaforma video, "l'audio delle urla della signora Pierina".
"Insieme alla polizia postale, la Procura, appena venuta a conoscenza della cosa, ha provveduto con urgenza a oscurare i video e a renderli inaccessibili. Come ha detto la figlia di Pierina, 'ho i brividi al pensiero che qualcuno possa averli ascoltati e riascoltati morbosamente'", dichiara l'avvocata.
"Come legali di parte io e il mio collega abbiamo il dovere professionale e morale di proteggere l'indagine e, per quanto possibile, la famiglia della vittima. Abbiamo sempre rispettato e ringraziato chi ha mostrato interesse per questo caso, lasciando che tutti si esprimessero, per non distogliere l'attenzione sui fatti principali, che sono quelli che ci interessano".
"Diffondere le urla di una donna in agonia è una cosa diversa - pornografica direi - soprattutto se fatto per le visualizzazioni", conclude la legale. "Nessuno ha gli strumenti per superare una Procura. Qualsiasi cosa chiunque di noi possa notare è già stata notata dagli inquirenti un anno fa. Non c'è niente che si possa fare, al di là di quello che loro stanno facendo, per di più in modo encomiabile".