Il 2025 di Jannik Sinner è pronto a iniziare con il grande appuntamento degli Australian Open, il primo torneo della stagione. Anno nuove, ma vecchie polemiche, perché sull’azzurro pesa ancora l’accusa di doping dell’agosto scorso, con il rischio di una lunga squalifica.
Il numero 1 al mondo deve affrontare, a febbraio, il ricorso della WADA a febbraio il ricorso della WADA per la positività al Clostebol che potrebbe costringerlo a restare lontano dai campi per lungo tempo.
A tornare a parlare dell’argomento è stata Karen Moorhouse, CEO dell’International Tennis Integrity Agency (ITIA) che minaccia il 23enne di Sesto Val Pusteria, che potrebbe restare lontano dai campi di tennis per anche due anni.
Il futuro di Jannik Sinner è in pericolo: rischia una squalifica di due anni
Jannik Sinner è pronto a iniziare la stagione con il primo torneo dell’anno e a difendere il titolo vinto agli Australian Open l’anno scorso. L’azzurro a Melbourne è già sceso in campo per il match inaugurale battendo Popyrin 6-4, 7-6, ma forse la partita più delicata sarà quella che riguarda le accuse di doping.
Il verdetto finale del TAS sul ricorso presentato dalla WADA (l’agenzia mondiale antidoping) è arrivato dopo una prima assoluzione nei mesi scorsi, ma la sentenza definitiva sarà comunicata non prima di febbraio.
A parlare del caso è stata di recente Karen Moorhouse, ex leggenda del tennis e attuale CEO dell’ITIA, che ha presentato i rischi a cui andrebbe incontro Sinner in caso di verdetto contrario:
“Se si risulta positivi a una sostanza vietata si parte da una sanzione di quattro anni. Se puoi dimostrare che non è stato intenzionale, la pena si riduce a due anni. Quindi, se puoi dimostrare che non c’è stata colpa, non c’è sanzione”.
Secondo Moorhouse, in base alla richiesta della WADA, la sanzione minima che Sinner rischierebbe in caso di verdetto sfavorevole sarebbe da uno a due anni di stop dai campi. Un pericolo che l’azzurro potrebbe pagare a caro prezzo per la leggerezza del fisioterapista Giacomo Naldi.
Clostebol e Sinner: tra accuse e difesa
Inizia tutto a fine agosto scorso, il mondo dello sport si è appena messo alle spalle l’Olimpiade.
Sinner non è partito per Parigi per alcuni problemi fisici, c’è tanta amarezza per l’azzurro che aveva puntato sul calendario la partecipazione all’Olimpiade.
Piove sul bagnato perché proprio in quei giorni l’Internation Tennis Integrity Agency,l’organo che si occupa dell’antidoping nel tennis, accusa Sinner di positività al Clostebol, uno steroide anabolizzante e quindi una sostanza proibita e dopante.
La positività sarebbe stata rilevata in due test fatti a marzo nel corso degli Indian Wells. L’accusa è pesante e quando un giocatore viene trovato positivo e ritenuto colpevole a sostanze dopanti di questa importanza rischia a incorrere fino a quattro anni di squalifica.
Dalla ricostruzione dei fatti poi si è scoperto che Sinner era entrato in contatto con il Clostebol grazie a una pomata che usava l’ex fisioterapista dell’azzurro Giacomo Naldi per curarsi da una ferita alla mano (senza sapere che contenesse la sostanza proibita).
Naldi, per curare alcune ferite, acquista il “Trofodermin”, uno spray acquistabile senza ricetta, che contiene anche il clostebol. La contaminazione avvenne durante gli Indian Wells a marzo 2024, senza che Sinner ne fosse a conoscenza, mentre lui stesso presentava delle ferite aperte.
A un mese dalla sentenza definitiva, che dovrebbe arrivare per inizio febbraio, si va delineando la composizione del collegio arbitrale del Tas che dovrà decidere sul ‘caso clostebol’ di cui è accusato Jannik Sinner. Saranno tre i giudici a giudicare il caso. Due arbitri su tre sono stati già scelti: l’israeliano Ken Lalo, indicato dalla Wada, e lo statunitense Jeffrey Benz, scelto invece dal team di Sinner.
L’ultimo arbitro verrà invece eletto dal Tas e presiederà il collegio.