Non più, rispettando la tradizione, a fine anno, tra Natale e Capodanno. Ma ad inizio: Giorgia Meloni, nelle vesti di premier, ha dato ai giornalisti appuntamento oggi per fare un punto generale sulla sua azione di governo. E da palazzo Chigi sono emerse almeno tre cose importanti, oltre che la conferma di una nomina e un sogno che la presidente del Consiglio, giunta a metà mandato, ha confidato di coltivare: quello di finire la legislatura con la riforma costituzionale del premierato approvata assieme a una nuova legge elettorale. Quest’ultima, del resto, rappresenta da sempre la bandierina che ogni maggioranza desidera piantare alla fine della sua esperienza di governo, spesso con l’illusione di assicurarsi una nuova vittoria elettorale. Come dire: alcune tradizioni non muoiono mai.
Conferenza Meloni, le tre cose più importanti
Il giorno dopo la liberazione di Cecilia Sala, la conferenza stampa di inizio anno non poteva non iniziare con il caso della giornalista tenuta ostaggio per venti giorni dal regime iraniano. Giorgia Meloni, da sempre molto abile nella sua comunicazione politica a giocare coi sentimenti, ha confidato che dare alla madre la notizia della liberazione è stato uno dei momenti più emozionanti da quando è presidente del Consiglio:
“Ringrazio la stampa e la famiglia per la responsabilità che hanno dimostrato durante la triangolazione svolta con l’Iran e gli Usa”
Il legame con la vicenda dell’arresto a Milano dell’ingegnere iraniano Abedini, quindi, è stato, sebbene indirettamente, subito confermato. Ma, a detta della premier, non c’è stato un singolo momento di svolta:
“Ci sono stati vari tasselli che sono andati nella giusta posizione. In Iran, poi, ci sono oltre cinquecento italiani: bisogna essere molto cauti. La vicenda di Abedini continuerà a seguire il suo percorso: è al vaglio sia tecnico che politico, nel rispetto anche degli accordi che abbiamo con i nostri amici americani. Le interlocuzioni continueranno: si tratta di un lavoro complesso che non è terminato ieri. Bisogna discutere dei dettagli nelle sedi competenti”
L’impressione è che in un ruolo chiave della partita ora giocherà il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il quale avrebbe il potere di scarcerare l’ingegnere mago dei droni militari su cui il regime degli ayattolah sta costruendo una fortuna strategica e militare non solo in Medioriente.
Capitolo Musk
Non poteva poi mancare una domanda sul caso Starlink, i satelliti di Elon Musk che il governo ha fatto già sapere di ritenere necessari nonostante abbia smentito che per essi abbia già firmato un contratto:
“Non è mio costume utilizzare i soldi pubblici per fare favori a amici. Non ho mai parlato con Musk di quest’argomento. La tecnologia di SpaceX consente comunicazioni sicure soprattutto con le nostre presenze diplomatiche e militari all’estero. Ma per giungere a quest’obiettivo abbiamo in essere interlocuzioni con varie aziende”
ha assicurato Giorgia Meloni ammettendo, in ogni caso, che si tratta di un argomento assai delicato.
Starlink è una divisione di SpaceX. Gestisce una rete di satelliti capaci di fornire l’accesso a Internet in ogni angolo del mondo. Ad oggi, è già un gigante: consente una connessione ad alta velocità senza passare per infrastrutture terrestri. La sua rete vale 350 miliardi di dollari, conta 6176 satelliti in orbita (che diventeranno 35 mila), 118 Paesi che mette in contatto e 4,6 milioni di utenti.
Il caso Belloni
La premier ha voluto anche sottolineare che le dimissioni di Elisabetta Belloni non sono in alcun caso collegate nè alla vicenda di Cecilia Sala nè a quella della sicurezza del nostro sistema di telecomunicazioni:
“La verità è stata raccontata dalla diretta interessata: ha anticipato la fine del suo mandato, che scadeva a maggio, per non finire nel tritacarne delle nomine. Ho molta stima e rispetto per lei. Ha fatto un lavoro straordinario in occasione del G7 dello scorso anno. Ora vedo che è ambita anche al di fuori dei confini nazionali: prevedo che il suo percorso non finisce qui…”
In effetti, Elisabetta Belloni dovrebbe affiancare in un ruolo tecnico Ursula Von der Leyen a Bruxelles. Al suo posto, a capo dei Dis, i Servizi segreti italiani, Meloni ha annunciato ufficialmente il prefetto Vittorio Rizzi.
Le riforme costituzionali
Ma, quando si è giunti a metà legislatura, Giorgia Meloni spera ancora di portare a casa le riforme costituzionali che aveva promesso? La risposta è stata sì:
“Voglio procedere spedita, magari andando al referendum confermativo in questa stessa legislatura. Io avevo promesso un’Italia migliore. E, secondo me, per averla, c’è bisogno del premierato perché abbiamo bisogno di governi stabili; della riforma della giustizia, perché deve essere liberata dalla politica e dell’Autonomia differenziata perché bisogna responsabilizzare le classi dirigenti locali”
E alle riforme, in particolare quella sul premierato, si collega anche un sogno che coltiva la premier: riscrivere la legge elettorale:
“È chiaro che se il premierato venisse approvato, ne servirebbe una tarata sul nuovo sistema”
Come dire: il programma, oltre a essere vasto, è assai ambizioso. Anche perché la premier ha annunciato di volerlo perseguire senza alcun rimpasto. Nemmeno l’avvicendamento al Viminale tra i due Matteo, Piantedosi e Salvini, è, a oggi, in agenda. Bisognerà vedere come la prenderanno dalle parti di via Bellerio: col Capitano, i Papeete non sono mai da escludere.