L’obiettivo di Giorgia Meloni è arrivare al 2032. La presidente del Consiglio ha sempre ribadito di puntare a una riconferma alle elezioni generali del 2027, segno di grande fiducia nella stabilità del proprio esecutivo che finora ha smentito tutte le aspettative dell’opposizione che mai avrebbe pensato che il governo sarebbe arrivato al suo terzo anno di vita. Arrivare al 2032 implicherebbe che questa e la prossima legislatura nata dalle elezioni del 2027 termineranno senza interruzioni o rimpasti.

Atto di fiducia nelle capacità del proprio governo o un tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto? Mentre la presidente del Consiglio rimarca l’obiettivo di rimanere al timone dell’Italia per i prossimi sette anni, le divisioni all’interno della maggioranza di governo aumentano. Basti pensare agli attriti con la Lega di Salvini sul terzo mandato, sull’autonomia differenziata o sul ddl Sicurezza. Non mancano i disaccordi tra FdI e Forza Italia, in particolare sul tema della cittadinanza.

In un contesto del genere, il 2025 sarà un anno fondamentale per il governo Meloni che si trova davanti a sfide cruciali per la sua stabilità: tre possibili referendum che diventano megafono dell’opposizione, sei elezioni regionali per nulla scontate per le forze di maggioranza e tante riforme promesse durante la campagna elettorale del 2022 ancora da approvare. Sulla rotta del 2032, c’è inevitabilmente un 2025 ricco di impegni ma anche di rischi.

Obiettivo 2032 per Giorgia Meloni

Questo sarà l’anno delle riforme come aveva annunciato a dicembre la presidente del Consiglio, durante Atreju 2024. Un anno cruciale per riuscire a garantire che il governo sopravviva e riesca ad arrivare al 2026 ancora compatto e senza attraversare periodi di crisi. Un obiettivo difficile quello che Giorgia Meloni si è posta, soprattutto contando le ultime tensioni che hanno animato gli ultimi mesi dello scorso anno. Il 2024 si è chiuso con le brame del vicepremier Matteo Salvini che ha esplicitamente detto di puntare al ministero degli Interni occupato al momento dall’ex prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.

Le mire sul Viminale potrebbero costituire un problema per il governo Meloni che, secondo i quotidiani, potrebbe arrivare al rimpasto anche se questa opzione è stata smentita. Per ora, il ministro dei Trasporti non ha avanzato rivendicazioni né è entrato in conflitto con l’esecutivo nazionale ma le occasioni non potrebbero mancare in futuro e, in quel caso, la possibile partita sul Viminale potrebbe essere motivo di scontri.

Gli attriti nella maggioranza

Il centrodestra cerca di tenere uniti i pezzi ma lo scontro tra moderati e radicali sembra comunque all’ordine del giorno. Già nel corso delle elezioni europee dello scorso anno sembrava potesse crearsi una frattura fra Forza Italia e Lega. Negli scorsi mesi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il vicepremier Salvini sono entrati spesso in conflitto su diversi temi: a partire dalla cittadinanza fino alla guerra in Ucraina. Il più fulgido esempio di tensioni all’interno della coalizione? Il voto contrario di Forza Italia sulla riduzione del canone Rai nella manovra di bilancio dello scorso anno, caldeggiata dalla Lega.

La rottura totale del centrodestra potrebbe forse partire dalla grande distanza che c’è tra i moderati e la Lega di Matteo Salvini che, ancora oggi, cerca di rivestire il ruolo di partito più a destra nella coalizione di governo. In tal senso, le istanze che potrebbero arrivare dal congresso federale della Lega porterebbero novità nel partito ma non è detto che possano essere positive per la stabilità del governo.

La tripla “R”: riforme, referendum e regionali

Tutte e tre le grandi sfide del 2025 iniziano con la lettera “r”. Partiamo dalle riforme promesse dalla presidente del Consiglio: quest’anno potrebbe essere quello dell’approvazione del tanto atteso pacchetto di leggi sulla giustizia, all’interno del quale c’è anche la separazione delle carriere tanto contestata dagli stessi magistrati. La riforma attraverserà un iter piuttosto lungo e la speranza è quella di riuscire ad approvarla entro la prossima estate, poco prima della chiusura del Parlamento.

Sempre in tema giustizia, resta alta l’attenzione sul ddl Sicurezza. Il disegno di legge, già approvato dalla Camera, potrebbe approdare in Senato nel mese di marzo. L’approvazione delle norme in materia sicurezza potrebbe dare una spinta importante al governo Meloni. Ancora ferma dallo scorso giugno la riforma sul premierato, definita dalla stessa premier come “La madre di tutte le riforme”. Il percorso per l’elezione diretta del presidente del Consiglio sembra in alto mare nonostante tutte le rassicurazioni.

C’è un filo che connette le riforme ai referendum: si chiama autonomia differenziata. Il ddl Calderoli definito dall’opposizione come “Spacca Italia” è stato fortemente ridimensionato dalla Corte Costituzionale. Nei prossimi giorni potrebbe arrivare la sentenza che stabilirà se ci sarà un referendum per l’abrogazione. Assieme a quello sul ddl Calderoli, sono altri due i referendum che rischiano di destabilizzare il governo: uno sulla cittadinanza, tema sul quale Forza Italia mostra una maggiore apertura, e un secondo sulla sicurezza del lavoro che poco cambierebbe per Meloni&co.

Un banco di prova saranno le regionali. Si voterà in sei regioni: Valle d’Aosta, Veneto, Campania, Toscana, Puglia e Marche. L’anno è iniziato con le diatribe locali in Veneto sulla scelta del candidato che sembrano aver “contagiato” Roma, come dimostrano le recenti polemiche sul terzo mandato. La presidente del Consiglio guarda al lungo periodo ma sarà sicuramente consapevole che già quest’anno potrebbe essere decisivo.

Gli obiettivi di Meloni per arrivare al 2032 in tre punti

  • Divisioni nella maggioranza: Il governo Meloni è minacciato da tensioni interne tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con divergenze su temi chiave come autonomia differenziata, cittadinanza e sicurezza. Le ambizioni di Matteo Salvini sul Ministero degli Interni aumentano il rischio di un rimpasto.
  • Sfide cruciali nel 2025: L’anno sarà decisivo per la stabilità del governo, con riforme fondamentali da approvare (giustizia, premierato, sicurezza), tre possibili referendum che potrebbero rafforzare l’opposizione e sei elezioni regionali in aree chiave, tra cui Campania, Toscana e Puglia.
  • Obiettivo 2032 a rischio: Sebbene Meloni punti a una guida a lungo termine, la coesione interna, i risultati elettorali e la capacità di attuare il programma saranno determinanti per garantire la sopravvivenza e il successo dell’esecutivo.