Sul Corriere della Sera l’editorialista Antonio Polito ha scritto un articolo sul valore dei simboli e, nel caso specifico, della stretta di mano che il capo della rivoluzione siriana Al Jolani avrebbe rifiutato alla ministra tedesca degli esteri Annalena Baerbock. “Obbedendo a una tradizione islamica che vieta di toccare una donna se non parente stretta – ha osservato Polito – il guerrigliero ha concesso appena un cenno di saluto con il capo alla sua interlocutrice, riservando invece una virile stretta di mano al collega maschio, l’omologo francese Barrot”.
Per Giovanni Spadolini era più importante della firma su un contratto
La domanda che si pone l’editorialista è se l’Europa “considererà questa discriminazione di genere una trascurabile, folkloristica, e in fin dei conti perdonabile espressione di usi e costumi diversi dai nostri, in ossequio al luogo comune multiculturalista per cui ognuno ha le tradizioni che vuole e chi siamo noi occidentali per giudicare”. Queste considerazioni di Polito sul valore simbolico della stretta di mano mi hanno fatto tornare in mente quanto mi ha detto più volte il presidente della Fondazione Spadolini-Nuova Antologia Cosimo Ceccuti a proposito del valore che dava il Professore a questo gesto: “Per lui valeva più di una firma”. Altri tempi, altri uomini, verrebbe da dire, ma ancora oggi ci sono persone come Giovanni Spadolini. Per fortuna.