Giorni potenzialmente convulsi quelli che sembrano attendere il governo. Presi ancora dalla più che legittima sbornia dopo la liberazione e il ritorno in Italia di Cecilia Sala, gennaio proporrà con ogni probabilità una serie di scontri potenzialmente gravi per l’esecutivo.

Impugnando la legge regionale della Campania che avrebbe permesso a Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato, il governo manda un messaggio chiaro anche a Luca Zaia: per il momento non può pensare di continuare il suo lavoro in Veneto. Ciò però dispiacerà molto alla Lega, che ha visto i suoi tentativi di introdurre il terzo mandato frustrati da Forza Italia ma soprattutto da Fratelli d’Italia.

Igor Iezzi si fa portavoce del pensiero leghista su entrambi le questioni, compreso il nome che dovrebbe correre per il centrodestra per il dopo Zaia: il suo commento è un vero e proprio indice puntato contro i meloniani, che vorrebbero oggi guidare regioni importanti come Veneto e Lombardia pur senza avere una classe dirigente che possa farlo.

Iezzi sul terzo mandato: “Vanno convinti i nostri alleati”

Due questioni, quella sul terzo mandato e quella riguardante il successore di Luca Zaia alla guida del Veneto, si intrecciano e rendono complicato il lavoro di riappacificazione fra gli esponenti della maggioranza. Due dei partiti che la compongono, Fratelli d’Italia e Lega, ormai non nascondono più di non essere d’accordo sul come procedere in vista di quest’autunno, quando gli elettori dovranno decidere i presidenti di regioni come Campania, Veneto per l’appunto, Marche, Valle d’Aosta e Toscana.

La gravità della situazione, nel senso che è ormai necessario mettere un punto prima che la situazione oltrepassi il punto di non ritorno, traspare dalle parole dell’esponente leghista Igor Iezzi. Il deputato, intercettato fuori Montecitorio, sembra innanzitutto rispondere a chi aveva nei giorni scorsi accusato la Lega di aver voluto provare la scorciatoia degli emendamenti per modificare in corsa la legge che impone un limite ai mandati dei presidenti di regione:

Continueremo in ogni occasione utile a tentare di convincere gli alleati che il terzo mandato è utile: il problema è che oggettivamente ad oggi i numeri non ci sono. L’abbiamo portato avanti più volte e più volte è stato bocciato in primis dai nostri alleati, però contiamo che nei prossimi mesi i nostri alleati capiscano che è una questione di democrazia.

Se la Lega ha insistito così tanto, è il senso del ragionamento di Iezzi, non è stato tanto per un tornaconto personale, quanto per democrazia: è necessario fornire a tutti quegli amministratori capaci la possibilità di misurarsi per una terza volta con il giudizio popolare, ultimo giudice in sostanza della bontà o meno del lavoro dei politici a tutti i livelli.

Ricordando come la premier Giorgia Meloni abbia esplicitato l’intenzione governativa di impugnare la legge regionale della Campania in materia di elezioni, Iezzi fa eco alle parole di Zaia, che aveva promesso di attendere fino alla decisione della Cassazione prima di decidere se continuare o meno alla guida di Palazzo Balbi:

Se magari la Consulta dirà che il terzo mandato si può fare allora ci sarà utile… La decisione del governo sulla legge campana è una cosa, poi c’è la decisione della Consulta e vediamo cosa deciderà la Consulta.

Si amplia la spaccatura fra FdI e Lega per il Veneto

Iezzi in sostanza esprime la fiducia che i giudici della Consulta possano “aiutare” in qualche modo a sbrogliare una situazione che si fa sempre più complessa ogni giorno che passa. Se rinviare le elezioni al 2026, come ha chiesto alcune volte Matteo Salvini, sembra più una pia speranza che altro, allora l’autunno del 2025 rischia di avvicinarsi senza che leghisti, meloniani e forzisti sappiano bene cosa fare.

Il riferimento di Iezzi alla “questione di democrazia” è tanto più curioso quanto giusto qualche giorno prima anche il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, aveva usato un’espressione simile per spiegare il no del suo partito al terzo mandato.

Inutile modificare senza motivazioni concrete una legge, facendo così passare il messaggio che è stata la richiesta di un singolo a muovere il tutto. Come accennato, il tutto si inserisce nel più ampio ambito dei rapporti di forza che i tre partiti della maggioranza hanno mostrato nel corso di questi mesi e che probabilmente continueranno a mostrare nel 2025.

Fratelli d’Italia continua a sottolineare sondaggi più che positivi sia su territorio nazionale che nelle singole regioni, volendo concentrare i propri sforzi su regioni al voto che sono davvero contendibili (in Campania dipende dal fatto che De Luca si candidi o meno: il Partito Democratico non è assolutamente d’accordo): da qui la richiesta pressante di decidere i prossimi candidati.

Iezzi non trova giusta questa che sembra una vera e propria pretesa, contrapponendo alla smania di chi è arrivato soltanto oggi ad avere voti e sondaggi di rilievo la tranquillità e l’esperienza di chi fa politica sul territorio da molti più anni. È la Lega che può offrire da subito la propria capacità di governo ad una coalizione che innanzitutto deve pensare a vincere:

È evidente che la politica risponde ai numeri e è evidente che Fratelli d’Italia legittimamente lo chiede, però c’è anche un dato di fatto che è incontrovertibile: noi abbiamo centinaia di amministrazioni e una classe dirigente che ha sempre dato buona prova di sé in queste regioni. Sostituirla quindi con chi oggi quella stessa classe dirigente non ce l’ha può essere problematico… Siccome una coalizione deve pensare innanzitutto a vincere e poi immediatamente dopo a governare serve una classe dirigente adeguata: la Lega ce l’ha!

Prima che si generino incomprensioni che diano il là a qualcosa di molto più grave, il vicecapogruppo vicario della Lega precisa che serve tempo per sanare le differenze esposte poc’anzi. Pretendere di guidare Veneto e Lombardia senza avere gli strumenti adatti rischia di trasformarsi in una trappola:

No, perché essendo il loro successo elettorale giovane non li hanno avuti, poi tra qualche anno avranno sicuramente anche loro una classe dirigente perché adesso stanno sommando sindaci, assessori, amministratori, però in passato non ce li hanno avuti perché in passato le loro percentuali erano oggettivamente diverse da oggi e quindi per governare regioni importanti devono avere una classe dirigente abbastanza adeguata.

Volendo citare un’espressione che ebbe molta fortuna nel 2021 dopo la vittoria dell’Italia agli Europei di calcio maschili, “ne dovete ancora mangiare di pastasciutta!“.

Meloni: “Una legge unica per tutte le regioni”

Meloni durante la conferenza stampa di inizio anno ha affermato che il governo impugnerà la decisione campana di dotarsi di una legge propria sulle elezioni regionali. La premier ha promesso dal canto suo di considerare con ancora più attenzione la questione, perché si oppone da un lato l’idea che sia il governo in modo centralista a dover decidere mentre dall’altra sono in molti a chiedere che le regioni siano autonome anche su quest’aspetto:

C’è un tema di metodo: gli uffici di palazzo Chigi hanno fatto degli approfondimenti per capire se le Regioni abbiano la facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che si tratta di un principio fondamentale, quindi oggi in Cdm impugniamo la legge della Campania. Sono disponibile a parlare di una legge che armonizzi tutti gli ambiti.

I tre punti salienti dell’articolo