Il 2025 sarà anche l’anno dei diritti civili? Lo scorso dicembre, l’associazione Luca Coscioni ha preparato un dossier da cui si evince che i più attesi sono stati di fatto accantonati negli ultimi tempi: la politica quasi non ne parla più, anche se sono diritti che milioni di italiani attendono.

L’elenco dell’associazione Coscioni non poteva non iniziare dal fine vita e dall’eutanasia. Ma comprende anche la procreazione assistita per single, l’aborto, la salute dei detenuti, la firma digitale da utilizzare per la partecipazione politica e la maternità surrogata.

Tuttavia, sembrano essersi persi per strada anche la nuova cittadinanza, i diritti di chi presta le cure ai familiari non più autonomi e il doppio cognome, un’altra novità che si era annunciata per sancire la parità di genere anche con i figli. Spesso, su tutti questi fronti, le risposte arrivano dai tribunali più che dalla politica. Un’anomalia quasi tutta italiana.

Diritti civili, il 2025 sarà l’anno della cittadinanza e del doppio cognome?

Tra le tante cose che si attendono nel 2025 dal Governo Meloni, diciamoci la verità, non ci sono i diritti civili: non figurano esattamente tra le priorità del centrodestra. Anche se, a dirla tutta, l’estate scorsa, ad accompagnare i successi olimpici della squadra femminile del commissario tecnico Julio Velasco e delle campionesse di origine africana Paola Egonu e Myriam Sylla, ci fu la proposta di Forza Italia di riformare la legge sulla cittadinanza, rendendo il percorso per arrivarci più facile a tutti, a cominciare da chi, come le campionesse, in Italia ci sono nate.

L’oro olimpico delle azzurre, quindi, sembrava aver dato una scossa alla politica, ma Fratelli d’Italia e Lega furono prese in contropiede dalla proposta di Forza Italia e si misero di traverso. L’opposizione, da parte sua, sentendo odor di bruciato, rilanciò dicendo di attendere Forza Italia alla prova dei fatti: con una proposta concreta in Parlamento. Il punto di arrivo doveva essere lo ius scholae: il diritto ad ottenere la cittadinanza italiana dopo un ciclo completo di studi. Ma la via parlamentare è ben presto tramontata.

Ora, quindi, oltre un milione di ragazzi nati in Italia non possono far altro che confidare nel buon esito del referendum che la Cassazione, lo scorso 12 dicembre, ha definito ammissibile. Per questa strada, si punta semplicemente ad abrogare la legge in vigore, così da tornare automaticamente alla precedente che dimezza (da 10 a 5) gli anni di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta della cittadinanza. Ma, in tal senso, la palla ora è passata alla Corte Costituzionale: dovrà decidere sul quesito entro il 10 febbraio.

E sul fronte del doppio cognome, invece, come siamo messi? La Corte Costituzionale ha dichiarato non conforme allo spirito del nostro ordinamento il fatto che automaticamente ai figli venga dato il cognome del padre. Oggi, quindi, le coppie possono già scegliere il cognome da trasmettere ai figli, o optare per entrambi. Nel 2023, è stato il caso del 6,2% dei nuovi nati. Fatto sta che questo diritto è acquisito per una sentenza della Consulta, ma non per una legge: la riforma ufficiale è impelagata al Senato dal 2022.

Fine vita, la madre di tutte le partite

Inutile girarci attorno: il grande tema per definizione che storicamente tiene impallata la politica italiana sebbene spesso i cittadini si dimostrino molto più avanti dei loro rappresentanti, è quello del fine vita. Su questo fronte, la data da segnare è quella del 22 gennaio: il tribunale di Firenze, quel giorno, dovrà esprimersi sull’eventuale rinvio a giudizio di Chiara Lalli, Felicetta Maltese e Marco Cappato per l’aiuto fornito a un ragazzo a recarsi in Svizzera per il suicidio assistito.

Sta di fatto che, nel 2025, anche la Corte Costituzionale tornerà a esprimersi (lo farà su richiesta del tribunale di Milano). Questo, proprio a seguito delle iniziative di “resistenza civile” dell’associazione Luca Coscioni. La quale, in ogni caso, punta anche su un escamotage: bypassare il Parlamento facendo approvare le leggi definite “Liberi Subito” alle Regioni. In Veneto, l’operazione è saltata, sebbene il Governatore Zaia da sempre abbia una posizione molto aperta sul tema, come testimonia quest’intervista del 2022 di Antenna Tre

Oltre al Veneto, ora si puntava sulla Sardegna: i consiglieri regionali di tutti i gruppi della maggioranza di centrosinistra dell’isola hanno sottoscritto la proposta di legge, tanto da far mettere nero su bianco all’associazione Coscioni:

“La Sardegna potrebbe così diventare la prima Regione ad approvare una normativa che garantisca risposte rapide e trasparenti per chi desidera chiedere la morte volontaria medicalmente assistita”

Ma ora il caso Todde rischia di far saltare tutto.

La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per donne single

L’11 marzo 2025 potrebbe essere il giorno spartiacque per il diritto delle donne single ad avere un figlio. La Corte costituzionale quel giorno si pronuncerà sull’articolo 5 della legge 40/2004. È quello che vieta l’accesso alla procreazione assistita alle donne senza una relazione stabile. Una decisione positiva della Consulta aprirebbe la strada al riconoscimento come diritto accessibile a tutte, quindi: indipendentemente dal loro stato civile. Ma la politica, almeno finora, è restata a guardare.

Il diritto all’aborto

Una delle più grandi conquiste italiane sul campo dei diritti civili si è raggiunta con la legge 194, quella per l’aborto. Nel 1981, al referendum, il 68% degli aventi diritto votò per il mantenimento di questo diritto

Ma ora, sembrerebbe di nuovo messo in discussione. Secondo le opposizioni e l’associazione Coscioni, il fatto che il Governo Meloni abbia voluto le associazioni antiabortiste nei consultori la dice lunga su questo fronte. Nonostante il 55% degli italiani, stando a un sondaggio SWG, chieda persino di aggiornare la legge agevolando l’aborto farmacologico e consentendo l’auto-somministrazione dei farmaci a domicilio, i gruppi di maggioranza sembrano andare nella posizione opposta.

L’associazione ha annunciato che continuerà a impegnarsi per la raccolta di 200 mila firme da consegnare a My Voice My Choice per il riconoscimento del diritto a un aborto sicuro in tutta Europa. 

La maternità surrogata

Anche per la maternità surrogata finiremo in mano agli avvocati e in tribunale. Su questo tema, infatti, in realtà, la politica l’ha fatta una scelta, ma estremamente divisiva.

Il 16 ottobre 2024, con la legge Varchi, il centrodestra ha dichiarato la gestazione per altri addirittura un “reato universale”. Che significa? Che tutte le coppie, sia etero che omosessuali, anche se diventano genitori con la surrogata all’estero, saranno perseguibili in Italia.

Il rischio che si corre è grossissimo: la pena prevista è il carcere da tre mesi a due anni più una multa da 600 mila a un milione di euro. Ma non solo: il bambino concepito con l’aiuto dell’utero di una donatrice può essere anche tolto e dato in adozione. Così, più di cinquanta coppie hanno già fatto ricorso: ci si vede in tribunale. E ci si rimetterà, con tutta probabilità, alla Corte costituzionale.

Salute nelle carceri

Un altro tema che negli scorsi mesi ha tenuto impegnato il centrodestra è stato quello delle carceri. Secondo l’associazione Coscioni, le condizioni sanitarie nei penitenziari italiani non sono da Paese civile: molti detenuti subiscono la violazione del diritto costituzionale alla salute.

Ma qui, un fronte tutto particolare si apre anche con la difesa della legge 180, la norma che regolamenta il trattamento da riservare alle persone con disagio mentale.

Quarantasette anni dopo il varo della legge Basaglia che chiuse i manicomi, è in discussione in commissione Affari Sociali del Senato un disegno di legge firmato da Francesco Zaffini (Fdi) che prevede misure coercitive e il raddoppio della durata dei Trattamenti Sanitari Obbligatori: fino a 15 giorni, prolungabili. In carcere, poi, si prevede la nascita di padiglioni specifici per detenuti affetti da problemi psichici anziché percorsi di cura. Insomma, per il centrosinistra e l’associazione Cosciioni, un passo indietro anziché in avanti.

La firma digitale per la partecipazione politica

Sta di fatto che la prima pronuncia della Corte costituzionale del 2025 è attesa, sul fronte dei diritti civili, per allargare la partecipazione politica tramite firma digitale.

Il primo obiettivo sarà superare la discriminazione contro le persone con disabilità che si trovano impossibilitate a firmare fisicamente per sostenere liste e candidature alle elezioni. La soluzione proposta è quella dell’estensione delle funzionalità della piattaforma pubblica, che è già attiva per sottoscrivere referendum e leggi popolari. Ma parte della politica teme anche questo passo in avanti: sarebbe la breccia per il voto elettronico.

Chi si occupa dei caregiver?

E delle persone (per il 95% donne) che, a costo di lasciare il proprio lavoro, si dedicano ai familiari gravemente ammalati e per questo non più autonomi, chi se ne occupa? In Parlamento sono in discussione ben sei proposte di legge che dovrebbero prevedere pensioni e sostegni economici per le persone che sacrificano la loro vita lavorativa per assistere i familiari in difficoltà.

La scarsa fiducia dell’Associazione Luca Coscioni

A promettere in ogni caso un 2025 di battaglia su tutti questi fronti e per tutti questi diritti è proprio l’associazione Luca Coscioni. Anche se le speranze di avere un aiuto dai partiti è quantomai labile. La segretaria dell’associazione Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato l’hanno messa così:

“Non stiamo ad aspettare dai partiti concessioni e riforme che non arriveranno, proseguiamo invece con il motto lanciato dal nostro congresso: prendiamoci i diritti!”

Come dire: almeno loro ci proveranno a rendere il 2025 l’anno dei diritti civili.