Scontro istituzionale per la commemorazione di via Acca Larentia, che ogni 7 gennaio porta autorità istituzionali e gruppi di estrema destra o neofascisti a ricordare la morte di Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni nei pressi dell’ex sede del Movimento Sociale Italiano in quella via di Roma.

Le due cerimonie, quella istituzionale e quella di estrema destra, sono state tenute ben distinte e nella mattinata di oggi 7 gennaio 2025 è toccato a esponenti di Fratelli d’Italia, al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e all’assessore alle Politiche del personale di Roma, Giulio Bugarini esprimere il proprio auspicio che si raggiunga la “verità storica” su un evento luttuoso e senza ancora colpevoli.

Oggetto del contendere su come raggiungere quella verità è una targa che ricorda la morte di Recchioni, che era stata rimossa dall’amministrazione capitolina il 30 dicembre scorso. Il vicepresidente alla Camera per FdI Fabio Rampelli ha subito stigmatizzato la decisione: “Atto vile che non serve a nulla“.

Acca Larentia, FdI: “Arriviamo a memoria condivisa”

Non c’è alcuna novità nella liturgia che ogni 7 gennaio porta molti militanti di estrema destra a riunirsi davanti alla sede dell’ex Movimento Sociale Italiano nel quartiere Tuscolano per commemorare le giovani vittime Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, morti nel 1978 senza che nessuno abbia mai stabilito i mandanti o gli esecutori materiali dei loro decessi.

Alle 18 di oggi 7 gennaio 2025, infatti, i militanti di CasaPound si riuniranno in via Acca Larentia per ricordare i tre giovani, vittime anche di un più ampio contesto di violenza politica che negli anni ’70 insanguinava le strade di Roma e di molte altre città italiane.

Se l’anno scorso a generare polemiche furono i video dei saluti romani, quest’anno è toccato invece alla targa commemorativa che ricorda Recchioni: il segretario del Partito Democratico romano, Enzo Foschi, aveva chiesto e ottenuto dal Campidoglio la sua rimozione, ma nella notte del 6 gennaio è riapparsa al suo posto. Giusto o sbagliato toglierla dal suo posto, attorniato da una croce celtica?

In tal senso non sono mancati i commenti delle figure istituzionali che hanno partecipato alla commemorazione della mattinata. Per FdI sono intervenuti il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, e il deputato Federico Mollicone, mentre per il comune di Roma l’assessore alle Politiche del personale di Roma, Giulio Bugarini. Infine, il presidente Francesco Rocca rappresentava la Regione Lazio.

Il vicecapogruppo FdI al Senato Marco Scurria si è fatto portavoce di quel senso di urgenza che i familiari delle vittime chiedono alle istituzioni politiche da anni: scoprire la verità sulla morte di Recchoni, Ciavatta e Bigonzetti.

Una strage che ha segnato in modo indelebile la storia di Roma e del nostro Paese, per questo non possiamo restare in silenzio, di fronte alla sofferenza di famiglie che ancora aspettano giustizia, di fronte a una comunità che ha il diritto di conoscere tutta la verità, senza ombre, senza inganni. Le vittime di Acca Larentia non sono numeri, non sono solo storie del passato. Sono persone, sono vite, sono nostri fratelli che hanno dato e combattuto per un sogno di un’Italia diversa.

È stato poi il turno di Rampelli indicare come una vera e propria pacificazione storica non si possa raggiungere se anche dall’altra parte non c’è la volontà – sincera e fattiva – di aiutare in tal senso. Andando più nello specifico, il vicepresidente della Camera propone di lavorare tutti insieme (sia a destra che a sinistra) affinché si faccia luce su uno specifico periodo storico tanto grave per l’Italia:

Non mi pare se si vuole davvero raggiungere la strada della pacificazione che si possa iniziare con la rimozione a picconate di lapidi commemorative. Io ho fatto una proposta: fra tante commissioni d’inchiesta parlamentari, una commissione d’inchiesta sulla violenza politica negli anni ’70, bipartisan, perché è probabile che la giustizia non avrà mai corso. Però la verità storica si può ancora conseguire

Rocca: “Togliere la targa provocazione inutile”

Pur potendo apprezzare un elemento di buon senso nelle parole di Rampelli, la commemorazione di Acca Larentia ripropone ogni anno la questione se permettere o meno un raduno caratterizzato dalla presenza molto rumorosa e palese dei gruppi di estrema destra.

All’interno della stessa destra si è potuto notare come negli anni le modalità di ricordo di ciò che successe nel 1978 si sia divisa fra chi ha cercato di non inimicarsi i rapporti con il mondo delle istituzioni e fra chi invece ne fa un momento per mostrare i propri legami con il neofascismo. La sede dell’Msi nel quartiere Tuscolano è diventata il luogo di aggregazione per formazioni di estrema destra come Movimento politico occidentale, Forza Nuova e infine oggi CasaPound.

Rampelli, che ha fatto parte del gruppo dei “Gabbiani” all’interno di FdI, nel 1999 decise che la destra istituzionale dovesse costruirsi un altro tipo di futuro ben distante da quello venato di nostalgie della destra radicale. Abbandonato il ricordo in via Acca Larentia, si tiene ogni anno una fiaccolata silenziosa al parco delle Rimembranze.

Per evitare ogni forma di imbarazzo, le istituzioni depongono una corona di fiori nel punto dove morì dissanguato Bigonzetti, lontano cioè dall’ingresso della sede dell’Msi. Il presidente della Regione Lazio, Rocca, aveva fatto discutere nei giorni scorsi per aver deciso di non condividere la commemorazione con il comune di Roma per quanto successo nei riguardi nella targa dedicata alla memoria di Recchioni:

Per la mia generazione è una ferita ancora aperta il fatto che non si sia riuscita ancora a fare luce sulla vicenda. Quello che conta oggi è ricordare che questi ragazzi sono stati vittime di una violenza. Adesso la magistratura farà i suoi accertamenti. Mi farebbe piacere dedicare questa giornata alla memoria e alla violenza politica che ha visto vittime a destra e sinistra. Non mi sono sentito di fare la commemorazione con il comune di Roma, perché ho trovato inutili e vergognose le polemiche dei giorni scorsi.

Rocca avrebbe voluto che l’amministrazione capitolina si fosse dimostrata super partes e che non fosse caduta in sterili polemiche. Già sotto l’amministrazione prima di Walter Veltroni e poi di Gianni Alemanno c’erano state proposte per intitolare una strada romana alle tre vittime della strage, senza che però non si sia arrivati a nulla di concreto.

Il presidente della Regione ha anche stigmatizzato chi ha voluto creare apposta un clima di odio proprio in questa giornata, bollando come provocazione la decisione di togliere la targa commemorativa:

A distanza di pochi giorni l’ho trovata una provocazione inutile, dopo anni ci si sveglia e si fa distruggere quella targa, tutto qua… Quando il dito indica la luna, che è la strada della pacificazione, l’imbecille guarda il braccio, mettiamola così.

Rampelli: “Non ci identifichiamo nella targa”

Nel 2012 la targa originale, che riportava la dicitura “vittime della violenza politica“, era stata sostituita con un’altra che riportava la frase “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato“. Firmata “i camerati”, la targa reca in sé tutti gli elementi che ne denotano l’origine nei gruppi neofascisti e di estrema destra, così come questa è l’origine della grande croce celtica disegnata al civico 20 di via Acca Larentia.

Ciò ha generato polemiche non soltanto da parte dell’Anpi e delle associazioni antifasciste, ma anche dei residenti che hanno visto negli anni raduni sempre più partecipati dei gruppi neofascisti. Tornando alla targa, Rampelli nega che il suo partito sia d’accordo con l’ideologia politica sottintesa alla targa, ma chiede anche rispetto per le vittime della strage:

La rimozione di una targa a picconate mi sembra un atto vile: prima si costruisce la pace e poi la si distrugge e questo a prescindere dal contenuto… Noi non ci identifichiamo in quel contenuto, la targa l’hanno messo gli amici di Stefano Recchioni e penso che la vita e la morte contino, vadano rispettate più delle ideologie.
L’argomento di cui dovrebbe parlare la stampa è che a 47 anni dalla strage di Acca Larentia ci sono tre ragazzi che hanno perso la vita, c’era questo reclutamento da parte delle Brigate Rosse per cui ci si addestrava sui ragazzi di destra: questa è una tragedia che merita il rispetto di tutti.

L’assessore comunale Bugarini, infine, era presente in via Acca Larentia in rappresentanza del Comune di Roma: il suo auspicio è che il clima di contrapposizione politica che divide due schieramenti in fazioni contrapposte si calmi in modo tale da permettere una serena analisi storica di quegli eventi luttuosi:

Sulla ricomparsa della targa in ricordo di Recchioni, la pacificazione passa sulla ricerca delle parole e dei testi di un linguaggio condiviso che chiuda una storia ormai conclusa. Lo sforzo delle istituzioni dopo tanti anni è quello di trovare un linguaggio comune per descrivere quei fatti.

L’unico auspicio che si potrebbe fare a questo punto, in attesa delle polemiche che riguarderanno l’adunata dei gruppi neofascisti di oggi pomeriggio e di quella dell’anno prossimo, è che questo “linguaggio comune” auspicato da Bugarini non porti a cancellare le responsabilità di ciascuna parte.

I tre punti salienti dell’articolo

  • Commemorazione divisa e polemica sulla targa: ogni 7 gennaio si svolgono due cerimonie separate in via Acca Larentia per ricordare la morte di tre giovani neofascisti, con una cerimonia istituzionale e una di estrema destra. La recente rimozione di una targa commemorativa, che ha suscitato polemiche, è diventata il punto centrale del dibattito.
  • Appello per la verità storica e la pacificazione: i rappresentanti di Fratelli d’Italia, tra cui il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, hanno chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta bipartisan per fare luce sugli eventi che circondano la morte delle vittime, insistendo sulla necessità di raggiungere una “verità storica” condivisa per pacificare la memoria storica del paese.
  • Divisioni interne e provocazioni politiche: il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha criticato la rimozione della targa come una “provocazione inutile e ha sottolineato la necessità di superare le polemiche politiche, proponendo un approccio che rispetti la memoria delle vittime senza cadere nelle divisioni ideologiche.