15 Jan, 2025 - 19:04

Il partenariato energetico con Albania e EAU di Meloni è un flop per le opposizioni: "Un regalo alle lobby petrolifere"

Il partenariato energetico con Albania e EAU di Meloni è un flop per le opposizioni: "Un regalo alle lobby petrolifere"

Era uno degli obiettivi che la premier Giorgia Meloni si era proposta di realizzare e, a dispetto di quanto lamentano le opposizioni in Italia, è convinta che la collaborazione con Albania e Emirati Arabi Uniti sarà un altro passo verso l'indipendenza energetica.

Ne è ancora più convinta dopo aver firmato con il premier albanese Edi Rama e Sultan Al Jaber, ministro dell'Industria e delle Tecnologie Avanzate degli Emirati il partenariato fra i rispettivi tre paesi: dal paese albanese arriverà in Italia energia pulita grazie anche alla costruzione di un cavo sottomarino dal valore di un miliardo di euro.

Come accennato, non sono convinti della bontà dell'accorso sia AVS che il Movimento 5Stelle. Secondo Angelo Bonelli, finanziando i progetti energetici di EAU e Arabia Saudita Meloni ancora una volta si è piegata alle richieste delle lobby del petrolio.

Cos'è il partenariato Eau-Italia-Albania?

Compleanno con regalo ad Abu Dhabi per la premier Giorgia Meloni. Non tanto la sciarpa che l'amico e omologo albanese Edi Rama ha scelto per omaggiare i 48 anni di Meloni, quanto un qualcosa che la presidente del Consiglio vuole far pesare politicamente: la firma del partenariato energetico con Albania e Emirati Arabi Uniti.

Lo scopo dell'accordo è quello di rafforzare le aree di collaborazione e di scambi nelle conoscenze per la produzione e il trasporto di energia pulita, anche a grande distanza e andando così a ridurre gli impatti che eventi esterni possono avere sull'approvvigionamento energetico.

Dal comunicato ufficiale emerge come siano soprattutto gli emiratini a esprimere soddisfazione per i termini dell'accordo siglato oggi 15 gennaio 2025 durante il World Future Energy Summit. Evento di portata mondiale considerata la presenza di capi di stato e ministri di tutto il mondo, convinti che ci sia necessità di fare un passo in avanti per offrire alle persone energia a prezzi contenuti e dal basso impatto ambientale:

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L'intesa definisce le principali aree di cooperazione tra Emirati Arabi Uniti, Italia e Albania, includendo lo sviluppo di progetti di energia rinnovabile su scala gigawatt in Albania, con particolare attenzione al fotovoltaico solare, all'eolico e a soluzioni ibride con potenziale di accumulo tramite batterie. Una parte significativa di questa energia rinnovabile sarà trasmessa in Italia.

Ad esser contento è specialmente Rama, che continua a coltivare la sua amicizia politica con Meloni. Oltre che a diventare sede dei CPR per gestire le richieste d'asilo dei migranti, l'Albania diventerà presto anche un hub per il passaggio dell'energia: secondo il premier albanese, fra tre anni sarà possibile collegare con un cavo sottomarino Valona e la Puglia.

Ad accompagnare Meloni c'era anche Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Enel: l'azienda energetica italiana ha rifinito una partnership industriale da 1,7 miliardi di euro con Masdar, società di Abu Dhabi famosa per la produzione dell’energia green.

La premier incontrerà nei prossimi giorni anche il principe saudita Mohammad bin Salman Al Sa'ud, portando con sé la decisione della Sace (ente assicurativo italiano controllato dal Ministero dell'Economia) di fornire risorse per la costruzione della città futuristica di Neom.

Meloni: "La transizione non sia ideologica"

Esaminati gli aspetti più tenici di quest'accordo a tre voci, c'è spazio per il commento e le dichiarazioni dei diretti interessati. Negli ultimi giorni sia la premier Meloni che il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin erano finiti nel mirino delle opposizioni per non aver adottato misure efficaci per evitare l'aumento del prezzo delle bollette.

Anche durante la conferenza stampa del 9 gennaio il caro energia era diventato una domanda posta dalla stampa, rimbalzata però da Meloni che si era scusata dicendo di "non poter affrontare un tema così complesso in venti secondi".

Le polemiche provenienti dal centrosinistra non hanno scalfito però la premier, che ancora una volta si è detta convinta che non può esistere nessuna transizione ecologica senza essere pragmatici:

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Dobbiamo respingere l'approccio ideologico sulla transizione ecologica, non avremo successo se continueremo a perseguire la decarbonizzazione a prezzo della desertificazione economica, dobbiamo essere pragmatici.

Il rispetto delle scadenze che l'Unione Europea si è imposta per raggiungere la transizione energetica (come lo stop dal 2035 dei motori endotermici) sono da tempo criticate dal governo italiano, che vorrebbe in molti settori (come appunto quello dell'automotive) un rallentamento o una diversificazione.

Meloni ha infatti esaltato la fusione nucleare come un modo di produrre nel prossimo futuro energia "pulita, sicura e illimitata", mentre per il presente ha ringraziato i rappresentanti emiratini per aver fornito all'Italia e all'Albania le risorse e conoscenze necessarie per avviare i suoi ambiziosi progetti energetici:

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Con Sua Altezza lo sceicco Mohammed bin Zayed e il primo ministro albanese Edi Rama, oggi firmeremo un'intesa estremamente importante, un impegno a realizzare una nuova interconnessione energetica per produrre energia green in Albania ed esportare parte di quell'energia in Italia, grazie ad un cavo sottomarino attraverso il Mar Adriatico. 

Critiche da AVS e M5S: "Regalo alle lobby del petrolio"

La ricostruzione operata da Meloni non ha trovato il riscontro favorevole da parte delle opposizioni. In particolar modo a esser stati molto critici sono stati il Movimento 5Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. In entrambi i casi si critica l'opacità degli accordi raggiunti e la possibilità che, in fin dei conti, siano ancora gas e petrolio a fare la parte maggiore negli scambi fra EAU e Italia.

Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa verde e parlamentare AVS ne è convinto, lamentando che le politiche industriali promosse dall'attuale governo non hanno avuto altro risultato che l'aumento dei costi dell'energia.

Il ministro Pichetto Fratin parlerà di ciò in un'informativa alla Camera il 23 gennaio, ma per Bonelli è più urgente capire perché l'Italia non punti con decisioni sulle energie rinnovabili:

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Ad Abu Dhabi, davanti agli sceicchi arabi, Giorgia Meloni ha detto quanto è bello e buono il petrolio. La premier, che si ritiene pragmatica sostiene, sempre davanti agli sceicchi del petrolio, che l’Italia non potrà triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile entro il 2030, né a raddoppiare il tasso di efficienza energetica. 

Emma Pavanelli, capogruppo del M5S in commissione Attività produttive alla Camera, sembra rispondere ai dubbi di Bonelli preoccupandosi che la fornitura energetica italiana rischierà di dipendere ancora una volta da un singolo o pochi paesi.

È risibile pensare che l'Italia, al centro del Mediterraneo, possa essere secondo questi termini un hub energetico anche per il resto d'Europa:

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Non si capisce di cosa parli Meloni ad Abu Dhabi a proposito dell'accordo tra Italia, Albania e Emirati Arabi Uniti ed è evidente che preferisca continuare a dipendere da Paesi terzi. La verità è che non vogliono cittadini e imprese più autonomi, supini come sono alle lobby delle fossili. Altrimenti non si spiega perché stiano continuando a frenare con le rinnovabili e soprattutto con le comunità energetiche.

I tre punti salienti dell'articolo

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Pasquale Narciso
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