La Corte d'Appello di Torino ha assolto Alex Cotoia, che nell'aprile del 2020 uccise il padre Giuseppe Pompa a Collegno. "È una gioia indescrivibile", ha dichiarato a LaPresse l'avvocato Claudio Strata, difensore del ragazzo, dopo la lettura della sentenza, che ha riconosciuto la legittima difesa.
In primo grado, il 22enne era stato assolto. I giudici di secondo grado, però, annullando la precedente sentenza, lo avevano dichiarato colpevole, condannandolo a 6 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione. Oggi, al termine del processo d'Appello bis voluto dalla Cassazione, è arrivata una nuova assoluzione.
La Corte, presieduta dalla giudice Alessandra Bassi, ha accolto la tesi della difesa, secondo cui, quando uccise il padre nell'abitazione di famiglia a Collegno, nel Torinese, Alex (che ha cambiato il cognome in Cotoia) agì per difendere la madre, il fratello e se stesso da un'aggressione da parte del genitore violento. "Ora voglio trovare il mio posto nel mondo", avrebbe detto all'uscita dal tribunale.
Soddisfatti, ovviamente, i suoi difensori, gli avvocati Enrico Grosso e Claudio Strata, che avevano chiesto l'assoluzione. "Spero che questa pronuncia, autorevolissima, metta fine alla vicenda", ha dichiarato il secondo ai microfoni di LaPresse. E ha aggiunto: "Alex ora deve essere lasciato in pace, non ha praticamente ancora vissuto. Siamo contenti che sia finito un calvario giudiziario".
Secondo l'accusa, rappresentata dal procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi e dalla collega Alessandra Aghemo - che per il ragazzo avevano chiesto la conferma della condanna a 6 anni - Alex non agì per legittima difesa.
hanno dichiarato nel corso della loro requisitoria, sostenendo, in pratica, che il 52enne fu "scannato" dal figlio minore mentre il maggiore, Loris, lo "teneva fermo".
hanno aggiunto, chiedendo che anche Loris fosse indagato.
Con la sentenza odierna, il caso, almeno per il momento, può considerarsi chiuso. "Ho sempre affrontato a testa alta questo processo, pensando che senza mio figlio sarei morta", ha dichiarato Maria Cotoia, madre di Alex, ai giornalisti.
La donna ha più volte parlato pubblicamente delle violenze perpetratele dal marito, spiegando che era geloso fino all'ossessione e che, il giorno dell'omicidio, l'aveva chiamata ben 101 volte. Quando rientrò dal lavoro, secondo le ricostruzioni, la minacciò di farle del male.
Alex, percependo un pericolo imminente, si armò e colpì il padre con sei coltelli. Fu sempre lui, successivamente, a dare l'allarme. "Con mio papà non c'è mai stato un rapporto affettuoso. La prima volta che mi ha picchiato avevo sei anni", ha raccontato a Luca Casadei nel podcast "One More Time", ripercorrendo anni di paura e disagio.
"Eravamo sempre in allerta e sotto pressione. Papà ci aveva tolto l'elemento più importante per la vita di una persona: la libertà", ha aggiunto, fino ad arrivare al fatidico giorno del 30 aprile 2020, che ha cambiato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.
Assoluzione di Alex Cotoia: la Corte d'Appello di Torino ha assolto Alex Cotoia dall'accusa di omicidio per la morte del padre Giuseppe Pompa, avvenuta quasi cinque anni fa a Collegno.
Tesi della difesa e punto di vista dell'accusa: la difesa ha sempre sostenuto che Alex agì per proteggere se stesso, la madre e il fratello da un'aggressione violenta da parte del padre. L'accusa, invece, rigettava la tesi della legittima difesa, sostenendo che Alex avesse agito insieme al fratello per rabbia, dopo anni di maltrattamenti.
Vita di violenze e testimonianze: le ricostruzioni hanno rivelato che la famiglia viveva nel terrore a causa dei comportamenti di Pompa, che negli anni era diventato sempre più possessivo nei confronti della moglie, privando lei e i figli della loro libertà.