Il primo ministro canadese, Justin Trudeau, ha annunciato, il 6 gennaio, le sue dimissioni segnando un punto di svolta per la politica canadese. Il paese è attualmente alle prese con una crisi politica alimentata dalle difficoltà economiche, dalle crescenti divisioni all’interno del Partito Liberale e dalla forte opposizione del blocco conservatore alle politiche governative.

Justin Trudeau, alla guida del Canada da quasi un decennio, ha visto calare progressivamente la sua popolarità, rendendo le sue dimissioni un evento atteso da molti osservatori politici. Il trasferimento ufficiale del potere avverrà una volta che il Partito Liberale avrà selezionato un nuovo leader, il quale sarà chiamato a fronteggiare una cruciale sfida elettorale contro il Partito Conservatore nelle elezioni previste per l’autunno del 2025. Nel frattempo, l’intero panorama politico del Nord America sembra destinato a subire cambiamenti significativi con implicazioni che potrebbero ridisegnare gli equilibri della regione.

Canada, perché Justin Trudeau si è dimesso?

Justin Trudeau ha posto fine alle polemiche sul suo futuro politico. Il premier canadese ha annunciato che lascerà il suo incarico dopo l’elezione del nuovo leader del suo partito. Sebbene abbia annunciato le sue dimissioni, la votazione per il nuovo leader del Partito Liberale avverrà nei prossimi mesi, entro il 24 marzo.

Trudeau ha assunto la guida del suo partito nel 2013 ed è stato eletto premier nel 2015 come leader liberale e progressista. Il politico canadese, al momento della sua elezione, era molto popolare anche a livello mondiale. Durante il suo terzo mandato, ha dovuto affrontare la crisi legata all’aumento del costo degli affitti e al carovita dovuta all’inflazione nel periodo successivo al Covid-19. Inoltre, è stato duramente criticato dall’opposizione per le politiche del governo in materia di immigrazione e ambiente.

Le dimissioni di Trudeau erano ormai diventate prevedibili dopo quelle della sua ex vice e alleata, il ministro delle Finanze Chrystia Freeland. Il primo ministro, inoltre, era diventato sempre più impopolare, con il tasso di approvazione sceso al minimo storico del 22 per cento nel dicembre 2024.

Cosa accadrà dopo Trudeau?

Il paese nordamericano sta attraversando un periodo di crisi politica. Oltre alle dimissioni del premier, il Canada dovrebbe tenere anche le elezioni legislative entro ottobre del 2025. I partiti di opposizione hanno dichiarato che presenteranno una mozione di sfiducia non appena il parlamento riprenderà i lavori. In quel caso, il paese si preparerebbe a elezioni anticipate. Il costo della vita, alloggio e immigrazione sono stati i temi centrali delle campagne elettorali di diversi paesi occidentali nelle ultime elezioni. Anche in Canada si prospetta che il voto si giocherà su questi argomenti.

Trudeau, al potere da quasi dieci anni, ha dovuto fare i conti con promesse non mantenute e critiche, affrontando un’opposizione politica sempre più forte e un’opinione pubblica sempre più critica. Le dimissioni del ministro Freeland, infatti, hanno evidenziato l’impotenza del governo.

I liberali, sotto la guida di Trudeau, sono indietro di oltre 20 punti rispetto ai conservatori, guidati da Pierre Poilievre. Si prevede quindi l’ascesa dei conservatori nelle prossime elezioni, indipendentemente dal nuovo leader dei liberali. I conservatori sostengono di voler tagliare la tassa sul carbonio, sistemare il bilancio, costruire case in risposta alla crisi abitativa e fermare la criminalità. Il successore di Trudeau dovrà, quindi, proporre soluzioni al popolo canadese senza compromettere le battaglie del proprio partito, come ad esempio quelle legate alle politiche ambientali.

Le relazioni con gli Stati Uniti di Trump

La nuova leadership dovrà affrontare la minaccia di dazi del 25 per cento accennati da Donald Trump sulle importazioni canadesi, qualora il Canada non fermi il flusso di migranti e droghe illecite. Tali imposte potrebbero aggravare ulteriormente la crisi economica.

Nel paese sono recentemente sorte polemiche in seguito al commento di Trump secondo cui il Canada dovrebbe diventare il 51esimo stato degli Usa. Quello che per alcuni è stato uno scherzo dal gusto amaro, per altri rappresenta una minaccia alla sovranità canadese che merita di essere presa seriamente in considerazione. Trump ha ribadito le sue dichiarazioni sull’unificazione con il Canada anche dopo le dimissioni di Trudeau.

Se il Canada si fondesse con gli Stati Uniti, non ci sarebbero tariffe, le tasse scenderebbero notevolmente e sarebbero TOTALMENTE SICURI dalla minaccia delle navi russe e cinesi che li circondano costantemente. Insieme, che grande nazione sarebbe!!!

Le dimissioni di Trudeau e il futuro della politica canadese

  • Le dimissioni di Trudeau e la crisi politica in Canada: Il 6 gennaio 2025, Justin Trudeau ha annunciato le sue dimissioni come primo ministro del Canada segnando un punto di svolta nella politica del paese. La decisione è il risultato di una crescente impopolarità dovuta a difficoltà economiche, divisioni interne nel Partito Liberale e l’opposizione crescente da parte dei conservatori.
  • Le sfide per il futuro politico del Canada: Il nuovo leader del Partito Liberale, che sarà scelto entro il 24 marzo, dovrà affrontare un’opposizione forte nelle prossime elezioni, previste per l’autunno del 2025. I conservatori, guidati da Pierre Poilievre, sono favoriti e si propongono di ridurre la tassa sul carbonio, migliorare il settore abitativo e fermare la criminalità.
  • Le relazioni con gli Stati Uniti e le minacce di Trump: Oltre alle sfide interne, il Canada si trova ad affrontare le minacce di Donald Trump, che ha parlato dell’imposizione di dazi sul paese se non interromperà il flusso di migranti e droghe illecite. Le dichiarazioni di Trump sull’eventuale unificazione tra Canada e Stati Uniti hanno suscitato preoccupazione per la sovranità canadese.