Vero è che solo chi non li fa non sbaglia mai un pronostico. Ma, il giorno dopo il ritorno alla vita di Cecilia Sala, non si vuole parlare di banali scommesse perse, bensì di pregiudizi, di politica curvaiola e di giornalismo politico di parte, sempre e comunque: così, sebbene in minima parte, è stato anche nel corso dei venti giorni di detenzione illegale subiti a Teheran dalla giornalista.

Lo dimostra il fatto che ieri, appena è arrivata la notizia della liberazione, sui social sono fioccati i commenti di derisione verso coloro i quali, appena qualche ora prima, nei talk show e sui giornali, già si affrettavano a spiegare che il governo stava sbagliando tutto. Che il viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti era stato assolutamente inutile. Che nel nostro Paese non funzionava nulla o quasi. E che si trattava di recuperare persino l’onore.

Tre esempi su tutti, ma di prima grandezza: Corrado Augias, Michele Santoro e Peppe Provenzano, responsabile esteri del Partito Democratico.

Cecilia Sala: Augias, Santoro e gli anti-Meloni a prescindere

Diciamoci la verità: più passavano i giorni, più la tenuta dell’unità nazionale era messa a rischio sul rapimento di Cecilia Sala. Massimo Gramellini, che con lei ha lavorato in tv, non a caso, oggi sul Corriere, ha scritto:

“Mi hanno fatto sorridere certi commentatori anche illustri che, senza conoscerla, l’hanno dipinta come una specie di scavezzacollo…”

Come dire: il retropensiero “se l’è andata a cercare” si stava, giorno dopo giorno, facendo sempre più largo assieme alla convinzione che l’azione del governo fosse del tutto inefficace, anche quando Giorgia Meloni, a sorpresa, ha preso un volo per Washington per parlare del caso a quattr’occhi prima con il presidente (democratico) uscente, Joe Biden, poi con quello (repubblicano) entrante, Donald Trump.

Così, le arene dei talk show, alla ripresa post-natalizia, si facevano già incandescenti. E sui social, col senno del poi, firme anche prestigiosissime ci stanno rimettendo le penne. Il Politico web, ad esempio, su X, ha inchiodato Corrado Augias: appena due giorni fa, martedì, da Floris, ha definito, alla romana, “un’ammazzata”, una fatica inutile, il viaggio negli Usa della premier

E che dire di Michele Santoro? A 73 anni, l’indignato speciale in servizio permanente effettivo pure ha sputato veleno contro la presidente del Consiglio, rea di “essersi accucciata” inutilmente di fronte a Trump, calpestando per di più la nostra Costituzione: una vera ossessione per l’ex anchorman

La politica dei pregiudizi

Ecco, rivedere oggi Augias e Santoro, appena quarant’ott’ore dopo i loro verdetti inappellabili, i loro commenti senza la minima ombra di dubbio dati in diretta martedì da Floris, fa davvero effetto. Perché dimostra una volta di più quanto sia rischioso, anche in politica, avanzare per posizioni precostituite, per certezze incrollabili.

Eppure, già nel 1984, Luciano De Crescenzo, nel suo primo film, “Così parlò Bellavista”, aveva avvisato: chi è animato da questi sentimenti, chi alla fine delle sue frasi mette sempre un punto esclamativo e mai uno interrogativo, deve essere visto con sospetto. I love Napoli ha immortalato la lezione del regista, scrittore e filosofo napoletano su YouTube. E bene ha fatto

E comunque: Augias e Santoro sono solo gli ultimi e più eclatanti esempi di giornalismo politico contro (o pro) a prescindere, spesso, anche dai fatti.

A pensarci bene, un grande limite di tutto il sistema-Italia, non solo politico e dell’informazione: il dibattito pubblico non può essere ridotto a una eterna contrapposizione tra curve di ultras. Fuori dalla metafora, bisogna fare gol assieme. Ma questo rarissime volte si percepisce, anche se la prima pagina del Manifesto di oggi apre il cuore alla speranza. Vedere per credere

Insomma: proprio così. Magari come gli orologi rotti che due volte al giorno segnano l’ora esatta, ma capita che gli avversari politici facciano “anche cose buone”. È importante ammetterlo per la crescita di tutti.

Il commento stonato del responsabile Esteri del Pd

Proprio su questo fronte, però, ancor più di Augias e Santoro, preoccupa il post che ha rilasciato Peppe Provenzano subito dopo la notizia della liberazione di Cecilia Sala. Mentre Elly Schlein ha ringraziato governo e diplomazia, il suo responsabile Esteri l’ha messa così

Ci sarebbe da chiedergli quando, nel caso Sala, è stata l’Italia a perdere l’onore.