14 Jan, 2025 - 10:37

Cessate il fuoco tra Israele e Hamas: ecco cosa prevede la bozza dell'accordo

Cessate il fuoco tra Israele e Hamas: ecco cosa prevede la bozza dell'accordo

Israele e Hamas sembrano vicini a raggiungere un accordo di cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi. Una nuova serie di colloqui, iniziata nei primi giorni di gennaio in Qatar, ha registrato rapidi progressi nonostante le difficoltà ancora presenti. L'avanzamento delle trattative ha generato un cauto ottimismo. I mediatori, guidati dagli Stati Uniti, hanno già presentato la bozza finale di una proposta per l’accordo.

La bozza dell'accordo di cessate il fuoco a Gaza e rilascio degli ostaggi

Una bozza definitiva di un accordo di cessate il fuoco a Gaza e del rilascio degli ostaggi è stata consegnata a Hamas e Israele facendo segnare una svolta nei colloqui. Secondo quanto riportato da CBS News, l'accordo si articolerebbe in tre fasi, ognuna delle quali verrebbe negoziata progressivamente.

Nella prima fase, è previsto un periodo di 42 giorni di cessate il fuoco. Durante questo lasso di tempo, Hamas dovrebbe rilasciare 33 ostaggi, tra cui donne, bambini e persone con più di 50 anni. In cambio di ogni donna o bambino liberato, Israele rilascerebbe 30 donne e bambini palestinesi detenuti. Inoltre, Hamas rilascerà tutti gli ostaggi di età superiore ai 50 anni, e Israele, in cambio, libererebbe 30 prigionieri palestinesi di età pari o superiore ai 50 anni.

Durante gli scambi di ostaggi e detenuti, è previsto un cessate il fuoco totale a Gaza per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari nell’enclave. Il primo giorno, il gruppo palestinese rilascerebbe tre ostaggi, mentre il settimo giorno ne libererebbe quattro. Successivamente, si prevede il rilascio di tre ostaggi ogni sette giorni. Questa fase dell'accordo prevede prioritariamente il rilascio degli ostaggi vivi.

La seconda fase includerebbe il rilascio di tutti gli ostaggi maschi israeliani e il ritiro dell'Idf da Gaza. La terza fase, invece, verrebbe discussa parallelamente allo svolgersi delle prime due. Questa fase finale comprenderebbe la restituzione dei corpi degli ostaggi e dei detenuti, l’avvio della ricostruzione della Striscia di Gaza e l'apertura dei valichi di frontiera.

Biden spinge per un accordo prima della fine del mandato

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è sotto pressione e sta attraversando un periodo di pressione politica interna come risultato di proteste settimanali. A livello internazionale, invece, sta subendo le pressioni dei mediatori. In particolare, l'amministrazione di Joe Biden mira al raggiungimento di un accordo tra le parti prima della fine del mandato del presidente uscente previsto per il 20 gennaio. Gli Usa sono alleati storici di Tel Aviv. Washington, pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi, ha sostenuto gli sforzi per riportare a casa gli ostaggi e portare gli aiuti ai palestinesi.

Washington si era dichiarata ottimista anche durante i precedenti negoziati. Tuttavia, Biden stavolta ha sostenuto che l'accordo è sul punto di essere realizzato. Anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha sostenuto le parole di Biden, affermando che le parti sono "più vicine di quanto non lo siano mai state" a un accordo. Il presidente statunitense, nel suo discorso del 13 gennaio in cui ha parlato dei successi nella politica internazionale, ha affermato:

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L'accordo ... libererebbe gli ostaggi, porrebbe fine ai combattimenti, garantirebbe sicurezza a Israele e ci consentirebbe di aumentare significativamente l'assistenza umanitaria ai palestinesi che hanno sofferto terribilmente in questa guerra iniziata da Hamas.

Guerra a Gaza, crisi umanitaria senza tregua

La Guerra nella Striscia di Gaza prosegue ormai da 15 mesi. Con la mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar, le parti hanno già portato avanti diverse serie di negoziati, ma senza successo data la mancanza di fiducia reciproca.

I colloqui dello scorso agosto sono stati ostacolati da divergenze fondamentali. Le questioni chiave includono la presenza israeliana nel corridoio di Filadelfia, una striscia di terra tra Gaza ed Egitto, e i dettagli dello scambio di prigionieri.

Hamas detiene ancora 94 dei circa 250 israeliani catturati durante l'attacco del 7 ottobre. Si ritiene che oltre un terzo degli ostaggi non sia più in vita. Le famiglie dei prigionieri organizzano raduni settimanali per chiedere un accordo per il rilascio dei propri cari.

Il bilancio dei morti a Gaza dall'ottobre 2023 ha superato le 46mila persone, in maggioranza donne e bambini. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nove persone su dieci nella striscia, dove vivono circa 2,3 milioni di palestinesi, sono state sfollate con la forza, alcune più volte. La maggior parte degli abitanti è ammassata nei campi profughi e necessita di aiuti umanitari.

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Nazlican Cebeci
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