Punto di svolta nelle indagini relative al caso di Gilberto Bracelli, il 56enne scomparso da Luino, in provincia di Varese, il 17 settembre 2024.

A distanza di quattro mesi dalla sua sparizione, il potenziale cadavere dell’uomo è stato ritrovato nella stessa città dove tutto è iniziato.

È giusto utilizzare il condizionale su questa vicenda, poiché, per confermare ufficialmente che si tratti delle spoglie mortali dell’uomo è necessario attendere i risultati del test del DNA.

Un iter burocratico necessario e utile a escludere qualsiasi altra pista fuorviante o inesatta. Nei vestiti della salma, sono stati rinvenuti degli oggetti che sembrano appartenere all’uomo.

Tag24 ha intervistato il presidente del Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV e raggiunto telefonicamente la sorella di Bracelli per fare insieme il punto su questa drammatica tragedia.

La scomparsa del 56enne

Di professione cuoco e residente a Novaggio, in Svizzera, Gilberto era tornato in Italia per effettuare delle commissioni.

Il giorno precedente alla sparizione, il 16 settembre intorno quattro del pomeriggio, Bracelli si è accasciato al suolo a causa di un malore improvviso.

Dei testimoni presenti sul posto, hanno chiamato un’ambulanza, ed è stato ricoverato in un ospedale vicino.

Il giorno seguente, alle 7 del mattino, è uscito autonomamente dalla struttura, senza apparentemente firmare alcun documento.

L’allontanamento dall’ospedale

Da quel momento nessuno ha più avuto sue notizie. La sorella, preoccupata, ha immediatamente denunciato l’accaduto ai carabinieri e alla polizia cantonale, avviando una collaborazione investigativa tra le autorità delle rispettive nazioni.

La donna aveva più volte sollevato un silenzio da parte della struttura sanitaria in cui il parente era stato ricoverato, asserendo un’assenza di collaborazione alla vicenda da parte della clinica.

Il ritrovamento del cadavere

“Il cadavere è stato ritrovato in un boschetto vicino all’ospedale di Luino da una signora che passeggiava con il cane”, racconta la sorella di Bracelli.

“È in stato di decomposizione, quindi non possiamo ancora vederlo. Stiamo aspettando notizie dai carabinieri di Luino”, sottolinea la parente.

“Il corpo si trovava a circa 200 metri dall’ospedale dove mio fratello era stato ricoverato. Siamo rimasti un po’ male sapendo che, in tutto questo tempo, fosse così vicino alla struttura sanitaria”, conclude.

In arrivo i risultati del DNA

“Il DNA è stato prelevato dai familiari di Gilberto e siamo in attesa di riscontro. Per una questione di correttezza attendiamo di eliminare la scheda fino alla conferma ufficiale dell’Arma”, spiega il presidente dell’associazione.

“Al momento del rinvenimento, il cadavere non era riconoscibile, ma aveva all’interno dei vestiti i documenti appartenenti all’uomo“, prosegue.

“Sicuramente si tratta di lui, ma ci atteniamo alla burocrazia. Il Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi OdV, eliminerà l’identikit non appena il caso sarà chiuso definitivamente”, conclude il referente.

Bracelli e Pari: il DNA strumento decisivo nelle indagini

La conferma del test del DNA è stata fondamentale per un altro caso analogo a quello di Gilberto Bracelli, ovvero quello di Giancarlo Pari, scomparso da Rimini il 3 giugno 2024.

L’anziano, affetto da una lieve forma di alzheimer, la mattina della sparizione si era recato a una visita relativa al suo delicato problema di salute.

Aveva salutato la moglie per una passeggiata in città, come di consueto, ma non è mai arrivato alla tabaccheria dei figli, a causa di un potenziale stato confusionale.

Dopo il ritrovamento del cadavere del 77enne, avvenuto il 26 settembre nei pressi di Rio Melo, il fiume che attraversa la vicina Riccione, anche il corpo dell’anziano era in avanzato stato di decomposizione.

Nonostante il ritrovamento dei suoi vestiti, è stato fondamentale attendere il risultato degli accertamenti da parte dei R.I.S. di Parma per conclamarne la paternità.

La conferma che si trattasse dell’uomo, è arrivata solo nel gennaio 2025, un mese dopo la richiesta di verità da parte della figlia Rosj, addolorata insieme al resto dei familiari per il tragico epilogo.

A sua detta, una disgrazia che poteva essere evitata con maggiori ricerche sul campo e un aiuto maggiore da parte delle istituzioni.