13 Jan, 2025 - 12:42

Salvatore Montefusco, niente ergastolo per aver ucciso moglie e figliastra: "Blackout emozionale"

Salvatore Montefusco, niente ergastolo per aver ucciso moglie e figliastra: "Blackout emozionale"

"Un blackout emozionale ed esistenziale" che l'ha portato a uccidere la moglie e la figlia di lei. Fanno discutere le motivazioni della sentenza- emessa dalla Corte d'Assise di Modena il 9 ottobre 2024- con cui Salvatore Montefusco è stato condannato a 30 anni di reclusione, ma non all'ergastolo.

Gabriela Trandafir, 47 anni, e sua figlia Renata, 22enne, furono assassinate a fucilate a Cavazzona di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, il 13 giugno 2022.

Un doppio femminicidio per il quale i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche equivalenti rispetto alle aggravanti riconosciute.

Niente ergastolo per Salvatore Montefusco, colpevole di doppio femminicidio: la condanna

Per l'uomo, che all'epoca dei fatti aveva 71 anni, la Procura di Modena aveva chiesto l'ergastolo. I giudici però, presidente ed estensore Ester Russo, hanno stabilito una pena di 30 anni di carcere e cinque di libertà vigilata.

Sono state riconosciute le attenuanti generiche equivalenti rispetto alle aggravanti, ossia il rapporto di coniugio e di aver commesso il delitto di fronte al figlio minore della coppia. Esclusi quindi la premeditazione, i motivi abietti e futili e l'aver agito con crudeltà. I maltrattamenti sono stati 'assorbiti' dall'omicidio.

Sui documenti della sentenza, si legge infatti che il movente del doppio femminicidio non può essere ricondotto a un contenuto economico. Bensì fa riferimento a una condizione di "profondo disagio, umiliazione ed enorme frustrazione" che l'imputato era arrivato a sperimentare in un clima di "altissima conflittualità". Con la "concreta evenienza" che dovesse abbandonare la casa, e di conseguenza il controllo e la cura del figlio.

Il "blackout" e "i motivi umanamente comprensibili" per il delitto

Sulla sentenza, si legge ancora, è "plausibile" che, quando la figliastra gli disse, ancora una volta, che avrebbe dovuto lasciare l'abitazione, sia avvenuto un "blackout" nell'animo di Montefusco, di tipo "emozionale ed esistenziale", come anche da lui sottolineato più volte. 

Secondo i giudici questa condizione "lo avrebbe condotto a correre a prendere l'arma" e uccidere le due che

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mai e poi mai, secondo quanto affermato dai testimoni sentiti in aula, aveva prima d'allora minacciato di morte.

La concessione delle generiche, spiegano ancora i giudici, considera la confessione, il fatto che fosse incensurato, il corretto contegno processuale e la situazione critica dell'ambiente familiare che "lo ha indotto a compiere il tragico gesto, per motivi umanamente comprensibili"

Infatti, secondo la corte, non si può non tener conto

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di tutta quella serie di condotte unilaterali e reciproche che, susseguitesi nel tempo e cumulativamente considerate hanno senz'altro determinato l'abnorme e tuttavia causale reazione dell'imputato.

Le reazioni alle motivazioni della sentenza

L'avvocato dei familiari delle due vittime, Barbara Iannuccelli, ha commentato le motivazioni evidenziando come la giovane Renata avesse il desiderio di diventare avvocato, per difendere se stessa e la madre dalle violenze quotidiane.

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Circostanze attenuanti generiche che spazzano via qualunque circostanza aggravante per... umana comprensione. Navighiamo tutti in un mare di forte incredulità

ha poi aggiunto.

Il post dell'avvocato Iannuccelli sulla vicenda

Aspre polemiche sono scoppiate nelle ultime ore anche sui social network. "A partire da oggi diventa dunque 'plausibile' ammazzare a fucilate le persone, se una situazione esasperante e frustrante determina, nell'animo di qualcuno, un 'black out emozionale ed esistenziale'" scrive Claudio.

"A mio parere si tratta di una sentenza non solo fin troppo benevola verso il femminicida, ma particolarmente pericolosa perché può costituire un precedente giudiziario da utilizzare per altri processi di violenza maschile sulle donne" scrive Maddalena Robustelli del comitato 'Se non ora quando?'

Anche il mondo della politica sta discutendo del caso. La senatrice del Pd Valeria Valente, della bicamerale Femminicidio, ha definito il messaggio scaturito dalla sentenza come di un provvedimento da "manuale del patriarcato". 

Mentre la deputata della Lega Laura Ravetto, responsabile del dipartimento Pari opportunità del Carroccio, ha annunciato un'interrogazione al ministro della Giutizia, commentando come una sentenza di questo tipo rischi di vanificare leggi come il Codice Rosso.

La ricostruzione del femminicidio di Gabriela e Renata

Gabriela e Renata furono uccise con diversi colpi di fucile il 13 giugno 2022: erano appena rientrate a casa dopo l'incontro con un avvocato, che si stava occupando della separazione della coppia.

Stando a quanto ricostruito, l'uomo ha ucciso Renata dopo che lei le aveva ripetuto che avrebbe dovuto lasciare la casa. Gabriela, invece, è stata uccisa davanti al figlio della coppia, Salvatore junior, mentre tentava di scappare.

Il ragazzo ha rilasciato una drammatica testimonianza di quel giorno. "Spostati o sparo anche a te" gli ha intimato il padre, prima di colpire a morte la moglie.

L'uomo, in aula, ha raccontato di "aver sparato all'impazzata" senza mirare, dopo essere stato "umiliato" per l'ennesima volta da madre e figlia. La sorella di Gabriela, Elena, ha invece raccontato di denunce presentate dalla donna e che nessuno avrebbe preso in considerazione.

La storia di Salvatore Montefusco in tre punti

  • ll doppio femminicidio e la condanna: Salvatore Montefusco, 71 anni, ha ucciso Gabriela Trandafir e sua figlia Renata a Cavazzona di Castelfranco Emilia (Modena) il 13 giugno 2022. Nonostante la gravità del crimine, la Corte d'Assise di Modena lo ha condannato a 30 anni di carcere invece dell'ergastolo, riconoscendo attenuanti generiche come la sua condizione di "disagio emotivo ed esistenziale" e la mancanza di premeditazione.

  • Le motivazioni della sentenza: I giudici hanno motivato la sentenza parlando di un "blackout emozionale ed esistenziale" di Montefusco, causato da un clima di alta conflittualità familiare e dalla minaccia di dover lasciare la casa. La corte ha considerato le difficoltà psicologiche dell’imputato e la sua confessione, riducendo la pena grazie a questi fattori.

  • Le polemiche e le reazioni: La sentenza ha suscitato forti reazioni. Gli avvocati delle vittime e alcune figure politiche hanno criticato la decisione, considerandola troppo benevola e pericolosa, temendo che possa diventare un precedente per giustificare violenze simili. La senatrice Valeria Valente ha definito la motivazione della sentenza come un esempio di "manuale del patriarcato".

Il servizio del Tg3 sul doppio femminicidio di Gabriela e Renata- 14 giugno 2022

Un nuovo, drammatico caso di femminicidio è avvenuto solo pochi giorni fa in provincia di Perugia: Daniele Bordicchia ha sparato alla moglie Eliza Stefania Feru e si è suicidato.

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Mariangela Celiberti
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