13 Jan, 2025 - 14:28

Non solo Cecilia Sala: a quanti italiani detenuti all’estero la Farnesina fa da garante

Non solo Cecilia Sala: a quanti italiani detenuti all’estero la Farnesina fa da garante

Diciamoci la verità: siamo tanto abituati a lamentarci di tutto e di tutti che nemmeno ci accorgiamo che una delle istituzioni che funziona meglio e che, da italiani, ci garantisce in tutto il mondo è la nostra Farnesina, il ministero degli Esteri con le sue diramazioni in tutti i Paesi del globo. E, già che ci siamo, diciamocela anche tutta: da noi, tradizionalmente, funzionano anche i Servizi che, spesso e volentieri, lavorano, oltre che per proteggerci all'interno dei nostri confini, anche accanto ai funzionari ministeriali per risolvere i casi internazionali più spinosi come è stato quello appena conclusosi di Cecilia Sala.

Molti Paesi ce li invidiano. Così, i governi che si susseguono sanno di poter stare tranquilli: negli anni, abbiamo saputo costruire una struttura di prim'ordine. Ministro degli Esteri può essere Giulio Andreotti o Emma Bonino, Luigi Di Maio o Angelino Alfano, Susanna Agnelli o Beniamino Andreatta, Aldo Moro o Massimo D'Alema, Gianni De Michelis o Antonio Tajani: la macchina dà ampie garanzie, è rodata e funziona al di là di chi si mette al timone.

Poi, certo: oltre alla bravura, bisogna trovarsi anche al posto giusto al momento giusto. Ma il Governo Meloni sembra avere anche questa qualità: in due anni e tre mesi, può vantarsi per il ritorno in Italia dell'ergastolano Chico Forti, per la liberazione della blogger Alessia Piperno, per la soluzione del caso dello studente egiziano (bolognese di adozione) Patrick Zaki, per la nuova vita dell'attivista Ilaria Salis. Insomma, con il felice esito della vicenda di Cecilia Sala, siamo almeno a cinque successi internazionali. 

Lo Stato c'è, si direbbe. Per tutti i 2.663 italiani in carcere all'estero: tanti ne ha contati nel 2024 l'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria.

La Farnesina garanzia degli italiani detenuti all’estero

L’ha detta bene la giornalista Annalisa Chirico su X subito dopo la diffusione della notizia della liberazione di Cecilia Sala:

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“Ricordiamoci che non tutto il mondo è Italia, non tutto il mondo è civiltà e Occidente. Ci sono posti barbari con regimi barbari”

Per fortuna, la gran parte dei 2.663 italiani detenuti all’estero lo sono nei Paesi europei. In Germania, dati 2024 di Osapp, sono 1079, in Spagna 458, in Francia 231.

E comunque: fino a maggio scorso, il più famoso di essi era di sicuro Chico Forti. L’ex produttore televisivo e velista italiano è stato detenuto in Florida dal 2000 con una condanna all'ergastolo per omicidio. Da oltre due decenni la diplomazia italiana tentava di riportarlo in Italia. Ma ci è riuscita solo a maggio, quando all’aeroporto di Pratica di Mare fu la stessa Meloni ad accoglierlo. Ora Forti sta scontando la pena presso il carcere di Trento: la corte d'Appello ha riconosciuto la sentenza statunitense e ha confermato la condanna all'ergastolo. Tuttavia, il sistema penitenziario italiano prevede la possibilità di benefici, come i permessi premio, che negli Usa, per i fine pena mai non esistono. Insomma: anche se da detenuto, meglio stare a casa.

Ilaria Salis, dalle catene all’europarlamento

Un’altra vicenda che ha suscitato grande scalpore è stata quella di Ilaria Salis. La scorsa primavera, l’attivista di sinistra si trovava dall’11 febbraio 2023 in carcere a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre neonazisti. Le foto con lei condotta in aula con le catene ai piedi e ai polsi portarono a pieno regime il motore della Farnesina che, a maggio del 2024, dopo averne ottenuto i domiciliari, l’ha riportata in Italia. Alleanza Verdi e Sinistra, poi, la candidò tra le sue fila in occasione delle passate elezioni europee. Ora, Salis è una eurodeputata e beneficia dell’immunità parlamentare.

Il caso Zaki, il riscatto dopo la tragedia di Giulio Regeni

Prima del caso Salis, la Farnesina ha dovuto mostrare la sua bravura per il caso di Patrick Zaki, lo studente egiziano trasferitosi a Bologna ma arrestato il 7 febbraio 2020 al Cairo mentre rientrava a casa per qualche giorno da trascorrere assieme ai familiari. L’accusa, per lui, parlava di diffusione di notizie false e incitamento alla protesta sulla base di alcuni post che aveva pubblicato sui social. Zaki fu costretto per ben 22 mesi dietro le sbarre in stato di detenzione preventiva. Durante l’interrogatorio, ha denunciato di essere stato sottoposto a torture, percosse e elettroshock. Nel luglio del 2023, ha subito la condanna a tre anni di carcere. Ma il giorno dopo la sentenza, su pressione della nostra diplomazia, Al-Sisi gli ha concesso la grazia ponendo fine alla sua detenzione. E lui ha potuto far rientro in Italia. Un riscatto per il sistema-Italia dopo il barbaro omicidio di Giulio Regeni nel 2016.

La blogger Piperno a Evin

Meglio è andata ad Alessia Piperno, una travel blogger romana arrestata il 28 settembre 2022 a Teheran nel giorno del suo trentesimo compleanno. Le manette scattarono anche per lei nei giorni in cui la capitale iraniana era infiammata dalle proteste scattate in seguito alla morte di Mahsa Amini. Alessia fu costretta a trascorrere 45 giorni nel carcere di Evin, lo stesso di Cecilia Sala. Ma, grazie alla diplomazia della Farnesina, ha potuto fare ritorno a casa.

Gli insuccessi, la sala delle bandiere e la regola di Cavour

Certo, nemmeno la Farnesina vince tutte le partite: non sempre i politici possono correre all'aeroporto in attesa dell'atterraggio del volo che riporta a casa l'italiano detenuto più o meno legalmente all'estero. Non sempre sono baci e abbracci a favore di fotografi e telecamere. Restando ai casi più recenti, l’hostess treviggiana Ilaria De Rosa, ad esempio, ha dovuto trascorrere ben sei mesi in carcere a Gedda, in Arabia Saudita, per uno spinello. Fu arrestata il 5 maggio 2023 con l’accusa di possesso di stupefacenti.

In ogni caso: la mitica sala delle bandiere alla Farnesina (come da video di YouTube) potrebbe arricchirsi di tante bandierine piazzate dalla nostra diplomazia in giro per il mondo a garanzia di noi italiani.

 

Si racconta che a Cavour, all'inizio della nostra storia unitaria, una volta scappò detto:

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“Ho scoperto il modo di ingannare i diplomatici. Io dico la verità e loro non mi credono mai”

Chissà se alla Farnesina è ancora questa regola alla base di tutti i successi.

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Giovanni Santaniello
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