Lo scontro sul terzo mandato per i Presidenti di Regione, innescato dal caso di Vincenzo De Luca in Campania, rischia di minare la stabilità dell’esecutivo. Sebbene si tratti di un’ipotesi estrema, la storia insegna che alcuni Governi sono caduti per molto meno.
La questione dell’abolizione del vincolo del terzo mandato è un tema che da tempo scuote gli animi all’interno della maggioranza, dove le opinioni sono sempre state discordanti. Nelle prossime ore, il Governo dovrà decidere se presentare o meno un ricorso alla Corte Costituzionale per bloccare la candidatura di De Luca alle prossime elezioni regionali in Campania, con inevitabili ripercussioni sulla candidatura del governatore del Veneto, Luca Zaia. Una prospettiva che, ovviamente, non trova favore nella Lega.
La decisione dell’esecutivo sul caso De Luca non riguarda soltanto la Campania, ma avrà ripercussioni anche sul futuro delle altre regioni al voto. Inoltre, metterà alla prova gli equilibri interni alla maggioranza, rischiando di creare una frattura tra Lega, da una parte, e Forza Italia e Fratelli d’Italia, dall’altra.
Vediamo, quindi, come l’opzione di un terzo mandato per Vincenzo De Luca potrebbe compromettere seriamente la tenuta del Governo.
A che punto siamo con il ricorso De Luca?
L’esecutivo sembra determinato a presentare un ricorso alla Corte Costituzionale per bloccare la candidatura del presidente del Pd, Vincenzo De Luca, alle prossime elezioni regionali in Campania, e di fatto interrompere le aspirazioni di altri governatori che si trovano nella medesima situazione, ovvero alla scadenza del secondo mandato consecutivo.
Questa mossa avrebbe anche un obiettivo politico preciso: inviare un messaggio alla Lega di Matteo Salvini riguardo al Veneto, regione che – come la Campania – andrà alle urne nell’autunno del 2025. La linea, in sintesi, sarebbe chiara: niente terzo mandato nemmeno per Luca Zaia.
Tuttavia, il Carroccio non sembra intenzionato a cedere facilmente. Ironia della sorte, De Luca potrebbe trovare un alleato del tutto inaspettato nella sua battaglia, ovvero il Ministro per gli Affari Regionali, Roberto Calderoli, colui che nel prossimo consiglio dei ministri dovrà orientare l’esecutivo sulla strada da seguire.
Il Governo è ora chiamato a decidere se impugnare davanti alla Corte Costituzionale la legge regionale della Campania, che di fatto “annulla” i mandati precedenti del governatore De Luca, permettendogli di ricandidarsi per un terzo mandato consecutivo nell’autunno del 2025.
Il Consiglio dei Ministri, che avrebbe dovuto riunirsi oggi, martedì 7 gennaio, è stato rinviato a una data da destinarsi. Tuttavia, il tempo stringe, visto che la scadenza per la presentazione del ricorso è fissata per venerdì 10 gennaio. Entro quella data, l’esecutivo dovrà decidere se ricorrere alla Consulta per chiedere l’annullamento della legge, approvata lo scorso novembre dal Consiglio regionale della Campania, che consentirebbe a Vincenzo De Luca di ripresentarsi alle prossime elezioni regionali.
Perché il caso De Luca potrebbe far cadere il Governo?
Non è la prima volta che la Lega si trova in disaccordo con gli alleati su temi rilevanti, ma questa volta la spaccatura rischia di compromettere seriamente gli equilibri di governo. Il braccio di ferro in corso all’interno della maggioranza va oltre il caso De Luca e si concentra sull’egemonia del partito di Salvini nelle regioni del Nord, in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
La posizione rigida di Meloni e Tajani nel respingere l’ipotesi di un terzo mandato per De Luca nasconde, infatti, un altro obiettivo: ridurre l’influenza della Lega nelle regioni settentrionali, mirando a proporre propri candidati sia in Veneto che, in prospettiva, anche in Friuli Venezia Giulia.
#Ciriani: "Niente #terzomandato per i governatori e in #Veneto il candidato lo sceglie #FdI, non la #Lega"https://t.co/TzLJdpZGEH#5Gennaio pic.twitter.com/icPDTz6wBy
— Tag24 (@Tag24news) January 5, 2025
La Lega, però, ha fatto capire di non essere disposta a cedere il Veneto, indipendentemente dal destino di Luca Zaia, minacciando addirittura di presentare un proprio candidato se gli alleati dovessero continuare a ostacolare la candidatura leghista. Un’eventuale rottura in questo frangente segnerebbe un punto di non ritorno nell’alleanza di governo.
Dall’inizio della legislatura, infatti, il centrodestra si è sempre presentato unito alle elezioni, anche in Sardegna, dove lo scorso anno la Lega ha accettato la mancata ricandidatura del governatore leghista uscente, Christian Solinas, a favore del candidato di Fratelli d’Italia, Paolo Truzzu, sconfitto poi dalla candidata del centrosinistra, Alessandra Todde.
Questa volta, però, la Lega non è disposta a ripetere lo stesso copione. Il destino di Vincenzo De Luca, quindi, è strettamente legato a quello di Zaia in Veneto e potrebbe scatenare nell’esecutivo la crisi più grave dal 2022.
Elezioni regionali 2025, tensione anche sulla data del voto
Un altro punto di contrasto all’interno della maggioranza, sempre in relazione alle Elezioni regionali del 2025 previste per l’autunno, riguarda la proposta di rinviarle all’inizio del 2026.
Questa ipotesi, sostenuta dalla Lega per permettere a Luca Zaia di inaugurare le Olimpiadi invernali, non trova d’accordo gli altri partiti di governo. Forza Italia e Fratelli d’Italia frenano, ritenendo che non ci siano motivazioni valide per posticipare la data delle elezioni. Nel 2025, infatti, sono chiamate al voto sei regioni: Veneto, Campania, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Marche.
Il caso De Luca e i rischi per l’esecutivo in sintesi
- Controversia sul terzo mandato di De Luca: Il governo è in conflitto riguardo alla possibilità di permettere a Vincenzo De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato in Campania. Se il ricorso alla Corte Costituzionale venisse presentato e accolto, bloccherebbe anche le ambizioni di altri governatori, come Luca Zaia in Veneto, creando tensioni politiche.
- Rischio di fratture interne alla maggioranza: La disputa sul terzo mandato va oltre il caso De Luca e coinvolge l’egemonia della Lega nelle regioni del Nord, in particolare in Veneto e Friuli Venezia Giulia. La Lega, che non intende rinunciare al Veneto, potrebbe minacciare di presentare un proprio candidato, compromettendo l’unità del centrodestra.
- Possibili ripercussioni governative: La decisione su De Luca potrebbe mettere a rischio la stabilità dell’esecutivo, aprendo la strada a una crisi interna nel governo, la più grave dal 2022, se le divergenze tra Lega e gli altri alleati non verranno risolte.