Mai come nelle ultime settimane la leadership di Matteo Salvini nella Lega sembra essere appesa a un filo. Il segretario federale sta affrontando diverse sfide, sia nella maggioranza di Governo che all'interno del partito.
La questione del terzo mandato per Luca Zaia in Veneto ha creato frizioni con gli alleati di governo, che si sono opposti alla modifica della legge per l'eliminazione del vincolo dei mandati. Inoltre, la gestione dell'autonomia differenziata ha deluso molti tra la base leghista, con Salvini accusato di non difendere abbastanza le istanze del Nord.
I crescenti malumori tra i suoi sostenitori pongono il leader del Carroccio in una posizione di vulnerabilità, mentre si avvicina il congresso federale, in programma nella primavera 2025.
Il caso Veneto diventa ogni giorno più spinoso per il segretario Matteo Salvini stretto tra due fuochi: da una parte la chiusura degli alleati di Governo sul terzo mandato e dall’altra il malcontento della base leghista che non intende rinunciare alla regione simbolo del predominio leghista al Nord, insieme alla Lombardia e al Friuli Venezia Giulia.
Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno chiuso la porta alla possibilità di approvare una legge che elimini il vincolo dei mandati per i governatori di Regione, chiudendo di fatto le porte della ricandidatura di Luca Zaia in Veneto per il quarto mandato consecutivo.
Inoltre gli alleati hanno messo in chiaro che la scelta del prossimo candidato governatore del centrodestra (nella regione si voterà nell’autunno 2025) non cadrà automaticamente su un esponente del Carroccio, mandando in fibrillazione il partito del vicepremier.
Ha dichiarato il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani di Fratelli d’Italia in merito alla questione terzo mandato.
#terzomandato, #Ciriani ribadisce la posizione di #FdI: "Ognuno può avere le proprie posizioni, ma la nostra è chiara: no a cambiare"#15gennaio pic.twitter.com/37rPF60M1V
— Tag24 (@Tag24news) January 15, 2025
Sempre ai microfoni degli inviati di Tag24.it, il senatore veneto di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon, commentando le affermazioni di alcuni esponenti della Lega in merito all’assenza di una classe politica dirigente di Fratelli d’Italia ha detto:
Insomma, il Veneto è tutt’altro che una partita chiusa poi sul terzo mandato ha ribadito la posizione già espressa da Ciriani:
#Speranzon (#FdI): "In #Veneto per noi ci deve essere un ricambio, non c'è spazio per un altro mandato di #Zaia"#15gennaio pic.twitter.com/jUjmIgZFMJ
— Tag24 (@Tag24news) January 15, 2025
Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri ha, invece, lanciato il candidato di Forza Italia, l’ex sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi.
Nelle ultime ore, infine, ad accendere ulteriormente gli animi è intervenuto proprio Luca Zaia che ha detto di non essere intenzionato a fare un passo indietro nella battaglia sul terzo mandato e soprattutto ha chiarito che in caso di disaccordo sul nome del candidato, in Veneto le strade di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia finirebbero inevitabilmente con il dividersi.
❌❌❌ ELEZIONI. SE NE LEGGONO TANTE: ECCO COSA NE PENSO‼
— Luca Zaia (@zaiapresidente) January 14, 2025
???? No a scelte calate dall'alto. Prima il Veneto, siano i nostri cittadini a scegliere a chi dare la loro fiducia.
Io sono a disposizione del partito. pic.twitter.com/V3XbTyjKI5
Dichiarazioni che nessun dirigente leghista, Salvini compreso, ha pensato di smentire.
Come per la questione terzo mandato, anche per la questione Autonomia differenziata è stato Luca Zaia a esporsi contro l’attendismo del Governo, annunciando l’intenzione di opporsi in Corte Costituzionale contro la richiesta del referendum abrogativo della Legge 86/2024 istitutiva dell’autonomia per le regioni a statuto ordinario.
La scarsa disponibilità degli alleati di Governo in favore della Riforma Calderoli è un boccone amaro che la Lega è stata costretta a ingoiare in più occasioni negli ultimi mesi, ovvero, da quando la Consulta ha ‘mutilato’ la legge dei suoi pilastri restituendo al Parlamento un testo da riscrivere quasi completamente.
La Lega preme per accelerare, mentre gli alleati prendono tempo in attesa della decisione sul referendum abrogativo che dovrebbe arrivare il 20 gennaio. Un attendismo che sta irritando la base leghista e avvelenando i pozzi per l’attuale segretario nazionale.
L’altra questione che insidia la popolarità di Matteo Salvini tra i suoi è quella relativa alla centralità del Nord nell’azione della Lega.
“La Lega deve ricominciare a parlare del Nord sennò i voti non li prendiamo”.
Aveva dichiarato qualche settimana fa il neo segretario della Lega Lombarda, Massimiliano Romeo. Il congresso della Lega Lombarda è da sempre considerato il termometro della popolarità del segretario nazionale in carica. Il fatto che a essere stato eletto non sia stato il candidato salviniano, Luca Toccalini, è sintomatico del malcontento dello zoccolo duro del partito.
Mentre Luca Zaia - da sempre indicato come l’anti-Salvini ovvero l’uomo che più di tutti potrebbe minacciare la leadership di Salvini - parla e agisce da segretario nazionale in pectore, l’attuale segretario cosa fa? Apparentemente nulla.
Sembra, infatti, che Matteo Salvini abbia inaugurato la sua ‘fase zen’ e nelle ultime settimane sui suoi social non hanno trovato spazio dichiarazioni sulla questione del terzo mandato a Zaia, sulla rivendicazione del Veneto e delle regioni del Nord, né tantomeno sul difficile cammino dell’Autonomia Differenziata. Nessun riferimento a questioni legate alle recriminazioni del Nord.
Nelle ultime settimane il leader della Lega è stato molto attivo sui social ma i suoi post si sono concentrati sulla vicenda Open Arms, conclusasi con la sua assoluzione in primo grado, sul Codice della Strada e su questioni legate all’immigrazione, all’ordine pubblico e alla sicurezza.
Non ha ancora commentato le dichiarazioni di Zaia, non è intervenuto sulla questione Autonomia Differenziata.
Intanto il Congresso Federale si avvicina e Matteo Salvini dovrà difendere la sua leadership nel partito, mettendo a tacere i malumori che a oggi sembrano metterne a rischio la riconferma alla guida del partito.