Nel maggio 2021, la Corte di Cassazione l’ha condannata in via definitiva a 9 anni e 4 mesi di reclusione per l’omicidio in concorso dell’ex fidanzato Marco Vannini a Ladispoli. Ora Martina Ciontoli, 29 anni, è stata ammessa al lavoro esterno e ogni giorno esce dal carcere di Rebibbia, dove è reclusa insieme al resto dei familiari – il padre Antonio, la madre Maria Pezzillo e il fratello Federico – per poi fare ritorno in cella.
Martina Ciontoli oggi: il lavoro in un bar fuori dal carcere
La decisione, presa dal magistrato di sorveglianza dopo un confronto con i vertici del reparto “Orchidea” del carcere romano di Rebibbia, arriva dopo che la giovane ha scontato un terzo della pena, grazie alla sua buona condotta.
Ogni giorno, secondo quanto riportato da Il Messaggero, Martina Ciontoli esce dalla struttura in cui è reclusa per andare a lavorare nel bar della scuola superiore per l’Educazione penale “Piersanti Mattarella” (dal nome del fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, ucciso nel 1980), gestita dal ministero della Giustizia.
Il suo turno dura sette ore, dalle 7.30 alle 14.30, esclusi i giorni festivi. Una nuova vita per la ragazza, dopo la condanna per la partecipazione all’omicidio di Marco Vannini, avvenuto nel 2015 nell’abitazione della famiglia Ciontoli a Ladispoli.
La laurea e il nuovo fidanzato
Non è tutto. In carcere, in questi anni, Martina Ciontoli avrebbe anche studiato, laureandosi con 110 e lode presso la facoltà di Scienze Infermieristiche. È del 2022 la notizia di un nuovo fidanzato, un uomo che non di rado andrebbe a trovarla in carcere.
Che fine ha fatto il resto della famiglia Ciontoli
A Rebibbia ci sono anche i suoi familiari: il padre Antonio si trova nel “Nuovo complesso”, il fratello Federico a “Rebibbia reclusione”, mentre la madre Maria Pezzillo è nella sezione femminile, in un reparto diverso dal suo. Gli ultimi due sono stati condannati, come lei, a poco più di 9 anni per “concorso semplice” in omicidio attenuato “dal minimo ruolo e apporto causale”.
Il capofamiglia, invece, dovrà scontare 14 anni: la Cassazione lo ha riconosciuto colpevole, nel 2021, di omicidio con dolo eventuale. Significa che, la sera in cui il fidanzato della figlia morì, si rese conto di ciò che stava succedendo, ma non fece nulla per evitarlo. Secondo le ricostruzioni, si preoccupò solo di salvaguardare la sua “reputazione”.
La ricostruzione dell’omicidio Vannini a Ladispoli
I fatti risalgono alla notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. Marco Vannini, originario di Cerveteri e lavoratore stagionale come bagnino, era fidanzato con Martina Ciontoli. Quella sera, era rimasto a dormire da lei a Ladispoli.
Morì per uno shock emorragico dopo essere stato raggiunto al pericardio, la membrana che protegge il cuore, da un colpo di pistola. Le ragioni non sono mai state del tutto chiarite. La ricostruzione ufficiale vuole che fu il padre della ragazza, Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina in distacco ai servizi segreti, a sparargli.
Certo è che se qualcuno avesse allertato tempestivamente i soccorsi, il 20enne si sarebbe salvato. Fu lasciato, invece, agonizzante dai familiari di Martina, che, anche quando contattarono il 118, non raccontarono subito la verità, sostenendo che il ragazzo si fosse ferito con un pettine a punta mentre faceva il bagno.
Di recente la loro villetta è stata messa all’asta. Quanto accaduto, però, potrà difficilmente essere dimenticato: a Ladispoli la morte di Marco rimane una ferita aperta. Come lo è per i genitori Marina e Valerio, che hanno sempre difeso la memoria del figlio.
Una sintesi per punti del caso
- Lavoro esterno e nuova vita: dopo aver scontato un terzo della pena, grazie alla buona condotta, Martina Ciontoli, condannata a 9 anni e 4 mesi per l’omicidio in concorso di Marco Vannini, è stata ammessa al lavoro esterno dal carcere di Rebibbia.
- Un percorso di studio e relazioni: durante la detenzione, Martina, oggi 29enne, ha conseguito la laurea in Scienze Infermieristiche con 110 e lode. Nel 2022 è emersa la notizia di una nuova relazione.
- L’omicidio Vannini: Marco Vannini è morto dissanguato dopo essere stato colpito con una pistola dal padre di Martina, Antonio Ciontoli. Anche la madre e il fratello sono stati condannati. Attualmente si trovano tutti a Rebibbia.