Fumata nera, l'ennesima: ancora una volta il Parlamento si era riunito in seduta comune per trovare i 363 voti necessari a eleggere le quattro figure che andavano a sostituire i rispettivi colleghi togati andati in pensione.
A nulla sono valsi i moniti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella o del presidente uscente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera: parlamentari e senatori di maggioranza e opposizione non hanno trovato un accordo sui nomi da scegliere. C'è però una grossa novità su questo punto: è nello stesso centrodestra che lo schema di spartizione circolato nei giorni scorsi non ha trovato applicazione.
In molti hanno puntato gli occhi su Forza Italia, che vistasi bloccare da Lega e Fratelli d'Italia il nome da lei scelto, ha da parte sua posto il veto sui nomi dei due alleati di governo. Ricostruzione respinta però da Maurizio Gasparri, capogruppo di FI al Senato: "Colpa dei giornali se i nomi super partes non lo diventano più".
I risultati della votazione di oggi 14 gennaio 2025 parlano chiaro: 9 voti dispersi, nessun astenuto, 15 schede nulle e 377 schede bianche. Maggioranza e opposizione restano ancora una volta al palo e la Corte Costituzionale manca ancora dei quattro giudici andati in pensione (fra i quali Augusto Barbera, presidente alla Consulta).
Le trattative fra centrodestra e centrosinistra di quest'ultimo fine settimana non hanno avuto quindi esito positivo, andando a rovinare quel clima di collaborazione che qualcuno ipotizzava si fosse creato. D'altronde si era trovato un punto di caduta su come spartire i quattro giudici mancanti: due alle forze di maggioranza (uno in quota Fratelli d’Italia e uno in quota Forza Italia), uno alle opposizioni (guidate dal Partito Democratico) e uno considerabile come profilo tecnico.
Il Parlamento si riunisce in seduta comune per l'elezione di quattro giudici della Corte Costituzionale, maggioranza richiesta 3/5 componenti. La chiama ha inizio dai deputati.
— Camera dei deputati (@Montecitorio) January 14, 2025
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Il quorum richiesto resta sempre quello dei tre quinti dei componenti, cioè servono 363 voti, che a parole tutti sembrano voler utilizzare per il bene della Consulta ma che nessuno sembra disposto a concedere. Ne sanno qualcosa i tre partiti della maggioranza: dato per certo il nome proposto da Fratelli d'Italia (Francesco Saverio Marini), Lega e Forza Italia continuano a battagliare per Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin.
Né i leghisti né i meloniani sembrano convinti che sia conveniente togliere un parlamentare (quali sono Zanettin e Sisto), dovendoli poi sostituire anche con elezioni suppletive: quindi hanno posto il loro veto su due figure proposte e legate ai forzisti. Questi, dal canto loro, hanno detto no al nome scelto da FdI.
Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Palazzo Montecitorio, ha cercato di porre la questione in toni diplomatici, anche se dalle sue parole traspare che da Forza Italia forse non si è fatta attenzione nel considerare anche le necessità leghiste:
A respingere la ricostruzione che pone Forza Italia come principale responsabile di quest'ennesima impasse è il capogruppo forzista al Senato, Maurizio Gasparri. Il senatore crede che alla base di tutto ciò che sta succedendo in questi giorni ci sia un vero e proprio problema di "disinformazione" operata dalle agenzie stampa e dai giornali.
.@paolomieli: "La Corte Costituzionale ha rinviato una decisione importantissima sui referendum sull'autonomia, aspettando che il Parlamento completasse i membri. Forse, però, va rivisto tutto il processo di nomina dei membri e dei presidenti"
— 24 Mattino (@24Mattino) January 14, 2025
Per Gasparri è tutto un meccanismo che si tiene: considerato che i giornali dipendono dalle agenzie, e l'opinione pubblica si forma anche grazie alla lettura dei giornali, è naturale che se la fonte è "marchiata" fin dall'inizio si creino problemi laddove non esistono.
Ciò calza a pennello riguardo Sisto: per Gasparri è una figura di rilievo e di specchiata professionalità, ed è per questo che FI si è sentita in dovere di proporla. Il senatore forzista aveva cercato anche di scherzare su questo stallo nelle elezioni, ma è più importante puntualizzare le responsabilità del caso:
Per Gasparri infine non si tratta di un problema di comunicazione fra le parti politiche: la disponibilità al dialogo da parte di Forza Italia c'è, ma il problema resta sempre quello di etichettare come di parte profili che non lo sono:
I capigruppo alla Camera si incontreranno domani 15 gennaio per discutere dell'organizzazione di altri provvedimenti all'ordine del giorno, ma potrebbero anche decidere di richiamare senatori e parlamentari il 16 gennaio per cercare di trovare un accordo sui nomi mancanti.
Lunedì 20 la Corte Costituzionale si riunirà per discutere se i referendum sull'Autonomia differenziata siano ammissibili o meno. Essendo rimasti 11 giudici, c'è il numero legale per poter aprire la seduta, ma potrebbe essere un problema se ci fosse un'improvvisa indisponibilità.
Spesso si ha paura che qualcuno (un governo autorevole, una riforma costituzionale, ecc) possa “togliere centralità al Parlamento”.
— Luigi Marattin (@marattin) January 14, 2025
Ma il Parlamento la centralità se la sta togliendo da solo.
Due sono le cose importanti che gli rimangono da fare: la prima è eleggere un nuovo…
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, a SkyTg24 aveva aperto la giornata con l'auspicio che la seduta comune odierna fosse quella buona, reiterando una sua proposta fatta nel luglio 2024: indire sedute a oltranza per "costringere" tutti a trovare un punto di caduta.
A Rai Radio1 il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, risponde indirettamente a Magi senza però adombrare possibilità di continuare a discutere a lungo: già questo giovedì potrebbe essere la giornata buona, adombrando una parte di responsabilità da parte delle opposizioni per questo stallo.
Fumata nera per la Corte Costituzionale: il Parlamento non ha raggiunto i 363 voti necessari per eleggere i quattro giudici in sostituzione dei pensionati, nonostante i tentativi di accordo tra maggioranza e opposizione.
Divisioni nel centrodestra: Forza Italia ha posto il veto sui nomi proposti dalla Lega e Fratelli d'Italia, mentre questi ultimi hanno respinto i candidati forzisti, creando un blocco che ha impedito una soluzione.
Prossimi passi: i capigruppo si incontreranno forse il 15 gennaio per cercare di risolvere la situazione, ma se non si trova un accordo, potrebbero essere indette sedute a oltranza per sbloccare l'impasse.