Donald Trump continua a parlare dell’espansione degli Stati Uniti, esprimendo interesse nel rendere il Canada il 51esimo stato del Paese. Allo stesso tempo, ha rilasciato dichiarazioni radicali riguardo alla possibilità di prendere il controllo del Canale di Panama e della Groenlandia.
Le audaci dichiarazioni di Trump hanno sollevato ulteriori timori quando, parlando delle sue ambizioni di ridisegnare la mappa degli Stati Uniti, non ha escluso esplicitamente l’uso della forza militare come mezzo per raggiungere tali obiettivi. L’idea di un’espansione territoriale, già controversa, assume così toni ancora più preoccupanti, alimentando le tensioni diplomatiche con i paesi coinvolti.
Ridisegnare la mappa degli Usa: le ambizioni di Trump
Il presidente eletto degli Stati Uniti ha ribadito il proprio desiderio di estendere il controllo del Paese al Canale di Panama e alla Groenlandia, suscitando reazioni ferme da parte delle nazioni coinvolte. Nei giorni scorsi, sia Panama che la Danimarca hanno respinto categoricamente l’idea di una cessione territoriale definendola inaccettabile e contraria ai principi di sovranità nazionale.
Trump non ha escluso l’uso della forza militare per ottenere il controllo del Canale di Panama e della Groenlandia.
Il Canale di Panama
Il presidente eletto ha sollevato la questione del Canale di Panama chiedendo che venga restituito agli Stati Uniti. Secondo Trump, il canale potrebbe finire “nelle mani sbagliate”. Il Canale di Panama, completato nel 1914, è stato gestito dagli Usa fino al 1979, quando il presidente Jimmy Carter ha firmato un trattato che ne ha sancito la restituzione al governo panamense.
Attualmente, un trattato di neutralità tra i due paesi garantisce il libero passaggio delle navi con pedaggi non discriminanti. Tuttavia, Trump ha espresso preoccupazione per i costi che le navi statunitensi devono sostenere affermando che le tariffe sarebbero più alte rispetto a quelle di altri paesi.
L’annessione del Canada
Donald Trump ha recentemente suscitato polemiche proponendo l’idea di trasformare il Canada nel 51esimo stato degli Stati Uniti. I due vicini nordamericani condividono il confine terrestre più lungo al mondo e vantano relazioni commerciali strettamente intrecciate.
La questione dell’annessione del Canada agli Stati Uniti non è una novità e ha già alimentato dibattiti in passato. Per molti canadesi, l’idea rappresenta una seria minaccia alla sovranità nazionale. Donald Trump, dal canto suo, ha dichiarato di essere disposto a utilizzare anche la “forza economica” per raggiungere il suo obiettivo, includendo l’introduzione di nuovi dazi sui prodotti canadesi qualora Ottawa non adottasse misure più stringenti per rafforzare la sicurezza lungo il confine.
Rinominare il Golfo del Messico
Donald Trump ha proposto di rinominare il Golfo del Messico come “Golfo d’America”, sostenendo che il nuovo nome avrebbe un “suono meraviglioso”. L’idea riprende l’uso colloquiale del termine “Terza Costa” per riferirsi alla costa meridionale degli Stati Uniti.
La discussione sulla possibile rinomina non è del tutto nuova: già nel 2012, prima dell’ascesa politica di Trump, un membro della legislatura del Mississippi aveva avanzato una proposta di legge per ribattezzare le porzioni del golfo appartenenti agli Stati Uniti con il nome di “Golfo d’America”. Tuttavia, l’idea non aveva avuto seguito ma la recente dichiarazione del presidente eletto ha riacceso il dibattito.
Groenlandia: il vecchio obiettivo torna nel mirino di Trump
Donald Trump ha chiesto alla Danimarca di considerare la cessione della Groenlandia, la più grande isola del mondo. L’interesse di Trump per la nazione risale al 2019, durante il suo primo mandato, quando aveva già sollevato l’idea dell’acquisto.
L’acquisizione di territori da parte degli Stati Uniti non è una novità poiché il paese aveva già acquistato l’Alaska dalla Russia nel 1867. Con il controllo repubblicano su entrambe le camere del Congresso, il Tesoro potrebbe intervenire per valutare questa opzione.
Il New York Post ha riportato che durante l’ultimo anno del mandato di Trump è stato elaborato un piano per avviare negoziati con la Danimarca e i residenti della Groenlandia con l’obiettivo di convincerli ad accettare una cessione dell’isola. Il piano prevederebbe un patto di libera associazione, che avrebbe garantito alla Groenlandia una maggiore autonomia pur sotto l’influenza degli Stati Uniti, simile a quanto avvenuto con alcuni territori nel passato.
Secondo Donald Trump, la cessione della Groenlandia agli Usa sarebbe una questione di sicurezza nazionale. La posizione strategica dell’isola, infatti, riveste un’importanza fondamentale in termini militari, poiché si trova in prossimità delle principali rotte di navigazione dell’Atlantico del Nord. Inoltre, gli Usa già possiedono una base militare nell’isola, la Thule Air Base, che gioca un ruolo cruciale nelle operazioni di difesa e nelle capacità di sorveglianza a livello globale.
Lo scioglimento della calotta glaciale potrebbe eventualmente portare all’apertura di nuove rotte di navigazione. La Groenlandia, inoltre, possiede ricchezze minerali tra cui oro, argento e uranio. Tutti questi fattori la rendono un obiettivo geopolitico importante.
Perché Trump guarda oltre i confini americani?
I progetti di Donald Trump per ridisegnare la mappa degli Stati Uniti suonano utopici e lontani dall’essere realizzati. Da un certo punto di vista, però, la sua idea espansionistica non è lontana dal principio “America First”.
Sebbene durante il secondo mandato del tycoon ci si attenda un ritiro degli Stati Uniti dalle dinamiche mondiali distanti, ciò non rappresenta un allentamento dalla salvaguardia degli interessi e della sicurezza nazionali. Infatti, il presidente potrebbe concentrarsi su una zona più ristretta, interessandosi maggiormente alle aree vicine e ritirarsi, come ci si attende, dalle dinamiche calde del vecchio continente.
Il presidente eletto, quindi, è probabile che concentri la propria sfera di influenza sull’emisfero occidentale contrastando ciò che considera una minaccia, ossia la Cina, l’Iran e la Russia, e le loro aree d’interesse. Questo anche a costo di danneggiare alleanze già consolidate. I risultati di questa strategia saranno tutti da valutare.