Il fandom è croce e delizia di ogni franchise cinematografico. Un’entità indefinita che produttori e registi da sempre provano a ingraziarsi, a volte stimolandola con novità impreviste, altre ripetendo formule già apprezzate in passato, sperando che funzionino di nuovo. Una forma di affetto che può in alcuni casi diventare una morsa che rischia di soffocare ogni forma di libertà creativa. Proprio per questo, nel suo approccio alla saga di Star Wars, il regista James Mangold ha deciso di intraprendere una strada completamente nuova, distaccandosi dal passato conosciuto dai fan.
Il suo film, il cui titolo provvisorio è “Dawn of the Jedi“, si collocherà a migliaia di anni di distanza rispetto alle storie già note agli appassionati della space opera creata da George Lucas proprio per non essere limitato dal peso di una simile tradizione.
Una presa di posizione netta a livello creativo che tiene conto di come sia cambiato negli ultimi anni il fenomeno del fanatismo legato ai prodotti della cultura pop. Proprio la saga di Star Wars, infatti, può fornire una lente privilegiata attraverso cui osservare il suo mutamento: da espressione di amore al limite dell’ingenuità più pura a forma di conservatorismo, capace di comportamenti anche violenti. A volte nei confronti dell’oggetto stesso della propria passione.
Star Wars, per il suo film James Mangold non vuole sentirsi “ammanettato” dai fan
Alla base della decisione di James Mangold c’è la sua necessità di avere totale libertà creativa nella direzione da far assumere ai progetti cui si dedica. Un obiettivo difficile da raggiungere quando si ha sulle spalle il peso di oltre cinquant’anni di storia, cinematografica e non, come nel caso di Guerre Stellari.
Proprio per sganciarsi da questa eredità ed esplorare qualcosa di completamente diverso all’interno di quell’universo, il regista di “Indiana Jones e il Quadrante del Destino” e lo sceneggiatore e showrunner Beau Willimon (che ha già collaborato alla serie “Andor“, oltre ad aver creato lo show Netflix “House of Cards“) hanno deciso di cercare una strada che sia del tutto originale.
Come spiega lui stesso in un’intervista a MovieWeb, il suo film sarà ambientato, infatti, 25mila anni prima rispetto alle storie raccontate finora.
“È un territorio che ho sempre voluto esplorare e che mi incuriosiva anche da adolescente. Non mi interessa rimanere ammanettato a una tradizione così grande da essere quasi inamovibile e che alla fine non accontenta nessuno”.
Star Wars e il problema del fandom tossico
Parole che sembrano contraddire la carriera di un regista che si è già trovato a fare i conti con due serie cinematografiche del livello di Indiana Jones e dei cinecomics della Marvel.
A ben guardare, però, sia il quinto film della saga sul professore di archeologia interpretato da Harrison Ford, sia “Logan“, dedicato al mutante Wolverine interpretato da Hugh Jackman, si presentano come progetti quasi indipendenti nei rispettivi franchise. Entrambi, infatti, raccontano l’epilogo dei due personaggi e la fine delle loro avventure, sganciata da ogni legame con altre vicende, passate o future che siano.
A tutto ciò si deve poi aggiungere l’obiettivo implicito, ma non per questo meno importante, delle intenzioni di Mangold con il suo film ambientato nella “Galassia lontana lontana“, cioè il desiderio (quasi una necessità a livello creativo) di sfuggire alla pressione proveniente dal giudizio minuzioso e implacabile da parte dei fan più accaniti di Star Wars.
Un fandom tossico che la saga di fantascienza conosce fin troppo bene. Se, infatti, Star Wars è stato il primo prodotto cinematografico capace di generare un legame tanto profondo tra sé e il suo pubblico, la saga ha anche vissuto le forme più violenti della degenerazione di questo rapporto.
Lo stesso George Lucas, nel 2012, ammetteva in un’intervista rilasciata al New York Times che dietro le ragioni del suo ritiro dall’attività ci fossero anche le pesanti critiche ricevute dai fan a causa dei cambiamenti apportati ai film della saga.
“Mi ritiro. Mi allontano dall’attività, dall’azienda, da tutto questo. Perché dovrei fare altri film, quando tutti ti urlano contro in continuazione, dicendoti che sei una persona terribile?“
Attacchi che, negli ultimi tempi, sono degenerati al punto da divenire vere e proprie forme di intolleranza. Come nel caso dei messaggi esplicitamente razzisti inviati all’attrice Moses Ingram, interprete della Terza Sorella Reva Sevander nella miniserie “Obi-Wan Kenobi“ del 2022, che trovarono una cassa di risonanza, potente quanto meschina, nei social media.
Insulti che oltretutto rappresentano un assurdo rispetto al messaggio di apertura mentale, integrazione e sostegno di ogni differenza (sociale, razziale, di classe) di cui la saga di Guerre Stellari è da sempre portatrice. Non a caso la risposta della Lucasfilm vide scendere in campo proprio il protagonista della miniserie, Ewan McGregor, fan della saga da molto prima di diventarne uno dei protagonisti, che senza mezzi termini dichiarò che i responsabili di simili offese non avevano il diritto di definirsi fan di Star Wars.
“Mi ha dato il voltastomaco venire a conoscenza di quello che stava succedendo. Siamo al fianco di Moses, amiamo Moses e se fate bullismo nei suoi confronti, secondo me non siete fan di Star Wars. Non c’è posto per il razzismo in questo mondo”.
A personal message from Ewan McGregor. pic.twitter.com/rJSDmj663K
— Star Wars (@starwars) June 1, 2022
Di cosa parlerà Dawn of the Jedi, il film di Star Wars diretto da James Mangold
Di fronte a simili atteggiamenti è facile capire le ragioni della decisione di Mangold, determinato a fare in modo che la sua spinta creativa non sia influenzata da pressioni di questo tipo.
Nelle intenzioni, questo gli permetterà inoltre di dare libero sfogo alla sua creatività per costruire qualcosa di nuovo dalle solide fondamenta lasciate da George Lucas. Una strada che sembra l’unica al momento capace di risollevare le sorti cinematografiche del franchise, unendo tradizione e innovazione ma priva di nostalgia.
E sembra andare proprio in questa direzione il suo “Dawn of the Jedi“. Del film si sa ancora poco, a parte il fatto che sarà ambientato molti anni prima delle storie già conosciute dal pubblico e che indagherà l’origine della Forza.
In un’intervista rilasciata a io9 nel 2023, Mangold entra un po’ più nel dettaglio del tipo di storia che intende raccontare, citando come fonte di ispirazione un film in apparenza lontanissimo dalle atmosfere fantascientifiche della serie: “I Dieci Comandamenti” di Cecil B. DeMille.
“Quello che intendo fare è creare una specie di “Dieci Comandamenti” della Forza. Una sorta di storia delle origini di come la Forza è stata conosciuta, compresa e utilizzata“.
A dispetto del titolo, dunque, la pellicola non riguarderà i Cavalieri Jedi in senso stretto ma come sono nati e cosa hanno dovuto affrontare le prime persone in grado di entrare in contatto con quel campo di energia mistico che “mantiene unita tutta la galassia“.
Un’epoca finora inesplorata sul grande schermo (non nei libri e, soprattutto, nei videogame, con l’amatissima saga “Knights of the Old Republic“) per un film che gli appassionati di Star Wars dovrebbero attendere quantomeno con una certa curiosità. Perlomeno, quella parte di fandom che non si è lasciata corrompere dal Lato Oscuro della polemica a ogni costo in nome della fedeltà o meno a un canone prestabilito.
Conclusioni
- Libertà creativa di James Mangold: il regista James Mangold, per il suo film “Dawn of the Jedi“, ha scelto di allontanarsi dalla tradizione consolidata di Star Wars e di collocare la storia 25.000 anni prima degli eventi noti, per evitare le limitazioni imposte dal fandom e per esplorare nuove direzioni narrative senza essere “ammanettato” al passato;
- La pressione del fandom e il “fandom tossico“: Mangold ha espresso la sua preoccupazione per il fanatismo e la critica ossessiva dei fan più radicali, un fenomeno che ha causato anche violenze verbali e razzismo, come nel caso degli insulti alla star Moses Ingram, protagonista della miniserie “Obi-Wan Kenobi“. Questo tipo di comportamento ha spinto il regista a cercare una maggiore indipendenza creativa;
- La trama di Dawn of the Jedi: Il film si concentrerà sulle origini della Forza e sulla nascita dei primi Jedi, ispirato a film epici come I Dieci Comandamenti. Mangold punta a raccontare una storia nuova e originale, distaccata dai temi e dai personaggi già esplorati, per riportare Star Wars a una nuova dimensione, lontana dalla nostalgia.