Dopo i recenti casi di femminicidio – suicidio a Gualdo Tadino e il tentato femminicidio di Seriate, l’opinione pubblica italiana fa nuovamente i conti con il dramma della violenza di genere, interrogandosi su quanti sforzi si stiano facendo e quanti debbano essere ancora fatti.
Una risposta, in questi giorni, è arrivata dal Ministero dell’Istruzione che ha annunciato la firma di un protocollo di intesa con la Fondazione Giulia Cecchettin per rafforzare nelle scuole i percorsi di educazione civica contro la violenza di genere.
Un altro segnale, poi, è arrivato con il rifinanziamento del reddito di libertà – contributo di 500 euro mensili per le donne vittime di violenza – per gli anni 2024, 2025 e 2026, per una dotazione complessiva di 30 milioni di euro.
Violenza di genere: dal reddito di libertà al metodo Scotland
Se l’approvazione del Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza costituisce indubbiamente buona notizia, non manca però l’occasione di una riflessione. Nel corso del 2024, infatti, i fondi del Reddito di libertà non sono stati erogati alle donne che ne avevano fatto richiesta, con gravi conseguenze nei percorsi di libertà delle stesse, come denunciato dall’associazione Di.Re.
Come fare, allora, per rendere davvero efficaci gli strumenti per la lotta contro la violenza di genere?
La redazione di Tag24 ha parlato con la senatrice di Italia viva Daniela Sbrollini, membro della Commissione Bicamerale d’inchiesta sui femminicidi, la quale ha sottolineato ai nostri microfoni la necessità che le politiche antiviolenza diventino strutturali, annunciando la prossima presentazione di un testo di legge che, ispirato al successo riscosso nel Regno Unito dal metodo Scotland, mira a cambiare le cose anche in Italia.
Reddito di libertà, Sbrollini: “Finanziamento sia strutturale”
Senatrice Sbrollini, partiamo proprio dal reddito di libertà. È una buona notizia il finanziamento del fondo per il prossimo triennio?
«Sicuramente: non a caso, insieme ai colleghi di Italia viva, avevamo presentato un emendamento per aumentare la dotazione per il reddito di libertà. Sappiamo bene che le donne vittime di violenza, soprattutto se hanno figli, sono spesso impaurite dall’idea di denunciare perché non hanno una loro indipendenza economica. Così come sappiamo come in Italia esista ancora un consistente divario salariale tra uomini e donne e come il tasso di disoccupazione femminile sia ancora alto.
Tuttavia, affinché sia incisivo, il Fondo deve essere garantito e stabile nel tempo. Questo discorso vale non solo per il reddito di libertà: tutti gli interventi contro la violenza di genere, per funzionare, devono essere continui. Ma non sempre è così. Un esempio arriva da questa legge di bilancio: è stato finanziato il reddito di libertà ma è stato tagliato il Fondo destinato agli orfani di femminicidio. Un fatto grave: anche questi figli sono vittime della violenza di genere».
Sbrollini: “Sburocratizzare interventi anti violenza”
La mancata continuità dei finanziamenti e i tagli ai servizi penalizza le donne vittime di violenza?
«La lotta alla violenza contro le donne non riguarda più soltanto le leggi, che ormai fortunatamente ci sono. Per aiutare le donne serve prevenzione, servizi di assistenza adeguati, formazione dei magistrati e del personale sanitario. Non possiamo pensare di bloccare le violenze ai primi segnali se mancano i consultori o le strutture di ascolto. Eppure anche per questi interventi sono stati tagliati i fondi.
Serve poi intervenire sulla sburocratizzazione. Le risorse assegnate in finanziaria, prima di arrivare ai centri antiviolenza, passano dalle Regioni in tempi lunghissimi, anche di un anno. È chiaro che queste lungaggini limitano la possibilità dei centri di fare programmazione e operare a favore delle donne. Lo stesso vale per il reddito di libertà: se erogato, deve arrivare direttamente alle vittime non appena ne fanno richiesta».
Sbrollini: “Presto mia proposta su metodo Scotland”
Lei è membro della Commissione bicamerale di inchiesta sul femminicidio. Cosa propone?
«Sto lavorando insieme all’avvocata Alessandra Capuano a un testo di legge che si ispira al metodo Scotland che, applicato per la prima volta in Inghilterra, ha dimostrato di riuscire a dimezzare i numeri della violenza sulle donne, peraltro senza bisogno di grandi finanziamenti.
Riconoscendo il principio che la violenza contro le donne non è un fatto personale, ma riguarda tutta la comunità, gli interventi basati sul metodo Scotland agiscono sulla prevenzione di comunità mettendo in rete Forze dell’ordine, ospedali, consultori, magistratura, centri antiviolenza e volontari in ogni quartiere e in ogni città.
I volontari sono un elemento essenziale di questo piano: la chiave è infatti il coinvolgimento di giovani, formati appositamente per essere impiegati contro questa piaga sociale. L’esperienza nei centri antiviolenza permetterebbe, peraltro, di sensibilizzare le nuove generazioni su questi temi, in continuità con la scuola, per contrastare quei modelli che ancora oggi sono purtroppo radicati anche nei giovani».
Sbrollini: “Anche in nuove generazioni mentalità misogina”
Come si spiega il radicamento di una mentalità misogina anche nelle nuove generazioni?
«Esiste un tema di povertà educativa, di mancanza di educazione ai sentimenti. Come legislatori dobbiamo compiere il salto su questi temi: le leggi servono, ma serve anche l’intervento sulla parte emotiva che costituisce l’identità di un individuo.
C’è poi un fattore culturale. Spesso critichiamo i Paesi fuori dall’Occidente per come trattano e considerano le donne. Eppure fatichiamo a mettere a fuoco la crisi dei valori nella nostra cultura occidentale. Facciamo ancora i conti con la misoginia. Dovremmo fermarci un attimo e pensare a che società vogliamo essere e a quali valori vogliamo affermare».
Sbrollini: “C’è chi pensa alle donne solo per procreazione”
A proposito di educazione, ieri il ministro Ciriani ha comunicato che la dotazione di 500mila euro destinata all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole sarà destinata a formare gli insegnanti sui temi dell’infertilità. Non crede sia un’occasione persa?
«Sì, concordo. Si tratta della dimostrazione dell’esistenza di una cultura, non amica delle donne, che dimostra di non aver capito a fondo il tema e di considerare la donna solo per la procreazione. Siccome c’è un problema legato alla denatalità allora si parla nelle scuole di come combattere l’infertilità, anziché affrontare il tema alla radice. Ma se non si parte dall’educazione dei ragazzi, come si cambia?».
In conclusione: reddito di libertà e metodo Scotland
- Politiche strutturali: La senatrice Sbrollini sottolinea l’importanza di rendere il Reddito di libertà e tutte le misure contro la violenza di genere interventi stabili e non dipendenti da finanziamenti temporanei.
- Sburocratizzazione dei fondi: I ritardi nell’erogazione delle risorse limitano l’efficacia dei centri antiviolenza e impediscono una tempestiva assistenza alle vittime.
- Adozione del metodo Scotland: Sbrollini sta lavorando a una proposta di legge ispirata al metodo Scotland, che prevede interventi di comunità e il coinvolgimento di giovani volontari nella prevenzione della violenza di genere.
- Educazione sentimentale: La senatrice evidenzia l’urgenza di un’educazione ai sentimenti per combattere la misoginia, ancora diffusa anche tra i giovani.