Il Real Madrid storce il naso davanti all’ennesimo episodio di razzismo contro il loro pezzo da novanta, Vinicius Jr. Nella serata di venerdì, infatti, gli atti sono stati documentati in un video girato durante il match di Liga. Non è la prima volta che episodi simili si verificano nel mondo del calcio recente, soprattutto nello stesso stadio.

L’ennesimo caso di razzismo sui calciatori: il caso Vinicius

Il campione brasiliano del Real sarebbe stato bersagliato da alcuni insulti razzisti mirati al colore della pelle, oltre a offese di natura omofoba, di cui ancora non si è stabilita l’entità. È proprio questo che potrebbe aver portato Vinicius Jr. a compiere, al minuto 79, un gesto che ne ha provocato l’espulsione: il giocatore ha infatti spintonato il portiere avversario Stole Dimitrievski durante una serie di scontri sul terreno di gioco.

Sono arrivate subito le dichiarazioni del tecnico Ancelotti, che ha voluto denunciare per l’ennesima volta questo genere di episodi. La denuncia del mister era rivolta soprattutto all’impegno delle istituzioni, come la stessa Liga o la Federazione di Calcio spagnola, che non possono nascondere una realtà sempre più preoccupante.

Ancelotti ha difeso a spada tratta il ragazzo, che si sarebbe scusato immediatamente per la reazione impulsiva che ha portato al rosso. Ma ciò su cui invita a riflettere il tecnico italiano è la condizione psicologica che devono sopportare i giocatori durante una partita di calcio, che dovrebbe essere solo un gioco, ma si trasforma sempre in qualcosa di più grave. Giocare così, poi, non è facile per dei ragazzi che stanno solo svolgendo il proprio mestiere per intrattenere il pubblico.

Vinicius Jr., che ha solo 24 anni, potrebbe ora ritrovarsi a dover scontare diversi turni di squalifica.

Il razzismo nel calcio: Vinicius è solo l’ennesimo episodio

Solo nell’ultimo decennio è difficile tenere il conto di tutti i casi di razzismo che si sono verificati a livello mondiale, in tutti i campionati: italiano, spagnolo, inglese, tedesco e non solo.

Restiamo ancora in Spagna e facciamo un salto nel passato: nel 2005 bersaglio di insulti razzisti fu la punta del Barcellona Samuel Eto’o, ricordato per la sua celebre impresa del triplete con l’Inter. Durante il match con il Real Zaragoza, i tifosi avversari simularono versi di scimmia e si scagliarono con diversi cori offensivi verso il calciatore. Eto’o cercò di lasciare il campo, ma i compagni lo convinsero a continuare. Questo fu un episodio chiave per sensibilizzare sul tema e aumentare l’attenzione negli stadi, con la squalifica di numerosi tifosi individuati dalle telecamere e banditi dalle strutture.

Qualche anno dopo fu la volta di Dani Alves, ancora con la maglia del Barcellona: nella partita tra Barcellona e Villarreal, dagli spalti un tifoso lanciò una banana verso il brasiliano prima che battesse il calcio d’angolo. Alves diventò il primo vero simbolo contro il razzismo negli stadi: il terzino dei blaugrana, infatti, mangiò la banana con nonchalance davanti agli spalti. Un gesto che impartì un chiaro segnale al sistema.

I casi più recenti in Italia

In Italia uno dei più bersagliati dai cori razzisti è stato Mario Balotelli: il giocatore è stato vittima di episodi ripetuti, con tifosi che intonavano cori razzisti o esponevano striscioni offensivi. Tra i casi più celebri si ricordano i cori a Verona nel 2019 e quelli in occasione di una partita contro la Roma nel 2013.

Come dimenticare l’ultimo caso che riguarda l’ex difensore del Napoli Kalidou Koulibaly: il giocatore fu preso di mira dai tifosi dell’Inter durante un match a San Siro. Nonostante le richieste di sospensione, la gara proseguì. L’episodio fu cruciale perché spinse la Lega a introdurre linee guida più chiare per fermare le partite in caso di razzismo.