Confusa ma felice, tanto da non aver dormito per la gioia ieri notte dopo l’arrivo in Italia. Comincia così la nuova puntata del podcast di Chora Media “Stories” condotto da Cecilia Sala, la reporter 29enne recatasi a dicembre in Iran e detenuta con l’accusa di aver violato la legge islamica. La giornalista è stata prigioniera del carcere di Evin, a Teheran, per una ventina di giorni ed è proprio il penitenziario pieno di oppositori del regime l’oggetto di questo episodio speciale. Sala viene intervistata dal Ceo Editor in Chief di Chora Media Mario Calabresi e racconta della sua esperienza in Iran.

Nell’episodio 694, vengono spiegati i timori nei giorni trascorsi all’interno del carcere di Evin. La giornalista spiega come la percezione del tempo fosse dilatata e dei pensieri negativi durante la detenzione. Ore che sembravano infinite, questo emerge dal racconto di Sala alla quale non sono stati dati neanche occhiali o una penna perché potevano diventare un’arma, a detta delle guardie.

La giornalista ha detto che nei ventuno giorni di prigionia è riuscita a ridere solo due volte. La prima quando è riuscita a rivedere il cielo dal cortile del carcere e la seconda quando ha sentito un uccellino che faceva un verso buffo. Unici momenti positivi in quasi tre settimane di buio all’interno di una cella dove era difficile avere pensieri positivi. Sala spiega che aveva letto dell’arresto di Abedini e da subito pensava che l’Iran la volesse usare come “moneta di scambio”.

La ricostruzione dei fatti fornita da Sala nell’intervista

Neanche Cecilia Sala conosce il motivo per cui è stata arrestata lo scorso 19 dicembre. La giornalista nel corso dell’intervista rilasciata a “Stories“, il podcast di Chora Media da lei diretto, ha spiegato che due persone hanno bussato alla porta della sua stanza di albergo a Teheran. Qualche ora più tardi alla giornalista sono state poste domande che, a sua detta, non lasciavano presagire nulla di positivo.

Sala è stata portata al carcere di Evin e messa in una cella all’interno della quale è arrivata anche un’altra prigioniera. Sembra che la reporter fosse al corrente che in Italia, pochi giorni prima del suo arresto, era stato fermato l’ingegnere Mohammad Abedini. Sala non sperava di essere liberata in così poco tempo e ha elogiato il governo e i servizi di sicurezza per essere accorsi in suo aiuto in circostanze davvero difficili:

Non ho dormito, volevo sentire la musica e aprire la finestra…sento però il senso di colpa dei fortunati, ringrazio chi si prende cura delle persone che si trovano nelle mie stesse condizioni

La prigionia a Evin

Sono stati giorni davvero duri, quelli trascorsi a Evin. Questo emerge dal racconto di Cecilia Sala nel corso del podcast “Stories“. A condividere la cella, per alcuni giorni, c’è stata un’altra prigioniera con cui la giornalista interagiva: prima di andare via, spiega Sala nell’intervista, si sono scambiate un abbraccio definito “molto potente”. La compagna di cella della reporter si trova nel carcere di Evin in quanto è contraria al regime di Teheran.

Per le prime due settimane, tutti i giorni, Cecilia Sala è stata interrogata dalle guardie carcerarie. La giornalista spiega di essere stata accusata di “pubblicità contro la Repubblica Islamica” ma racconta di aver preso in considerazione di essere stata accusata anche di reati più gravi. Alla reporter è stato detto che era accusata di tanti crimini in posti diversi.

Sala racconta come di recente c’è stata una maggiore apertura grazie al presidente Pezeshkian ed è sembrato che i rischi fossero ridotti rispetto a qualche anno fa. Molti colleghi più esperti, spiega la giornalista, erano ottimisti sul trattamento che poteva essere riservato ai reporter con queste nuove misure.

Il ritorno in Italia

A comunicare alla giornalista che sarebbe tornata in Italia è stata una guardia del carcere di Evin. I fatti risalgono alle nove di mattina di ieri, 8 gennaio 2025, giorno in cui Sala è tornata a casa. La reporter è stata portata dal penitenziario in aeroporto per arrivare a Roma. Il solo viaggio è stato una fuga per Sala dopo giorni in una cella dove l’unica luce era quella dei neon.

La giornalista spiega che continua ad amare l’Iran e le donne iraniane, nonostante la terribile esperienza nel carcere di Evin:

Non è cambiata la mia comprensione e il mio affetto, ho avuto paura di tante cose o di essere diventata pericolosa. Questo mi ha fatto soffrire tanto

Negli scorsi giorni la vicenda di Cecilia Sala è stata al centro del dibattito. La giornalista è arrivata ieri in Italia ed è stata accolta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Adesso, spiega Sala, sarà importante rimettere insieme i pezzi dopo tre notti insonni per poi tornare a svolgere il lavoro che ama.

La lunga intervista a Cecilia Sala in tre punti

  • Arresto e detenzione: Cecilia Sala, giornalista italiana, è stata arrestata il 19 dicembre 2024 in Iran, senza conoscere inizialmente le ragioni precise. Durante il suo interrogatorio e la prigionia nel carcere di Evin, è stata accusata di “pubblicità contro la Repubblica Islamica” e ha vissuto giorni di isolamento e paura, con poche occasioni di sollievo.
  • Esperienza nel carcere: La giornalista ha descritto le dure condizioni di vita nella cella, dove il tempo sembrava dilatato. La privazione di beni di uso quotidiano, come penne o occhiali, e il costante interrogatorio hanno reso la situazione ancora più difficile. Tuttavia, sono stati momenti positivi, come il sentire il canto di un uccellino, che l’hanno fatta sorridere.
  • Ritorno in Italia: Dopo 21 giorni, Cecilia Sala è stata liberata e, il 8 gennaio 2025, è tornata in Italia, accolta dal governo italiano. Nonostante la sofferenza, la giornalista ha ribadito il suo affetto per l’Iran e il popolo iraniano, esprimendo gratitudine per il sostegno ricevuto durante la prigionia.