13 Jan, 2025 - 10:54

Zuckerberg sempre più trumpiano: Meta rinnega le politiche di inclusività LGBTQ+

Zuckerberg sempre più trumpiano: Meta rinnega le politiche di inclusività LGBTQ+

Mark Zuckerberg vuole sorpassare il rivale Elon Musk a destra. Dopo aver rimosso i fact-checker dai suoi social, il CEO di Meta ha infatti disposto la rimozione di assorbenti e tamponi dai bagni maschili degli uffici dell'azienda. Questi prodotti erano stati precedentemente forniti per supportare i dipendenti non binari e transgender che potrebbero averne bisogno. Secondo un articolo del New York Times, ai responsabili delle strutture negli uffici di Meta nella Silicon Valley, in Texas e a New York è stato chiesto di eliminare questi articoli dai bagni maschili.

Zuckerberg: stop agli assorbenti nei bagni maschili di Meta

Meta, l'azienda madre di Facebook, Instagram e Threads, ha recentemente introdotto significative modifiche alle sue politiche e operazioni. Tali cambiamenti, che toccano ambiti come le iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI), la moderazione dei contenuti e la gestione degli spazi aziendali, hanno sollevato un acceso dibattito. Le decisioni sembrano riflettere un cambiamento nella posizione di Meta riguardo alle politiche sul luogo di lavoro e alla governance della piattaforma, come riportato da Fox News Digital e dal New York Times. Queste scelte hanno generato reazioni contrastanti, tra cui sostegno, critiche e insoddisfazione tra i dipendenti.

La scelta di eliminare gli assorbenti dai bagni maschili ha suscitato preoccupazioni tra i dipendenti non binari e transgender, che vedono in questa decisione un possibile ostacolo alle loro necessità. Meta non ha fornito spiegazioni approfondite per questa mossa, alimentando interrogativi e timori tra il personale e i sostenitori dei diritti LGBTQ+.

Il New York Times ha inoltre sottolineato che le nuove politiche aziendali hanno provocato tensioni interne. Sulla piattaforma aziendale Workplace, i membri del gruppo @Pride hanno manifestato disappunto e sollevato obiezioni. Alcuni dipendenti hanno persino comunicato l’intenzione di lasciare l’azienda. Alex Schultz, responsabile marketing di Meta, ha cercato di rispondere alle critiche con un post, evidenziando come tematiche quali i diritti delle persone transgender siano diventate altamente politicizzate.

Chiusura dei programmi di inclusione 

Meta ha anche deciso di chiudere i suoi programmi di diversità, equità e inclusione (DEI). Una scelta difesa da Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer dell'azienda. Kaplan ha spiegato che il nuovo approccio al reclutamento sarà orientato a privilegiare le competenze individuali, senza tenere conto di fattori come razza o genere.

Meta descrive questa decisione come un tentativo di garantire maggiore equità e ampliare la gamma di candidati qualificati, ma i documenti interni rivelano che la scelta ha generato insoddisfazione tra i dipendenti LGBTQ+ e altri gruppi, con alcuni che hanno deciso di lasciare l’azienda. L’impatto di questo cambiamento va oltre il reclutamento. I critici sostengono che eliminare programmi DEI strutturati potrebbe ridurre il supporto ai gruppi sottorappresentati all'interno dell'azienda.

Un'altra modifica significativa è stata la rimozione delle opzioni di personalizzazione per utenti transgender e non binari dall'app Messenger. Questa decisione ha alimentato dubbi sull’impegno di Meta verso l’inclusività, portando alcuni dipendenti LGBTQ+ a sentirsi emarginati e a mettere in discussione le priorità dell'azienda in materia di diversità.

All’interno di Meta, le reazioni dei dipendenti sono state contrastanti. Mentre alcuni ritengono che le modifiche siano necessarie per semplificare le operazioni e stimolare l'innovazione, altri si sentono delusi, interpretando queste decisioni come un passo indietro rispetto agli impegni precedentemente assunti per promuovere inclusione e valori progressisti.

All’esterno, queste scelte hanno attirato critiche da parte di gruppi per i diritti civili, analisti del settore e personaggi pubblici. Molti temono che i cambiamenti minino i progressi raggiunti nel costruire un ambiente di lavoro equo e nell'adottare pratiche responsabili di moderazione dei contenuti.

La metamorfosi di Zuckerberg: è diventato trumpiano

Mark Zuckerberg e Meta si erano finora distinti per politiche progressiste, iniziative di inclusione e diversità, e una forte adesione ai principi dell’Identity Politics. Tuttavia, negli ultimi mesi si è verificato un netto cambio di direzione, che ha spiazzato dipendenti, analisti e osservatori esterni, lasciando emergere interrogativi sulle motivazioni alla base di tali scelte.

Meta ha rivisto la sua strategia per la moderazione dei contenuti, adottando un approccio che, secondo l’azienda, mira a "ripristinare la libertà di espressione". Nell’ambito di questa ristrutturazione, il programma di fact-checking gestito da terze parti negli Stati Uniti è stato dismesso. Questo sistema, che rappresentava uno dei principali strumenti di Meta per contrastare la disinformazione, è stato rimpiazzato da un modello basato sulle "note della comunità", ispirato al metodo utilizzato da X (precedentemente Twitter), di proprietà di Elon Musk. Sembra che proprio il miliardario sudafricano, stretto alleato di Trump, sia diventato il nuovo modello che Zuckerberg intende seguire ed imitare.

Mentre i sostenitori del cambiamento ritengono che il sistema precedente avesse limitato il dibattito libero, i critici avvertono che l'assenza di un processo strutturato di fact-checking potrebbe esporre la piattaforma a un incremento della disinformazione. Meta, tuttavia, ha difeso la decisione, affermando che il vecchio programma aveva "oltrepassato i limiti", ostacolando un confronto aperto e inclusivo.

Il neo-presidente degli Stati Uniti non avrebbe potuto sperare in un supporto migliore. Fino ad oggi, Trump aveva utilizzato principalmente la sua piattaforma Truth Social, quasi invisibile, e X (precedentemente Twitter), che conta circa 300 milioni di utenti. Ora, invece, potrà sfruttare i social più influenti al mondo, come Facebook (con tre miliardi di utenti) e Instagram (due miliardi), piattaforme che non erano affatto scontate per la sua comunicazione.

I rapporti tra Zuckerberg e la famiglia Trump-Musk sono stati storicamente tesi. In Save America, il libro che racconta i primi quattro anni della sua presidenza, Trump aveva accusato Zuckerberg di aver cospirato contro di lui nelle elezioni del 2020, minacciando l’imprenditore di una "prigione a vita" in caso di nuove interferenze. La rivalità tra Zuckerberg e Musk ha avuto un lato più spettacolare: a fine 2023 sembravano pronti a sfidarsi in un incontro pubblico sotto la supervisione dell’allora ministro della cultura italiano Gennaro Sangiuliano, con il Colosseo come location, ma l'evento è poi sfumato.

La recente svolta a favore di Trump non sorprende però del tutto. Durante la campagna elettorale, Zuckerberg non si è schierato pubblicamente, ma subito dopo le elezioni ha visitato Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto. Dopo l’incontro, Zuckerberg ha donato un milione di dollari al comitato organizzatore della cerimonia di inaugurazione. Inoltre, con le ultime nomine nel vertice di Meta, l'azienda si è avvicinata ai repubblicani americani.

Il 3 gennaio, Nick Clegg, ex leader dei liberali britannici e responsabile delle relazioni globali di Meta, ha lasciato l'azienda. Al suo posto è stato nominato Joel Kaplan, un repubblicano che era stato vice-capo dello staff della Casa Bianca sotto la presidenza di George W. Bush. La svolta a destra di Meta è stata ulteriormente consolidata con l’ingresso nel consiglio di amministrazione di Dana White, figura vicina a Trump e capo dell’Ultimate Fighting Championship, e di John Elkann, presidente di Stellantis e della holding Exor, nonché editore del gruppo Gedi che pubblica La Stampa, La Repubblica e il settimanale The Economist.

Secondo quanto riportato dal New York Times, la recente svolta di Zuckerberg, e quindi della sua azienda dal valore di 1,5 trilioni di dollari, ha due principali obiettivi: posizionarsi in vista dell'inaugurazione di Trump il 20 gennaio e uscire allo scoperto con le sue opinioni originarie, che non intende più nascondere. 

Immagine di copertina: Depositphotos.com

 
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Daniel Moretti
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